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Rischi e benefici del fracking

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AMBIENTE – L’utilizzo su ampia scala del gas naturale potrebbe portare grandi benefici all’ambiente sostituendosi al carbone, specialmente per quanto riguarda la produzione di elettricità. La pratica della fratturazione idraulica, tuttavia, comporta concreti pericoli per le persone che abitano in prossimità dei pozzi, un timore confermato da un recente studio pubblicato sull’Annual Review of Environment and Resources. Gli autori sono sette scienziati ambientali.

I costi ambientali -e i potenziali benefici- del fracking, ovvero dell’iniezione di enormi quantità di acqua, sabbia e sostanze chimiche nelle formazioni rocciose del sottosuolo, sono il soggetto della pubblicazione: durante l’indagine sono stati studiati 165 tra i più recenti studi accademici, parallelamente ai dati governativi raccolti in database dedicati. Tra gli elementi sui quali si è concentrata maggiormente l’attenzione non vi sono solamente i gas serra e la riduzione delle emissioni, ma anche le conseguenze che la fratturazione idraulica avrebbe sull’inquinamento atmosferico, sui fenomeni sismici e, specialmente, sulle riserve di acqua potabile.

La questione idrica 1

“Siamo certi che grazie al fracking sarebbe possibile estrarre più gas e più petrolio”, spiega Robert Jackson, il leader dello studio. “La chiave è ridurre i costi dal punto di vista ambientale il più possibile, sfruttando invece al meglio i potenziali benefici”. L’enorme richiesta d’acqua della tecnica di fratturazione idraulica, infatti, capita in un momento nel quale gran parte degli Stati Uniti sta affrontando problemi di siccità. Eppure l’estrazione di gas naturale e le perforazioni orizzontali controllate sono in realtà, in questi termini, paragonabili alle convenzionali fonti di energia. Richiedono certamente maggiore quantità di acqua rispetto alle normali trivellazioni, ma se si utilizza il gas naturale al posto del carbone o dell’energia nucleare, in questa seconda fase il risparmio in termini d’acqua diventa evidente. Dall’estrazione alla generazione di energia, infatti, il carbone ne consuma circa il doppio.

D’altra parte il fotovoltaico e la produzione di energia eolica quasi non richiedono acqua, né determinano emissioni, rimanendo tuttavia più costose del gas naturale (che in futuro potrebbe limitarne lo sviluppo come nuove fonti di energia). Il gas ottenuto grazie al fracking, inoltre, richiede meno di 1/100 dell’acqua per unità di energia che serve per la produzione di bioetanolo.

Cambiamento climatico e inquinamento

Chiariti i termini del consumo di acqua, spiegano i ricercatori, l’impatto della fratturazione idraulica sul cambiamento climatico e sull’inquinamento atmosferico non si colloca a troppa distanza. Mantenere il pozzo per il fracking in funzione, infatti, richiede attività molto più intense rispetto a quelle che convenzionalmente si svolgono nell’industria del petrolio e del gas stesso. Questo comporta potenziali rischi per la salute da non sottovalutare, dall’aumento nei composti organici volatili (COV) a quello di sostanze tossiche. Eppure, anche qui, una volta che il gas naturale avesse rimpiazzato il carbone per la generazione di elettricità, i benefici per quanto riguarda la qualità dell’aria includerebbero ridotte emissioni di anidride carbonica. Oltre, in pratica, all’azzeramento di quelle di mercurio, diossido di zolfo e cenere.

A livello globale, tuttavia, l’effettiva marcia indietro sul cambiamento climatico è incerta e difficile da quantificare. “Mentre l’aumento di disponibilità del gas ridurrebbe l’inquinamento nelle città statunitensi, attualmente veicolato dalle centrali a carbone, ancora non siamo in grado di dire se le perdite di metano dalle tubature e dalle strutture dei pozzi compenserebbe o meno le ridotte emissioni di anidride carbonica”, spiega Jackson.

La questione idrica 2

Negli Stati Uniti orientali, il timore della contaminazione dell’acqua potabile sembra preoccupare più del consumo stesso di acqua per le tecniche di fracking. I gas e le sostanze chimiche, spiega tuttavia lo studio, risalgono raramente fino a raggiungere le falde acquifere. Il vero elemento potenzialmente pericoloso sono invece le eventuali falle degli involucri di rivestimento dei pozzi vicini alla superficie, oltre alla gestione delle acque di scarico. Negli studi che finora hanno affrontato la questione, la casistica si colloca tra l’1 e il 10%, in base alla geologia del territorio e alle modalità di costruzione del pozzo stesso. La contaminazione può verificarsi, ma si tratterebbe di un evento inusuale, spiegano i ricercatori.

La contaminazione da metano nell’acqua potabile potrebbe precorrere quella di altre tossine -arsenico, sali vari, radio e svariati metalli- che lentamente fanno la propria risalita? Gli scienziati non hanno ancora una risposta ma precisano che, secondo alcune delle ricerche analizzate, è “sì, ma in rari casi”. La gestione delle acque di scarico rimane dunque una delle problematiche più urgenti associate al fracking, sottolinea Avner Vengosh, professore di geochimica alla Duke University e co-autore del paper. La maggior parte delle acque reflue della fratturazione idraulica, negli Stati Uniti, vengono iniettate a grandi profondità, mentre una quantità sempre maggiore viene riciclata per essere nuovamente utilizzata in operazioni future o inviata a strutture in grado di portare a termine trattamenti di depurazione idrica molto avanzati.

Pessime idee

Se esistono dunque casi in cui il rigore guida le procedure di gestione, esistono invece stati che permettono ancora di utilizzare l’acqua di scarico per abbeverare il bestiame o ripulire le strade. Altrimenti ancora si cerca di sfruttare gli impianti di depurazione locali, quasi mai attrezzati adeguatamente per lavorare con acque nelle quali sono presenti le sostanze chimiche residue del fracking. L’opinione degli autori del paper? Sono tutte pessime idee. In uno degli studi considerati, l’utilizzo delle acque reflue nell’agricoltura è riuscito a uccidere oltre la metà degli alberi circostanti l’area nel giro di due anni.

La stessa iniezione delle acque nuovamente in profondità non è priva di problematiche, emerge dallo studio. La pratica è nota per aver provocato terremoti abbastanza forti da essere avvertiti distintamente dagli esseri umani. I pericoli da questo punto di vista possono essere ridotti, se le compagne energetiche si attengono a precise e linee guida accompagnate da un rigorosissimo monitoraggio delle attività. Il quadro rimane comunque piuttosto nebuloso, specialmente in assenza di una gestione sibillina delle procedure di fratturazione idraulica. Come fare per approfondire le nostre conoscenze? Uno degli ambiti ancora poco esplorati, virtualmente del tutto sconosciuto, sono le potenziali conseguenze sulla salute umana. “Possiamo dire che non è praticamente stata fatta alcuna ricerca esauriente in merito”, conclude Jackson, “ma le decisioni -che si tratti di approvare o proibire- vengono costantemente prese sulla base di assunzioni riguardanti i pericoli per la salute”.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Simon Fraser University, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".