AMBIENTE

Quanto è inquinata la città? Ce lo dicono i bambini

168394371_5cc65b0cc5_zAMBIENTE – L’aria delle nostre città, si sa, non sempre è pulita. E se si dice spesso che a farne le spese sono le persone che ci vivono, un aspetto che a volte sfugge è che ci sono cittadini più o meno sensibili ai danni delle sostanze tossiche. I bambini, in particolare, con la loro ridotta massa corporea e l’alta reattività delle cellule, sono i primi a risentire degli effetti negativi dei composti cancerogeni che respirano.

Per capire qualcosa di più sul fenomeno sta per partire la fase operativa del progetto Mapec-Life: i ricercatori di 5 università italiane (Brescia, Lecce, Perugia, Pisa e Torino) andranno nelle scuole elementari delle rispettive città per misurare gli effetti dell’inquinamento atmosferico su 1.000 bambini.

“Faremo due diversi tipi di campionamento, uno sull’aria e l’altro direttamente sui bambini”, racconta Annalaura Carducci, responsabile dell’unità di ricerca dell’ateneo pisano. Per il primo campionamento, quello ambientale intorno alla scuola, i ricercatori piazzeranno nei dintorni dell’edificio uno strumento che preleverà campioni di aria.

“Anche il prelievo di campioni sui bambini non sarà invasivo” – prosegue Carducci – “Ci limiteremo a strusciare lo spazzolino da denti sull’interno guancia e a prelevare piccole quantità di saliva”. I biologi poi scruteranno questi campioni ai microscopi alla ricerca di piccoli frammenti di Dna fuori dal nucleo delle cellule. I micronuclei, questo il nome dei pezzettini di Dna sfuggiti dal nucleo dove di solito è concentrata tutta l’informazione genetica, rappresentano gli effetti dell’aria che respiriamo.

Queste minime alterazioni cellulari, infatti, non sono dannose per i bambini, ma è stato dimostrato che la loro presenza dipende dall’esposizione a sostanze nocive. In un fumatore, per esempio, se ne trovano più della media.

“I micronuclei di Dna non provocano il cancro, ma la loro presenza indica che probabilmente il paziente vive in un ambiente che a lungo andare potrebbe comprometterne la salute”, precisa Carducci.

In questo modo i bambini stessi diventano bioindicatori della situazione ambientale che li circonda. Rispetto agli adulti, infatti, sono più sensibili e recettivi agli effetti dell’inquinamento perché le loro cellule sono in continuo accrescimento.

Per valutare l’affidabilità dei bambini come indicatori ambientali, i ricercatori testeranno gli effetti dell’aria prelevata intorno alla scuola anche in laboratorio su cellule di coltura. “Provando gli stessi inquinanti sia su campioni in laboratorio sia su persone reali potremo eseguire un confronto”, racconta Carducci. Questo tipo di approccio, del tutto sperimentale in questo ambito, è già stato utilizzato in passato per stimare il rischio cardiovascolare con buoni risultati.

Naturalmente i ricercatori sanno che non troveranno lo stesso livello di inquinamento in tutte le città, ma si aspettano che a peggiore qualità dell’aria corrisponderà un numero maggiore di bambini con effetti cellulari. Inoltre, per considerare anche gli effetti dovuti a stili di vita o abitudini alimentari, i genitori dei bambini reclutati nello studio dovranno compilare una serie di questionari. Perché vivere in una casa insieme a uno o più fumatori o seguire una cattiva alimentazione potrebbe facilitare la comparsa delle piccole alterazioni, indipendentemente dalla qualità dell’aria della città in cui si vive.

I dati delle prime analisi sono attesi per il prossimo inverno, mentre il risultato finale sarà un modello di rischio per valutare l’effetto biologico precoce degli inquinanti in età infantile.

E mentre l’università capofila è Brescia, Pisa è la responsabile della divulgazione dei risultati. Per spiegare ai bambini che cosa stanno facendo, gli scienziati hanno preparato una serie di ausili didattici, come schede, video, giochi e persino un cartone animato. Tutte le scuole, anche quelle non direttamente coinvolte nel progetto, possono scaricare dal sito questi supporti. “Purtroppo i bambini con l’inquinamento ci dovranno sempre fare i conti per tutta la vita. Partecipare a questo progetto li aiuterà a diventare più consapevoli sull’argomento”, conclude Carducci.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Stefano Tranchini, Flick

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Viola Bachini
Mi occupo di comunicazione della scienza e della tecnologia. Scrivo su giornali e riviste, collaboro con case editrici di libri scolastici e con istituti di ricerca per la comunicazione dei risultati al grande pubblico. Ho fatto parte del team che ha realizzato il documentario "Demal Te Niew", finanziato da un grant dello European Journalism Centre e pubblicato in italiano sull'Espresso (2016) e in spagnolo su El Pais (2017). Sono autrice del libro "Fake people - Storie di social bot e bugiardi digitali" (Codice - 2020).