AMBIENTE

People’s Climate March

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AMBIENTE – Sarà la più grande marcia per il clima della storia. Più di 950 organizzazioni si troveranno il 21 settembre a New York per l’evento People’s Climate March, in occasione del Summit per il clima organizzato dalla Nazioni Unite che si svolgerà due giorni dopo.

“Dobbiamo prendere una posizione netta che cambi il corso della storia – hanno dichiarato gli organizzatori della marcia per il clima– saremo nelle piazze perché vogliamo un mondo dove l’economia funzioni per le persone e per il pianeta, un mondo al sicuro dai danni provocati dai cambiamenti climatici, un mondo con buoni posti di lavoro, dove si possa respirare aria pulita e bere acqua pura, un mondo dove le comunità vivano in modo sano”.

Per il Segretario Generale della Nazioni Unite, Ban Ki–moon, l’appuntamento di New York ha l’obiettivo di mettere ancora una volta attorno al tavolo i grandi leader politici, nella definizione di una strategia comune per l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera che dovrebbe concretizzarsi in un nuovo protocollo mondiale da firmare a Parigi nel 2015.

Saranno otto le aree tematiche che verranno affrontate durante il meeting. Si ragionerà sulla produzione sostenibile di cibo, destinata a salire di almeno il 60% nei prossimi trentacinque anni, per sfamare i nove miliardi di persone previsti nel 2050. Una sessione sarà dedicata alla vita nelle grandi città, responsabili del 70% delle emissioni ad effetto serra. Punti fermi dell’incontro saranno la conservazione delle grandi foreste, di cui ogni anno continuiamo a perdere 13 millioni di ettari, e la riconversione del sistema energetico mondiale, che oggi si basa per l’80% su fonti non rinnovabili. Ancora, il meeting sarà un altro passo per coinvolgere il mondo della finanza nell’investimento per la ricerca e la tecnologia verso un’economia low carbon. Per finire, si parlerà di nuovi sistemi di mobilità sostenibile e in particolare delle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici soprattutto per le le comunità che vivono nelle zone maggiormente a rischio.

Se da una parte le emergenze ambientali connesse al climate change son ben note, e ormai discusse fin dal primo Rapporto IPCC del 1990, dall’altra parte non è ancora chiaro chi del mondo politico e finanziario sarà presente al meeting del 23 settembre, e soprattutto, quanto vincolante sarà per i governi la tappa di New York.

Ed è proprio lo spettro dell’ennesimo summit flop, dopo le delusioni di Copenaghen del 2009 e Rio de Janeiro del 2012, ad aver spinto le principali ong e associazioni internazionali come Sierra Club, World Wildlife Fund, National Wildlife Federation, Earth Day Network, 350.org e tanti altri ancora, a lanciare la marcia per il clima che non si svolgerà solo negli States ma vedrà, nella settimana prima del Summit, una serie di eventi e manifestazioni in varie parti del mondo.

In particolare, ieri, 7 settembre, è stato presentato a livello internazionale il film Disruption, voluto e ideato da Bill McKibben, giornalista e ambientalista statunitense che nel 2009 ha fondato l’organizzazione mondiale per il clima 350.org. Il film sarà proiettato e riprodotto liberamente in tutti gli eventi della marcia per il clima e, a detta degli organizzatori, servirà per evidenziare l’urgenza di un vero intervento politico per combattere i cambiamenti climatici.

Piccola curiosità. Nel 2009, come strumento di sensibilizzazione prima del Summit di Copenaghen per il clima, Green Peace e WWF  promossero a livello mondiale il film The age of stupid. Nella pellicola della regista inglese Franny Armstrong (un mix tra fantascienza e documentario), l’attore Pete Postlethwaite ricopre il ruolo di un archivista, che nel 2055, essendo rimasto l’unico sopravvissuto su un Pianeta Terra ormai devastato, consulta un archivio multimediale con foto e video risalenti ai primi anni 2000, quando si iniziavano a vedere gli effetti del riscaldamento climatico, evocando la domanda “Perché non abbiamo fermato il riscaldamento globale quando ne avevamo l’opportunità?”.

Almeno da un punto di vista cinematografico, nell’arco di cinque anni siamo passati da The Age of stupid (l’Età dello stupido) a Disruption (traducibile come “caos”, “scompiglio” ma anche “rottura”, “spaccatura”), che a questo punto si spera non resti semplicemente il titolo di un film ma segni finalmente una svolta nella sfida globale ai cambiamenti climatici.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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