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Sessismo e molestie nelle ricerche sul campo

4155678119_72faffd9cd_bRICERCA – Secondo un recente studio pubblicato su PLoS ONE, le molestie sessuali e i comportamenti sessisti sono molto diffusi nell’ambito delle ricerche sul campo, in particolare quelle relative a discipline scientifiche. Sottoponendo un questionario a un gruppo di 142 uomini e 516 donne, tutti con precedenti esperienze in questi campi di ricerca – tra i quali geologia, antropologia, zoologia e archeologia – gli scienziati hanno scoperto che molti di loro, soprattutto i più giovani, avevano subito delle molestie durante il lavoro sul campo, o ne erano stati testimoni. Si tratta spesso di studenti, neolaureati, ricercatori agli inizi della carriera oppure post-doc. Il 64% delle persone ha infatti riportato esperienze sgradevoli a partire da commenti sull’aspetto fisico, battute esplicitamente a sfondo sessuale oppure sul divario cognitivo tra i due sessi. Più del 20% degli intervistati ha invece dichiarato di aver subito delle vere e proprie molestie, dal contatto fisico non richiesto di natura sessuale fino a minacce e addirittura stupri.

Come spiega Kate Clancy, professoressa di antropologia e principale autrice dello studio, chi ha subito questo tipo di molestie (oppure ne è stato testimone) sente di non avere gli strumenti (o disporre dei canali adatti) per denunciarle e risolvere il problema. Secondo l’autrice e il suo team di ricerca, questo tipo di timore potrebbe essere una delle cause che scoraggiano le donne dall’intraprendere studi di tipo scientifico. Il lavoro sul campo è infatti l’occasione che suscita in una persona il primo concreto interesse nei confronti della ricerca: gli scienziati che ne fanno di più, spiega il team di Clancy, tendono a pubblicare più paper degli altri. Un’esperienza negativa può dunque diventare un deterrente di enorme importanza. I limiti della ricerca di Clancy non vanno tuttavia sottovalutati, a partire dal fatto che il reclutamento dei soggetti è avvenuto online, tramite social media e siti dedicati.

Come si legge sul paper, bisogna infatti considerare il fatto che chi ha subito molestie potrebbe essere più propenso ad accettare di rispondere a un simile questionario, ma è anche successo che alcuni soggetti interpellati rifiutassero di compilarlo, temendo l’impatto emotivo del ricordare le esperienze negative. “Oltre il 90% delle donne e il 70% degli uomini erano tirocinanti o impiegati quando hanno subito le molestie”, scrivono gli scienziati, “e cinque dei tirocinanti erano studenti delle scuole superiori”. Un ambiente di lavoro ostile, inoltre, pone i ricercatori in uno stato di costante allerta, prosciugando le loro riserve cognitive e compromettendone i risultati. Il che, in realtà, vale per i lavoratori di qualsiasi campo, sottolineando ancora una volta l’importanza di un ambiente sicuro e protetto.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: Dhiban Excavation and Development Project, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".