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Lewis Carroll e il sesso delle chiocciole

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“Ora, in questo luogo, come puoi vedere, ci vuole tutta la velocità di cui si dispone se si vuole rimanere nello stesso posto; se si vuole andare da qualche altra parte, si deve correre almeno due volte più veloce di così!” (Lewis Carroll, Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, 1871)

WHAAT? Il venerdì casual della scienza – È a questa frase che si riferiscono gli scienziati quando parlano di Ipotesi della Regina Rossa. Cosa significa? Non è una citazione colorita per descrivere la precarietà del posto di lavoro, bensì un riferimento ai vantaggi offerti dalla riproduzione sessuata, per adattarsi all’ambiente. Gli organismi viventi infatti, compresi gli esseri umani, riescono a sopravvivere in un habitat che cambia continuamente proprio grazie a questo tipo di strategia riproduttiva, che permette loro di mescolare i geni materni e quelli paterni ed evolversi rapidamente.

Una nuova ricerca dell’Università dell’Iowa su Biology Letters ha confermato l’ipotesi, studiando le chiocciole d’acqua dolce della Nuova Zelanda (la specie Potamopyrgus antipodarum). Come osservato dagli scienziati, infatti, l’esposizione ai parassiti, o anche solo alle loro uova, induceva un aumento di promiscuità che portava le chiocciole a iniziare a riprodursi molto più di frequente, e con il maggior numero possibile di partner. Sesso antiparassitario? No. Il piano è molto più complesso. Come spiegano gli scienziati, lo scopo di un tale comportamento è quello di ottenere una grande diversità genetica all’interno della prole, che di conseguenza avrà anche più possibilità di resistere alle infezione dei parassiti stessi in natura (sfuggendo il fato subito dai genitori).

Come illustrano gli autori dello studio, guidati da Deanna Soper, nel momento esatto in cui le chiocciole si sentivano minacciate, e la loro salute era a rischio a causa dei parassiti, iniziava l’accoppiamento selvaggio. Il parassita utilizzato nell’esperimento è, in natura, molto pericoloso per le Potamopyrgus antipodarum: ha infatti la capacità di renderle sterili. “L’ipotesi della Regina Rossa prevede che la riproduzione sessuata porti alcuni vantaggi rispetto a quella asessuata, perché gli organismi che si accoppiano ‘mescolano’ i propri geni”, commenta Soper. “Questo significa che la prole degli individui che fanno riproduzione sessuata potrebbe avere maggiori probabilità di evitare un’infezione, arricchendo il background genetico con tratti inusuali”. Nell’ambito della biologia evolutiva, la questione è sempre stata capire perché la riproduzione sessuata sia così comune tra gli organismi e perché, in primis, si sia evoluta, e venga utilizzata anche da specie come la P. antipodarum che possono riprodursi anche in modo asessuato. Forse finalmente abbiamo avuto una risposta.

Se in un’università studiano le chiocciole che si accoppiano, in un’altra le lanciano al di là di un muro. Per essere precisi l’insolità attività avviene alla Queen Mary University di Londra, e la scoperta è raccontata sulla rivista Physica Scripta: le chiocciole hanno un homing instinct, riescono cioè a orientarsi in spazi sconosciuti per poter fare ritorno al luogo d’origine. Dal 2011 a oggi un team di ricercatori si è impegnato in un ciclo di studi i cui risultati potranno tornare utile a chi coltiva l’orto, e con le chiocciole porta avanti una battaglia senza speranza. Ucciderle in preda alla disperazione per le proprie verdure devastate, come emerge dallo studio, non paga: sono molte di più le chiocciole che, con regolarità o meno, visitano un giardino per poi andarsene, rispetto a quelle che vi si stabiliscono.

Finora si sospettava solamente che le chiocciole avessero questo istinto, ma il team di David Dunstan ha voluto provarlo scientificamente. Preso un giardino come modello di studio, per sei mesi i ricercatori hanno prelevato quelle che vi facevano visita e le hanno lanciate a oltre cinque metri di distanza (anche al di là di un muro), non prima di averne marchiato il guscio per poterle riconoscere. Parliamo di 416 chiocciole, per un totale di 1385 lanci.

Grazie ai marchi sono riusciti a confermare la loro ipotesi, in quanto molte delle chiocciole facevano ritorno al giardino di partenza. Tuttavia “la sensazione che i dati ti stiano dicendo qualcosa non è scienza. I dati devono essere scientificamente dimostrati”, spiega Dunstan. Per farlo, lui e il suo team hanno usato i dataset per creare dei modelli di previsione, allo scopo di capire se era possibile ricreare la situazione reale. L’unico modo in cui sono riusciti a riprodurla, con le chiocciole che, lanciate, tornavano indietro, è stato inserendo tra le variabili un homing instinct. Se volete salvare la verdura non uccidete le chiocciole, insomma, né lanciatele nel giardino del vicino. A meno che non sia molto lontano dal vostro, perché in quel caso potrebbero effettivamente non saper tornare indietro e la cosa smetterebbe di riguardarvi.

Crediti immagine: Light Painting, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".