LA VOCE DEL MASTER

IIT@Sapienza, la nanomedicina si sviluppa a Roma

pixadnaLA VOCE DEL MASTER – Quando si sente l’acronimo “IIT” (Istituto Italiano di Tecnologia), di solito si pensa a Genova e al robottino androide iCub dall’aspetto di un bambino. A qualcuno, forse, verranno in mente le polemiche che, verso la fine del 2003, accompagnarono l’apertura dell’istituto, per la mole di fondi pubblici che gli erano stati destinati (100 milioni di euro l’anno) rispetto ad altri centri di ricerca. Polemiche tuttora non del tutto sopite, poiché, secondo alcuni, i risultati scientifici non sarebbero adeguati all’entità dei finanziamenti.

Non tutti sanno, però, che, negli ultimi dieci anni, l’IIT di Genova ha costruito una vera e propria rete di ricerca, dotandosi di succursali presso centri accademici di eccellenza sparsi per l’Italia, e  persino oltreoceano: Milano, Pisa, Torino, Trento, Parma, Napoli, Lecce e Roma, fino al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, città in cui è prevista anche l’apertura di un centro IIT anche alla Harvard University.

Tra gli ultimi “acquisti”, il centro IIT di Roma presso la Sapienza, chiamato Life Nanoscience perché  dedicato alla nanomedicina e allo sviluppo di tecnologie volte ad affrontare patologie di tipo medico.

Il sito ancora non mette a disposizione molte informazioni sullo stato dei lavori, dunque OggiScienza ha deciso, per saperne di più, di andare a intervistare Giancarlo Ruocco, ex direttore del Dipartimento di Fisica e attuale coordinatore di questo centro di ricerca romano.

“Il centro è nato, da un lato, per trovare soluzioni a patologie di tipo degenerativo neuromuscolare e, dall’altro, per affrontare alcuni tipi di tumore cerebrale”, spiega Ruocco. “L’IIT ha individuato quest’area romana perché aveva già competenze su questi specifici temi, e ha deciso di fornirle supporto sia finanziario che organizzativo per valorizzare una realtà che, di fatto, era già presente, ma che nell’interazione con l’IIT potrà svilupparsi più pienamente”.

“È un istituto di tecnologia”, sottolinea Ruocco. “Se vogliamo fare un parallelo con la situazione tedesca, l’IIT è più simile a un istituto Fraunhofer che a un Max Planck”. L’IIT da sempre si focalizza su temi di frontiera sia sul fronte della ricerca che su quello del trasferimento tecnologico, cioè ha puntato da subito non sulla ricerca di base, ma su un tipo di ricerca orientata alla realizzazione di un prodotto. “Quando abbiamo fatto la proposta del centro”, aggiunge Ruocco, “ci siamo allineati in questo senso, ma la nostra proposta non è strettamente tecnologica: l’obiettivo sarà arrivare a un prodotto biomedico. Sono patologie importanti, potremmo migliorare la vita di molte persone. Ma anche le industrie italiane, in particolare quelle sul territorio, potrebbero trarre grossi vantaggi dai risultati che otterremo”, conclude il fisico.

Un po’ di storia e qualche dato. La proposta del centro è stata avanzata nel 2010 e la convenzione tra IIT e Sapienza è stata firmata nel 2011, al termine di un processo di valutazione. Nel 2012, l’anno ufficiale di apertura, è avvenuta la consegna dei locali, e a quel punto si è dato il via alla loro ristrutturazione, al reclutamento del personale, all’acquisizione di strumentazione.

I laboratori sono stati installati negli ultimi due mesi: alcuni sono già pienamente operativi, mentre altri stanno andando a regime (per esempio, le infrastrutture che ospitano gli strumenti di base, dalla microscopia alle macchine per il sequenziamento genomico).

“Siamo in fase di rodaggio, ma entro la fine dell’anno saremo al 100 per cento dell’operatività”, dice Ruocco.

Il personale è composto da tre persone a tempo indeterminato, tra amministrativi e tecnici di laboratorio, mentre i ricercatori – assunti a tempo determinato con contratti quadriennali, secondo la filosofia IIT – sono una ventina, più 25 dottorandi della Sapienza.

“I ricercatori sono equamente distribuiti tra diverse discipline: fisici, chimici, biologi, medici, ingegneri, operano in modo coordinato, con lo scopo di creare quella cultura dell’interdisciplinarità che possa portare un valore aggiunto per la costruzione di metodologie e tecnologie applicate”, spiega Ruocco, che nel suo percorso di ricerca si è occupato soprattutto di fisica della materia condensata e dei sistemi disordinati . “La fisica, per esempio, interviene su aspetti come lo sviluppo di nuove tecniche di microscopia, che prevedono l’utilizzo di fenomeni non lineari o del fenomeno della fluorescenza, con lo sviluppo di nuove nanoparticelle con caratteristiche di fluorescenza specifiche, con l’aiuto dei chimici”.

A livello di finanziamenti, l’IIT mette a disposizione risorse economiche e parte del personale. Il centro romano può contare su circa 30 milioni di euro in 5 anni: 80 per cento IIT, 20 per cento fondi di progetto. “Il budget IIT viene discusso, trattato con revisioni biennali, non è a nostra completa disposizione”, sottolinea Ruocco. “Costruiamo insieme il progetto e lo modifichiamo mano a mano che si procede. Non siamo isolati da Genova, siamo un pezzo di Genova, un suo laboratorio”.

Riguardo ai risultati, le pubblicazioni scientifiche prodotte dall’IIT romano ci sono già, “anche perché”, specifica Ruocco, “non abbiamo cominciato da zero, ci siamo inseriti su tematiche di ricerca che già erano in corso alla Sapienza”. Ci si è già mossi, inoltre, anche sul fronte del trasferimento tecnologico: “abbiamo stretto collaborazioni industriali con una ditta che opera nel campo dello sviluppo tecnologico e della commercializzazione di prodotti ad altissima tecnologia”.

“Ovviamente gli obiettivi su cui stiamo lavorando sono ancora di là da venire, ma risultati intermedi ci sono”, dice il coordinatore del centro.

Per vedere con i vostri occhi i laboratori e sentire dalla voce di Ruocco quali ricerche si svolgono in questa nuova realtà romana, potete guardare il video qui sotto, racconto di una mattina all’IIT presso la Sapienza.

Crediti immagine di copertina: Pixabay / Flickr

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Valentina Tudisca
Mi occupo di relazioni tra scienza e società per l'Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, ho un dottorato in fisica e scrivo di scienza per diverse testate, tra cui National Geographic, Sapere e OggiScienza