SCOPERTE

Se l’economia va male aumenta il razzismo

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SCOPERTE – Se l’economia è in declino, gli afroamericani sembrano più neri e gli stereotipi razziali galoppano. Lo ha evidenziato un recente studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, scoprendo che l’ideologia socio-politica di un individuo può modificare la misura secondo la quale giudica nera oppure bianca una persona di etnia mista, specialmente se le condizioni economiche non sono le più rosee.

Come spiega David Amodio, che ha guidato i ricercatori della New York University, “è noto che le disparità socio-economiche tra gli americani bianchi e le minoranze etniche si ingigantiscono in modo drammatico in condizioni di difficoltà economica”. Senza una vera consapevolezza del cambiamento in corso, dunque, la percezione del nostro prossimo si modifica sia in base a fattori esterni che ad altri come la motivazione personale e gli obiettivi. “Le persone tendono a pensare che ciò che vedono sia un’accurata rappresentazione del mondo che li circonda”, continua Amodio, perciò se le loro prime percezioni razziali vengono distorte da fattori economici, potrebbero non rendersi conto della possibilità di imparzialità”.

Amodio e i suoi colleghi hanno condotto una lunga serie di esperimenti coinvolgendo donne e uomini bianchi, facendo loro completare, come prima cosa, un questionario il cui scopo era valutare quanto fossero preoccupati dalla competizione economica tra cittadini americani bianchi e neri. Domande alla stregua di “a un guadagno economico da parte dei neri corrisponde una perdita da parte dei bianchi?”. Il questionario, in generale, era impostato in modo tale da non permettere ai partecipanti allo studio di capire quale fosse l’aspetto che indagava (la percezione razziale). In seguito sono state sottoposte a tutti, sullo schermo di un computer, 110 immagini di volti che andavano dal 100% bianco al 100% nero, con 11 differenti sfumature. L’ordine in cui questi visi venivano visualizzati era casuale, e comparivano uno alla volta: i partecipanti dovevano dichiarare se, per ciascuno, ritenevano fosse una persona nera o bianca.

Quello che ci si aspetterebbe è che una persona con il volto tendenzialmente scuro venga “classificata” come nera, viceversa per una dal viso chiaro. Quanto emerso dalla ricerca è invece molto differente: per le persone che (basandosi sul questionario) credevano in una forte competizione per le risorse tra bianchi e neri, la soglia dalla quale un viso di etnia mista veniva considerato nero era molto più bassa. In un altro esperimento, prima di sottoporre ai partecipanti una serie di volti in ordine casuale, venivano fatte comparire sullo schermo delle parole ascrivibili a tre categorie: difficoltà economica (scarso, risorse, limitato), termini neutri (appetito, antico, scenico) oppure negativi ma non legati alla disponibilità di risorse (brutale, confronto, fragile, odioso). Tutte le parole comparivano per appena 20 millisecondi, senza che i partecipanti potessero praticamente notarle. Da questo esperimento è emerso che le parole legate alla difficoltà economica contribuivano ad abbassare ulteriormente la soglia di percezione razziale in base alla quale, persino con solo il 35% di componente nera, una persona veniva considerata tale. “I risultati emersi dai nostri studi forniscono una robusta evidenza a sostegno del ruolo che i bias di percezione svolgono nell’aumentare la discriminazione, contribuendo a incoraggiare disparità razziali veicolate dalla carenza economica”, conclude Amodio.

Crediti immagine: Gianni Dominici, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".