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Falsi scientifici e patrie galere

COSTUME E SOCIETÀ  – A proposito dell’inchiesta della magistratura su Alfredo Fusco, in dicembre Retraction Watch si chiedeva se era il caso di “criminalizzare” le scorrettezze scientifiche e Nature rispondeva “Chiamate la polizia”. La domanda viene posta di nuovo, accompagnata da un sondaggio.

Richard Smith, l’ex direttore del British Medical Journal ora del Research Integrity Office britannico, aggiungeva esempi concreti:

Una rassegna sistematica  ha mostrato che la scorrettezza (misconduct) è comune, spaventosamente comune. … Aumentano gli esempi di gente danneggiata da una ricerca fraudolenta: i molti bambini che hanno preso il morbillo per via di informazioni ingannevoli sul vaccino trivalente; le donne con il cancro al seno sottoposte inutilmente a trapianti di midollo per via di una ricerca fraudolente; e milioni di pazienti i cui dolori post-operatori sono stati curati male per via di una ricerca fraudolenta.

Parecchi ricercatori dicono che non è il caso di preoccuparsi, gli articoli falsificati finiscono nel dimenticatoio. Smith non è d’accordo. Né le riviste né le università né gli enti di ricerca hanno le competenze necessarie per fare vere e proprie inchieste, le ritrattazioni sono rare, le sanzioni – restituire un finanziamento per esempio – rarissime. Gli archivi non vengono ripuliti, gli errori in buona fede si perpetuano:

Molto insoddisfacente è anche come centinaia di lavori (probabilmente molti di più) restano nella letteratura scientifica senza nulla a indicare che si tratta di invenzioni. Sono stato coinvolto da vicino con due ricercatori fraudolenti che insieme hanno generato oltre cento articoli che non sono ritrattati. La scienza sta mancando al proprio dovere nei confronti della società.

Alla propria domanda, Smith ha risposto sì, “purtroppo è ora di criminalizzare la frode scientifica”. Ora Retraction Watch fa un sondaggio, e pubblica un articolo su Lab Times, di nuovo citando l’esempio del caso Fusco:

Mentre alcuni scienziati sono frustrati dal fatto che gli imbroglioni girino liberi dopo essersi falsificata la strada che porta a finanziamenti per i quali c’è molta concorrenza, privandone altri, molti – se non la maggioranza – scienziati sobbalzano all’idea che i colleghi disonesti starebbero meglio in arancione (il colore standard in USA per le divise dei detenuti)… La reazione tipica sembra più “cacciamoli via dalla città” che “rinchiudiamoli e buttiamo via la chiave”.

In USA, le sanzioni potrebbero aggravarsi. Un congressista repubblicano si sta arrabbiando con le agenzie governative che hanno buttato via 15 milioni di dollari in ricerche sull’Aids, false per ammissione del loro responsabile, e dopo ulteriori milioni spesi per un’indagine, lo hanno punito con 3 anni di sospensione di ulteriori finanziamenti.

Retraction Watch chiede ai lettori “La frode scientifica va perseguita come un reato?” Gli fa eco il New England Journal of Medicine, e di sicuro mi sarà sfuggito qualche altra testata.

I danni inflitti alla società, citati da Richard Smith, rientrano già nei reati perseguibili, mi sembra. Non so se serva alla scienza e alla società, la magistratura ha già milioni di processi arretrati. Quanto al “rinchiudiamoli e buttiamo via la chiave, le patrie galere sono già strapiene.

In Italia, non succede quasi mai che ricercatori dicano degli imbroglioni “cacciamoli via dalla poltrona”. Come negli Stati Uniti, però succede a chi segnala scorrettezze di essere minacciato di querela.

Che si risponda sì o no alla domanda,  gli avvocati vincono sempre…

Credito immagini: Alcatraz, Edward Z. Yang/dominio pubblico

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