WHAAAT?

A caval donato si guardano le orecchie

8514415913_21db8b7922_z
WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – I cavalli sono persone orribili. Si, ma sono anche quadrupedi estremamente attenti alle espressioni facciali dei propri simili. Sfruttano infatti le proprie orecchie, mobilissime, per scambiarsi l’un l’altro informazioni sulla presenza dei predatori, oppure attirare l’attenzione segnalando eventuali fonti di cibo nei dintorni. Se ne nitrisce su un nuovo paper pubblicato su Current Biology.

Lo studio è di un team di ricercatori dell’Università del Sussex, che partendo dal presupposto che i cavalli sono animali sociali ha voluto indagare in che modo si relazionano all’ambiente che li circonda. Come spiega Jennifer Wathan, leader dello studio, tutto ha avuto inizio dalle caratteristiche che i quadrupedi possiedono e sfruttano ma noi no, per esempio le orecchie mobili, e dall’ipotesi che siano in grado di usarle per scambiarsi informazioni preziose gli uni con gli altri. Trattandosi di una specie che vive spesso a stretto contatto con l’uomo, studiarne le abitudini sociali è estremamente interessante con risvolti che beneficiano non solo la ricerca -di base e non- ma il benessere stesso degli animali.

Per confermare la propria ipotesi, Wathan e il suo team hanno fotografato un cavallo al pascolo, i cui occhi erano evidentemente rivolti in una determinata direzione. Hanno poi stampato le immagini a grandezza naturale, posizionandole davanti a due secchi pieni di cibo e introducendo poi in questo “set” un gruppo di cavalli uno dopo l’altro. Assumendo che questi animali sono in grado di riconoscere i propri simili nelle riproduzioni, l’obiettivo era determinare se le fotografie potessero servire loro anche a prendere una decisione, scegliendo nel caso specifico di nutrirsi da un secchio oppure dall’altro.

Davanti alle fotografie in cui il cavallo ritratto aveva occhi e orecchie visibili, gli altri sceglievano nel 75% dei casi il secchio verso il quale questo stava guardando. Negli altri casi, in cui i ricercatori avevano coperto gli occhi oppure le orecchie, la scelta era invece quasi del tutto casuale, con una corrispondenza leggermente maggiore nella scelta quando a essere scoperte e visibili erano le orecchie (che evidentemente riescono a trasmettere una maggior quantità di informazioni). “I cavalli presentano, in parte, la stessa tipologia di organizzazione sociale e complessa degli esseri umani, finora osservata anche negli scimpanzé, negli elefanti e nei delfini”, commenta Wathan. “Le sfide determinate dalla vita in queste società, come mantenere relazioni utili sulla base di interazioni che non sono prevedibili, secondo gli esperti hanno promosso l’evoluzione di abilità comunicative e sociali decisamente avanzate”. C’è insomma più saggezza di quanta pensassimo nel modo di dire “a caval donato non si guarda in bocca”. Perché dovete puntare le orecchie!

 Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Kim Hill, Flickr

Condividi su
Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".