ricerca

Se solleticare l’orecchio fa bene al cuore

3911558890_0e07e371c4_zRICERCA – Stimolare i nervi dell’orecchio per migliorare la salute del cuore. Questa è l’idea che è venuta a un gruppo di ricercatori dell’Università di Leeds, che hanno usato uno strumento denominato TENS (stimolazione elettrica transcutanea dei nervi) come quelli progettati per alleviare i dolori del parto, per inviare piccoli impulsi elettrici al trago, il piccolo lembo sollevato nella parte anteriore dell’orecchio immediatamente di fronte al canale uditivo, tra i posti prediletti dagli amanti dei piercing. Quello che ha stupito i ricercatori è stato notare che questa stimolazione aveva cambiato l’influenza del sistema nervoso sul cuore. Finora questa reazione è stata testata su soggetti sani – ma i ricercatori pensano che il trattamento potrebbe, una volta superate le prove necessarie, diventare parte della terapia in caso di insufficienza cardiaca. Lo studio è stato pubblicato di recente su Brain Stimulation.

I ricercatori hanno applicato degli elettrodi alle orecchie di 34 persone sane e acceso il TENS per sessioni di 15 minuti ciascuna. Durante l’esperimento hanno monitorato la variabilità dei battiti cardiaci soggetti e l’attività della parte del sistema nervoso che guida il cuore. Il primo effetto positivo che è stato osservato è la forte variabilità dei soggetti. Un cuore sano infatti non batte come un metronomo, al contrario esso interagisce continuamente con l’ambiente circostante, diventando un più veloce o più lento a seconda delle situazioni. Ebbene, l’esperimento ha permesso di rilevare che quando si stimola questo nervo si ottiene in media un aumento del 20% della frequenza cardiaca. Il secondo effetto positivo è l’inibizione del sistema nervoso simpatico, che guida l’attività cardiaca attraverso l’adrenalina. Abbiamo misurato l’attività del sistema simpatico verificando che la sua attività veniva ridotta di circa il 50% quando l’orecchio veniva stimolato.

Questo è importante in caso di malattia cardiaca, poiché si tende ad avere un aumento dell’attività simpatica, che spinge il cuore a lavorare di più, restringe le arterie e può provocare dei danni, ragione per cui molti trattamenti contro lo scompenso cardiaco, come per esempio i beta bloccanti, sono volti proprio a fermare l’attività simpatica.

La stimolazione di questo nervo viene utilizzata da tempo per il trattamento dell’epilessia, ma nel caso delle malattie cardiache ad oggi è tutto ancora un’ipotesi che i ricercatori di Leeds seguiteranno a studiare. “Abbiamo ora bisogno di capire quanto grande e quanto duraturo l’effetto residuo sul cuore è e se questo può aiutare i pazienti con malattie cardiache unitamente ai loro consueti trattamenti” afferma Jim Deuchars, tra gli autori dello studio. “Il prossimo passo sarà infatti quello di condurre uno studio pre-clinico nei pazienti con scompenso cardiaco.”

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Travis Isaacs, Flickr

Condividi su
Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.