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La prima impressione inizia dalle foto(profilo)

4661253331_896ab7180b_bSCOPERTE- Prevedere quale sarà la nostra prima impressione di fronte al volto di qualcuno (anche in fotografia, su Facebook, su Instagram e via dicendo) è possibile, basandosi su precise misurazioni delle caratteristiche facciali. Lo studio arriva dal Dipartimento di psicologia dell’Università di York ed è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science (PNAS).

Quando guardiamo l’immagine di un viso elaboriamo molto rapidamente un giudizio, ad esempio riguardo al carattere della persona ritratta. Potrebbe essere amichevole e affidabile, o sembrare responsabile e competente. Oppure esattamente il contrario. Tutte queste cosiddette prime impressioni a volte si rivelano accurate, ma anche quando non lo sono influenzano pesantemente il nostro comportamento nei riguardi della persona in questione. E avere effetti anche più consistenti di quanto venga da pensare di primo acchito. Un esempio? Stabilire la competenza di qualcuno in base all’idea che ci siamo fatti di fronte a una sua fotografia può influenzare i risultati di un’elezione politica.
Un peso, quello delle prime impressioni, che non va sottovalutato. Soprattutto nell’era dei selfie, nella quale bene o male riusciamo a plasmare la nostra immagine selezionando ciò che riteniamo ci rappresenti di più, e gran parte delle interazioni avvengono online. Insomma, decidiamo cosa pensiamo di una persona anche prima d’averla incontrata in carne e ossa, e le dimensioni alle quale si riduce questo tipo di giudizi sono, secondo gli esperti, solo tre: cordialità/ disponibilità (vorrà aiutarmi o recarmi danno?), dominanza e infine attrattività (potrebbe essere un buon partner?).

Per studiare l’impatto delle prime impressioni sul nostro comportamento, i ricercatori del team di Tom Hartley hanno elaborato un modello per le caratteristiche facciali, basandosi su 1.000 volti (fotografie prese dal web). Ognuno di questi è stato descritto in base a 65 differenti elementi come “altezza degli occhi”, “ampiezza delle sopracciglia” e via dicendo, utilizzati poi come input in relazione alle tre dimensioni del giudizio. Il modello matematico che ne è risultato, spiegano i ricercatori, poteva prevedere in maniera piuttosto accurata le prime impressioni che avrebbe suscitato un determinato volto. Per confermarene l’efficacia, è stato sperimentato anche nel senso opposto, usato cioè per elaborare dei volti (fittizi) al computer, attribuendo loro determinate caratteristiche e verificando poi se suscitavano le impressioni previste. Così è stato.

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“Dimostrare che alcune caratteristiche arbitrarie, in un volto, possono influenzare la percezione delle persone, suggerisce che scegliere una fotografia in maniera accurata possa fare la differenza nell’impressione che le altre persone avranno di voi”, spiega Richard Vernon, uno dei ricercatori che hanno contribuito all’elaborazione del modello. “Nella vita di tutti i giorni non mi rendo conto di quanto i volti e le fotografie che li ritraggono possano influenzare il modo in cui interagisco con le persone, sia online che dal vivo. L’impressione che ho è che la personalità di qualcuno sia un elemento che posso semplicemente percepire, ma i risultati dimostrano quanto queste impressioni vengano determinate da caratteristiche del viso. Una rivelazione!”, conclude Hartley. Insomma sarà meglio che riflettiate sulla vostra foto profilo di Facebook.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagini: Holly Lay, Flickr; University of York

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".