CULTURA

Cosa vi siete persi a marzo

2871970895_1df4809aeb_bCULTURA – Se anche voi come più o meno tutto il resto dell’umanità avete speso buona parte del mese di marzo a giocare a 2048, ecco una breve rassegna di articoli che forse vi siete persi e che vale la pena recuperare.

Internet è fottuto, scrive Nilay Patel, managing editor del sito The Verge. E non solo perché ci siamo messi tutti quanti a giocare di colpo allo stesso giochino. Patel mette sotto accusa le grandi compagnie di telecomunicazione (colpevoli di snaturare l’impronta open della rete) e la mancanza di competizione nello sviluppo di nuove tecnologie di banda larga. La soluzione per uscire dal pantano? Considerare internet come una necessità, al pari di acqua ed elettricità. Il pezzo di Patel è molto lungo e nell’ultima parte pieno zeppo di riferimenti alla realtà americana che difficilmente da questa parte dell’oceano possiamo apprezzare. Diciamo che, se volete, potete saltare qualche paragrafo e risparmiare tempo per il prossimo articolo.

In Italia la procura di Trani ha aperto un’inchiesta sulla presunta correlazione tra vaccini e malattie come l’autismo (che ci fa fare un passo indietro di almeno dieci anni, come spiega Emanuele Menietti sul Post, e che sembra essere nata da circostanze piuttosto inquietanti, come documenta Niccolò Zancan sulla Stampa). Negli Stati Uniti, a New York, il calo di vaccinazioni (spesso dovuto a motivi religiosi o ancora una volta allo spettro delle ricerche di Wakefield sconfessate da anni) ha causato un’epidemia di morbillo. Slate ha raccolto le riflessioni di un pediatra che ogni giorno deve decidere se curare o meno i bambini non vaccinati.

In uno dei podcast settimanali a tema scientifico del Guardian, Ian Sample incontra Ian Blatchford, direttore dello Science Museum di Londra. Insieme discutono il ruolo dei musei della scienza nel ventunesimo secolo. L’intervista, riproposta questo mese, è stata registrata e pubblicata nel 2012 – ma scommetto che anche allora ve l’eravate persa. Io almeno me l’ero persa, probabilmente ero troppo impegnato a giocare a Ruzzle (a proposito: che fine ha fatto Ruzzle? Wired Italia lo ha chiesto a Daniel Hasselberg, Project Manager del giochino).

A marzo Oggi Scienza ha dedicato un approfondimento al nucleare. Nel frattempo le trattative tra Iran e ONU sul disarmo vanno a rilento. Per cercare di capire come andrà a finire, The Atlantic ha pubblicato una guida ai negoziati che analizzano la vicenda da un punto di vista che può sembrare insolito: quello delle neuroscienze. Quattro lezioni sui meccanismi neurali in gioco quando nel nostro cervello cerchiamo di trovare un equilibrio tra conflitto e collaborazione.

Marzo è stato anche il mese dei risultati di BICEP 2 e di quella che pare essere la conferma sperimentale alle teorie dell’inflazione dell’universo. Per ora la ricerca è stata controllata e ricontrollata dai membri del gruppo per oltre un anno prima dell’annuncio, ma non ha ancora ricevuto alcuna verifica esterna. La cosa potrebbe sembrare irrituale: che fine ha fatto la peer review, la valutazione da parte di scienziati che non hanno partecipato allo studio? In realtà non c’è nulla di inedito. Com’è successo per esempio con il bosone di Higgs, tra annunci ufficiali e conferme definitive possono ormai passare anche diversi mesi. I tradizionali e codificati sistemi di verifica scientifica sembrano essere sempre meno utilizzati proprio perché troppo lenti rispetto ai tempi delle strategie di comunicazione di istituzioni e gruppi di ricerca. Molti paper, soprattutto di fisica, vengono oggi in prima battuta pre-pubblicati su siti come arXiv, in attesa di una revisione da parte dei colleghi. Ma è così grave che la ricerca di BICEP 2 non abbia ricevuto peer review? E da quando esiste la peer review? E cosa c’era prima e cosa ci sarà dopo? Qualche utile riflessione su scienza e comunicazione nell’ultimo articolo che vi segnaliamo, pubblicato sempre su The Atlantic.

Condividi su
Matteo De Giuli
http://matteodegiuli.wordpress.com/