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Scoperto un nuovo antiossidante

Sembra giocare un ruolo nelle dinamiche dell'Alzheimer ma non si può ancora parlare di una cura, l'intervista con Mauro Picardo

1280px-Amyloid_plaques_alzheimer_disease_HE_stainSCOPERTE – Già da più parti si è parlato del ruolo degli antiossidanti per la nostra salute (ne abbiamo già parlato qui), in particolare per quanto riguarda la correlazione tra il trattamento in pazienti ad alto rischio di cancro e lo sviluppo effettivo del tumore. Gli antiossidanti però non sono correlati solamente con il cancro, ma secondo un recente studio condotto da un team di ricercatori del Dipartimento di Scienze biomediche, sperimentali e cliniche dell’Università di Firenze e pubblicato su “Free Radical Biology & Medicine”, uno specifico antiossidante creato proprio dal gruppo fiorentino può giocare un ruolo importante nelle dinamiche implicate dal morbo di Alzheimer.

“La questione è piuttosto delicata e va precisata con attenzione” spiega Mauro Picardo, responsabile del Laboratorio di Fisiopatologia Cutanea presso l’Istituto Dermatologico San Gallicano. Lo stress ossidativo ha un ruolo di primo piano nella regolazione della durata di vita degli organismi viventi. Uno dei sistemi endogeni per la protezione  dai radicali liberi è associato al glutatione, uno degli antiossidanti più importanti prodotti dal corpo umano. Quello che è stato fatto qui è sintetizzare un nuovo derivato del glutatione che si è dimostrato in grado di prolungare la vita di Coenorhabditis elegans, un verme nematode, da quattordici a diciannove giorni. Questo allungamento della vita del nematode pare sia dovuto alle capacità  di questo nuovo antiossidante  di migliorare le funzionalità mitocondriali, come dimostrato su modelli animali, le stesse funzionalità che risultano compromesse nel caso del Morbo di Alzheimer. Riguardo a quest’ultimo aspetto, il nuovo antiossidante si è  rivelato utile  nel contrastare in vitro alterazioni di cellule da soggetti malati di Alzheimer.

“Questo non significa che questo nuovo antiossidante porterà un aiuto immediato nella cura dell’Alzheimer – precisa Picardo. Il messaggio che invece è importante comunicare, che è quello che il team fiorentino ha effettivamente scoperto, è che questo nuovo antiossidante ha la proprietà di penetrare all’interno delle cellule, cosa che il glutatione non è in grado di fare; inoltre, effettivamente il suo utilizzo riesce a prevenire danni da stress ossidativo, vantaggio che ha permesso l’allungamento della vita dei nematodi.”

Più nel dettaglio, lo studio ha dimostrato che la maggiore longevità del nematode è dovuta al fatto che il glutatione è stato significativamente arricchito con acido linolenico, responsabile quest’ultimo della penetrazione di questo nuovo antiossidante nelle cellule.

Secondo Picardo, esterno allo studio, è importante non avere  toni sensazionalistici, ma ribadisce  che lo studio  rappresenta un passo significativo sul tema antiossidanti. “Lo studio  è l’ultimo di tre, pubblicati negli ultimi anni dallo stesso gruppo di ricercatori e i risultati presentati sembrano decisamente fondati” spiega Picardo. “Anzitutto un allungamento della vita da 14 a 19 giorni in un nematode è un dato molto significativo, inoltre le conclusioni riportate sono perfettamente supportate dai dati e dai risultati dei due precedenti lavori sull’argomento.”

Non possiamo dunque ancora asserire che questo nuovo antiossidante entrerà in gioco nel trattamento della malattia di Alzheimer – conclude Picardo – tuttavia sembra lecito affermare che questa scoperta segna un passo significativo verso ulteriori ricerche che potranno chiarire sempre meglio il ruolo e il valore degli antiossidanti per la salute e nel management della malattia di Alzheimer.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: Jensflorian, Wikimedia Commons

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.