ATTUALITÀ

Un altro schiaffo a Big Pharma

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ATTUALITÀ – Ci eravamo lasciati a marzo con l’annuncio della megamulta da 180 milioni di euro inflitta dall’Antitrust italiana ai due colossi farmaceutici svizzeri Roche e Novartis per lo ‘scandalo Avastin’. In sostanza, le due compagnie sono state accusate, e trovate colpevoli, di un accordo di cartello per favorire la commercializzazione di un farmaco per la cura della maculopatia senile, il Lucentis, a scapito di un altro, molto meno costoso ma di simile efficacia, l’Avastin. La battaglia che vede da un lato le associazioni dei consumatori e lo Stato italiano, e dall’altro le due case farmaceutiche, non è però finita lì.

Ai primi di maggio, uno studio pubblicato dalla Regione Emilia-Romagna ha riaperto il contenzioso, stabilendo nuovamente l’equivalenza dei due farmaci. “L’efficacia simile dei due prodotti non è però l’unico parametro in base al quale effettuare una valutazione scientificamente corretta” contesta la Roche, secondo cui i rischi derivanti dall’uso dei due prodotti sarebbero molto diversi, e l’Avastin sarebbe realmente più pericoloso del Lucentis quando applicato a trattamenti per gli occhi. La Regione Emilia-Romagna, prosegue la difesa della multinazionale elvetica, non ha studiato questi rischi, ma soltanto l’efficacia dei medicinali: di conseguenza, lo studio è incompleto.

Ora siamo di fronte a un ulteriore sviluppo della vicenda, che potrebbe concretizzarsi in un’altra batosta economica per Roche e Novartis, molto più pesante della precedente. Il ministero della Salute, presieduto da Beatrice Lorenzin, ha infatti chiesto danni alle due aziende per oltre un miliardo di euro: danni procurati al Sistema sanitario nazionale proprio dall’accordo di cartello e dalla messa fuori commercio artificiosa dell’Avastin a vantaggio del Lucentis. La somma richiesta (1,2 miliardi) corrisponde a tutti i danni patrimoniali arrecati tra il 2012 e il 2014 al Sistema sanitario. Stavolta però le due imprese svizzere non sono sole sul banco degli imputati: un’altra azione giudiziaria è stata intrapresa anche contro il colosso statunitense Pfizer, colpevole, secondo il ministero, di un’azione di lobbying volta a ritardare l’introduzione sul mercato dei farmaci generici contro il glaucoma, per favorire lo Xalatan, un suo prodotto.

Il risarcimento richiesto alla Pfizer ammonta a 14 milioni di euro. Di fronte alla richiesta di risarcimenti, ovviamente, le tre multinazionali si difendono e contrattaccano, parlando di cifre irreali, rivendicando la correttezza del loro operato e giudicando le accuse del ministero “prive di fondamento”. Roche, in particolare, ha pubblicato un comunicato in cui si dice sorpresa della decisione, precisa di non essere stata direttamente informata dal ministero della Salute, e si augura di poter chiarire al più presto la situazione con le autorità competenti.

La controversia, intanto, si sviluppa polarizzando la comunità medica in favorevoli e contrari alla strategia adottata dalle multinazionali svizzere: da un lato, chi sottolinea la disparità dei rischi dei due prodotti; dall’altro, chi evidenzia l’esborso apparentemente ingiustificato dell’erario italiano. In mezzo, l’Agenzia italiana del farmaco, accusata di non aver svolto appieno il suo compito di controllo, e di essersi fidata delle compagnie.

La disputa su efficacia e rischi dei due medicinali non è squisitamente legislativa, né riguarda solo l’Antitrust, ma è soprattutto una disputa medica. E qui c’è un punto fondamentale da rilevare. Come insegna la sociologia della scienza, dietro ogni controversia scientifica ci sono squadre di esperti, decine di tecnici di laboratorio, giochi di potere tra accademie e imprese, questioni di reputazione dei singoli ricercatori, pubblicazioni e così via. La soluzione della controversia sull’Avastin non si avrà quando si sarà ‘scoperta la verità’, banalmente perché la ‘verità’ non preesiste alla controversia. Al contrario, la verità non sarà che la risultante di tutti gli elementi che giocano un ruolo nella disputa stessa, dall’Antitrust via via fino agli strumenti usati dai tecnici di laboratorio per i test sui farmaci.

Crediti immagine: Andrew, Wikimedia Commons

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