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Taggare il cibo (no, non con Instagram)

8077920518_6d999ebe68_bRICERCA – “Il latte è andato a male?” “Non so, aprilo e annusalo”. Di questo tipo di conversazioni potremmo un giorno avere nostalgia, se l’invenzione di un team di scienziati cinesi prenderà piede.

Si tratta di un apposito tag applicato sulle confezioni, che cambia colore in base alle condizioni di conservazione del cibo e potrebbe essere utilizzato, in futuro, anche per i medicinali e altri prodotti deperibili. È stato presentato al National Meeting & Exposition of the American Chemical Society (ACS) e come spiega Chao Zhang, leader del team che l’ha elaborato, “Ha la consistenza di un gel, è poco costoso, sicuro e può essere modificato mimando praticamente qualsiasi tipo di processo di deterioramento”. Una delle opportunità interessanti, oltre ai vantaggi per il consumatore, riguarda i rivenditori. Normalmente infatti non sarebbe possibile sapere se un prodotto è stato esposto a temperature troppo alte (per esempio durante il trasporto), o in generale a condizioni inadeguate, ed è dunque andato a male prima del tempo. Il tag colmerebbe questo gap, permettendo di avere informazioni affidabili sulla qualità del prodotto ancora inscatolato.

Tagga il tuo cibo

Il tag è più o meno delle dimensioni di un chicco di grano, e in base al colore assunto rivela le condizioni del cibo/ medicinale contenuto nella confezione. “Una colorazione rossa, o arancione tendente al rosso significa che il prodotto è ancora fresco”, spiega Zhang. “Nel tempo si passa all’arancione, poi al giallo e infine al verde, che indica che il contenuto è andato a male e non più consumabile”. Un range di colori che varia dal 100% edibile al 100% guasto, insomma.
Se finora vi affidavate ciecamente alle indicazioni dell’etichetta, che magari consigliavano di conservare un alimento in frigorifero per massimo due settimane dopo l’apertura, di fronte al colore del tag potreste dover cambiare idea: un tag già arancione significherebbe infatti che il prodotto è a malapena a metà della sua freschezza, perciò consumabile entro la settimana seguente, al massimo.

La sperimentazione del tag è stata fatta usando come modello Escherichia coli, batterio che compromette il cibo ed è noto per il coinvolgimento in problemi gastrointestinali. “Abbiamo sincronizzato a temperature differenti i processi chimici [e il conseguente cambiamento di colore] del tag e la crescita microbica di E. coli all’interno del latte. Corrispondevano”, spiega Zhang. Lo strumento contiene piccoli nanorod metallici che, in fasi diverse, assumono varie colorazioni. “Quelli d’oro inizialmente assumono una colorazione rossa. Ci sono anche cloruro di sodio e vitamina C, che reagiscono lentamente e in modo controllabile. Nel tempo l’argento si deposita lentamente sui nanorod dorati, formando una sorta di strato. Questo modifica la composizione chimica delle particelle e la loro forma, cambiando di conseguenza il colore del tag”.

Se in funzione d’oro e d’argento già pensate a dei costi esorbitanti per integrare il tag alle confezioni, vi sbagliate: i suoi creatori rassicurano sul fatto che le sostanze chimiche in esso contenute costano meno di un centesimo, e che nessuno dei reagenti è tossico. Alcuni, come vitamina C, acido acetico, acido lattico e agar sono addirittura commestibili. Per ora il tag è stato brevettato, e i risultati preliminari delle ricerche sono stati pubblicati su ACS Nano.

Crediti immagine: epSos .de, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".