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Ritirati due articoli truffa: notizia buona o cattiva?

stamCRONACA – Un semplice “bagno in acido”. Questa era la strategia che secondo la ricercatrice Haruko Obokata era sufficiente per ottenere cellule staminali pluripotenti da cellule adulte. Grande fermento e grandi aspettative nella comunità scientifica. Poi, nel giro di poche settimane forti dubbi sulla validità del lavoro. Così, a pochi mesi di distanza, Nature ha ritirato due articoli per truffa. Una vittoria per la scienza, ma anche una sconfitta, perché qualcosa non ha funzionato.

Lo studio

A Gennaio del 2014 Nature pubblicò due articoli che sembravano aprire le porte alla medicina rigenerativa. Haruko Obokata, giovane ricercatrice presso il Riken Center for Developmental Biology di Kobe in Giappone, aveva dimostrato che era possibile ottenere cellule staminali poluripotenti, cioè in grado di differenziarsi in diversi tessuti. Come? Con un semplice “bagno acido”. Una ricetta dal sapore rivoluzionario.

Fino ad allora, infatti, i pochi metodi esistenti erano molto costosi e poco efficaci: limitati i successi, pochissime le cellule a disposizione. Mentre con questa nuova strategia, economica e facilmente riproducibile, sarebbe stato finalmente possibile dispensare di una grande quantità di cellule da poter convertire, come sosteneva l’articolo, in più di dieci tipi cellulari. Tutto questo partendo da globuli bianchi di topo (cellule STAP – phenomenon stimulus-triggered acquisition of pluripotency) e senza modifiche genetiche. Semplicemente modificando i fattori ambientali, in particolare l’acidità.

Le critiche allo studio

La notizia era troppo ghiotta per passare inosservata ed essere accettata senza colpo ferire. Così, già dopo qualche giorno, alcuni scienziati affermarono di non essere riusciti a riprodurre tale metodo e iniziarono a criticare i due lavori (ne abbiamo già parlato qui e qui), anche se c’era anche chi sosteneva fosse solo un problema di pratica, visto che il metodo, seppur semplice, era nuovissimo. Le critiche diventarono, però, via via più pesanti: immagini duplicate, metodi probabilmente plagiati e dati travisati. Accuse che spinsero gli autori dell’articolo a chiederne il ritiro e lo stesso Riken Institute ad aprire un’indagine per fare chiarezza sul caso.

Il tassello decisivo lo misero Kenneth Lee e il suo team presso la Chinese University, quando cercarono di ripetere con assoluta fedeltà l’esperimento, senza però riuscirci.

L’epilogo e i dubbi

Qualche giorno fa il verdetto, ormai scontato: gli articoli sono truffe, invenzioni. E Nature li ha ritirati. Una brutta vicenda che si conclude con un lieto fine. Ma si può davvero parlare di lieto fine? O c’è un problema di fondo?

Il problema riguarderebbe lo stesso sistema di validazione degli studi, la cosiddetta “peer-review” o revisione fra pari. Per quanto rimanga attualmente il metodo migliore, sono molti gli scienziati (anche premi Nobel) che l’hanno definita poco affidabile e viziata, complice anche la necessità di pubblicare a tutti i costi. E la cronaca un po’ dà loro ragione: a volte sono solo false scoperte (vedi neutrini), a volte sono articoli fortemente viziati da errori e malafede, se non truffe vere e proprie. E c’è chi addirittura ha provato a dimostrare che il sistema intero faccia un po’ acqua da tutte le parti.

Il problema è che in tanti avevano creduto a queste ricerche promettenti e se quel sistema che permette di scovare gli errori e i falsi non ha funzionato la scienza rischia di perdere la sua arma più appuntita. Da questa vicenda il mondo della scienza può imparare qualcosa. Perché se è vero che la maggioranza dei ricercatori operano in maniera onesta, è pur vero che “serve garantire la qualità e la professionalità delle ricerche – spiegano gli editori di Nature, facendo autocritica – perché i soldi affidati dai governi non siano sprecati, e la fiducia dei cittadini nella scienza non venga tradita”.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.  
Crediti immagine: Nissim Benvenisty, Wikimedia Commons

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88