SCOPERTE

Un parassita preistorico per una malattia moderna

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RICERCA – Insieme ad aumento di produttività, riduzione del carico di lavoro, velocizzazione dei processi produttivi, la tecnologia può portare in alcuni casi anche qualche sgradevole effetto collaterale che, 6200 anni fa per le popolazioni mesopotamiche, si chiamò Schistosoma.

A Tell Zeidan, antico insediamento di agricoltori della Siria settentrionale (7800-6000 a.C.) un team di ricercatori della Cambridge University, Cyprus Institute e Chicago’s Oriental Institute ha scoperto nei resti di una tomba uova Schistosoma risalenti a 6200 anni fa. Si tratta di un verme piatto parassita, responsabile della Schistosomiasi (o più nota Bilharziosi), che oggi conta più di 200 milioni di persone affette al mondo.

Prima di Tell Zeidan, ritrovamenti simili erano stati realizzati nei resti di alcune mummie egizie risalenti a 5200 anni fa. Oggi la scoperta di Tell Zeidan sposta di 1000 anni indietro l’origine della diffusione. Sebbene l’esatto momento in cui il parassita sia diventato un problema per l’uomo rimanga incerto, la scoperta proveniente dall’antica Mesopotamia è un buon indizio per capire quali veicoli abbiano portato a una rapida e massiccia diffusione del verme piatto. Schistosoma trascorre infatti parte del suo ciclo vitale in molluschi che popolano corpi d’acqua dolce relativamente calda. Dopo la prima fase del ciclo, il parassita si fa strada attraverso la pelle dell’ospite per raggiungere i vasi sanguigni di vescica e intestino, generando infezioni che possono causare anemia, insufficienza renale e cancro alla vescica. Schistosoma necessita di incontrare il suo ospite in acqua, per esempio durante un guado o una nuotata. L’introduzione dei sistemi di irrigazione in Mesopotamia risalente a 7500 anni fa, che ha contribuito al successo di questa civiltà, può allo stesso tempo aver funzionato da catalizzatore nella diffusione del parassita, aumentando la frequenza e le occasioni di contatto fra uomo e acqua. Ulteriore conferma di questa tesi sono i resti delle conchiglie dei gasteropodi ospite trovati in diversi scavi situati nel territorio medio orientale. Inoltre, in alcuni antichi testi medici assiri viene riportata la descrizione di un disturbo che provoca sintomi paragonabili a quelli della Schistosomiasi.

Da 6000 anni a questa parte Schistosoma ha continuato la sua diffusione, diventando un disturbo considerato molto comune in paesi come Asia e Africa. Ancora oggi è la causa di circa 10000 decessi all’anno.

Lo studio è stato pubblicato su The Lancet Infectious Diseases.

Crediti immagine: Gil Stein, Oriental Institute, University of Chicago 

Gil Stein, Oriental Institute, University of Chicago – See more at: http://www.cam.ac.uk/research/news/6200-year-old-parasite-egg-may-be-first-proof-of-early-human-technology-spreading-disease#sthash.wxXJ3AYa.dpuf
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Anna Sustersic
Mi occupo di comunicazione scientifica legata principalmente a temi di conservazione della natura e attualmente collaboro in Tanzania con PAMS Foundation sviluppando un progetto dedicato all’uso della comunicazione per la promozione della coesistenza fra uomo a fauna selvatica. Dopo il dottorato in Scienze ambientali, ho ho conseguito un master in comunicazione della scienza presso la SISSA di Trieste con una tesi sulla sensibilizzazione dei giovani alle tematiche scientifiche. Ho lavorato come educatore ambientale presso diverse aree protette. Successivamente mi sono interessata alla scrittura come mezzo per la divulgazione scientifica legata a temi naturalistici/conservazionistici. In quest’ambito sono stata collaboratrice e consulente presso musei scientifici, testate giornalistiche nazionali e internazionali, aree protette, case editrici scolastiche e Istituzioni trattando temi legati alla natura e alla sua tutela. Ho scritto diversi libri e guide per sensibilizzare e divulgare temi legati all’ambiente e la sua tutela: "L’anima Perduta delle Montagne" (Idea Montagna – 2019) e, con Filippo Zibordi, "Sulla Via dell’orso. Un racconto Trentino di uomini e natura" (Idea Montagna, 2016) e "Parco Adamello Brenta – Geopark" (PNAB – 2018).