SCOPERTE

Misurate le dimensioni del buco nero MQ1

750px-Black_Hole_MilkywayCRONACA – Ci sono buchi neri che riescono ad avere un impatto devastante all’interno delle galassie che li ospitano. E non parliamo di enormi buchi supermassicci ma di buchi neri di massa stellare, relativamente modesti, eppure capaci di influenzare con la loro attività il gas che li circonda e, in una reazione a catena, la formazione stellare e l’intera evoluzione galattica.

Un team di astronomi australiani e americani, guidati dal torinese Roberto Soria, ha appena scoperto un nuovo oggetto di questo tipo nella vicina galassia M83: un piccolo buco nero estremamente potente. Ribatezzato MQ1, è stato classificato come microquasar, ovvero un buco nero circondato da un disco di accrescimento e caratterizzato da due getti che espellono plasma in direzioni opposte. La novità più grande dello studio, pubblicato su Science, sta forse però nel dettaglio con il quale i ricercatori sono riusciti a descrivere l’oggetto, affidandosi per l’occasione ai dati raccolti dal telescopio spaziale Chandra per lo spettro dei raggi X, a quelli dell’ Australia Telescope Compact Array per lo spettro radio e alle osservazioni del telescopio spaziale Hubble per lo spettro ottico e infrarosso.

Se è vero che gli astronomi conoscevano già da tempo alcuni oggetti compatti potenti quanto MQ1, finora non erano mai stati in grado di conoscerne le esatte dimensioni. Questo lasciava un’ambiguità sulle effettive masse dei buchi neri in questione, e quindi anche sui rapporti di forza nei processi che prendevano vita da quelle parti. Le nuove misurazioni hanno invece portato a un dato di fatto: MQ1 è più piccolo di quanto la sua potenza poteva far immaginare. Come paragone, il microquasar più potente nella nostra galassia, conosciuto come SS433, è di circa 10 volte meno potente di MQ1, i cui getti superano invece di quattro volte i limiti di Eddington, ovvero la soglia massima di energia che si pensava che un buco nero potesse sprigionare data la sua massa.

L’importanza della grande attività di MQ1 va quindi oltre il puro interesse fenomenico: è un tassello importante nella comprensione del ruolo che i getti dei buchi neri hanno nel determinare l’ambiente circostante, il che è a sua volta un elemento cardine nella descrizione delle prime fasi evolutive delle galassie (di tutte le galassie, non solo di M83), in un tempo, quello dell’universo primordiale, in cui oggetti come MQ1, oggi rari, erano molto più comuni.

Crediti immagine: Ute Kraus, Wikimedia Commons

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Matteo De Giuli
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