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Gravità: se la mela di Newton cade sempre allo stesso modo

661px-Red_AppleRICERCA – Non ci sono più le mezze stagioni, la verdura è insipida e si stava meglio quando si stava peggio. Ma la gravità, beh, quella è sempre la stessa.

La scoperta arriva da un team di astronomi australiani, che ha unito tutte le osservazioni sulle supernove fatte finora per determinare se la forza di gravità si fosse modificata durante gli ultimi nove miliardi di anni. La costante gravitazionale, nota come G, secondo alcune ipotesi si sarebbe infatti lentamente modificata nel corso dei 13,8 miliardi di anni che hanno seguito il Big Bang (se ne è parlato anche di recente). Il nuovo studio, su Publications of the Astronomical Society of Australia, le ha smentite: a suggerirlo la luce emessa dall’esplosione di 580 supernove, nel vicino e lontano universo.

Se G si fosse ridotta nel tempo, ad esempio, questo significherebbe che in passato la Terra si trovava a una maggior distanza dal Sole. Cosa avrebbe significato questo per noi? Semplicemente stagioni più lunghe rispetto a quella di una volta. Ma non è stato così: come spiega Jeremy Mould, a capo del team della Swinburne University of Technology, “quella di guardare al passato per scoprire se le leggi della fisica si siano modificate nel tempo non è certo una novità. Studiare la cosmologia delle supernove, ora, ci permette di fare la stessa cosa con la gravità”.

Una supernova di tipo 1, ad esempio, contraddistingue la violenta fine di una di quelle stelle chiamate nane bianche, grandi quanto il Sole ma “impacchettate” alle dimensioni della Terra. I nostri telescopi possono rilevare la luce proveniente da queste esplosioni, e usarne la luminosità come una sorta di standard per misurare le distanze nell’universo. Proprio questo è il metodo che nel 2011 è valso il premio Nobel all’astronomo australiano Brian Schmidt (e ai colleghi Saul Perlmutter e Adam Riess), per la scoperta dell’energia oscura. Secondo Mould, le esplosioni hanno luogo quando una nana bianca raggiunge una massa critica, oppure dopo una sua collisione con un’altra stella. Nel primo caso, “questa massa dipende dalla costante gravitazionale di Newton, e ci permette dunque di monitorarla nel corso di miliardi di anni di tempo cosmico, invece che solamente per alcune decadi come si è fatto in studi precedenti”.

Nonostante la grande differenza tra i periodi di tempo considerati, le conclusioni del team di Mould coincidono con quelle dello studio Lunar Laser Ranging Experiment, che si occupa di monitorare la distanza tra Terra e Luna fin dai tempi della missione Apollo della NASA, negli anni ’60. Grazie alla gran quantità di dati raccolti, inoltre, ha potuto monitorare tutte le possibili oscillazioni della gravità a un livello di precisione molto sofisticato.

Crediti immagine: Abhijit Tembhekar, Wikimedia Commons

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".