CULTURA

La potenza quotidiana della bellezza

A Roma apre la mostra “Numeri. Tutto ciò che conta, da zero a infinito”

20141015_200404CULTURA – Patria di notevoli protagonisti del pensiero matematico, l’Italia ha negli ultimi decenni dimenticato la matematica. Bistratta, barbosa e astrusa: lo studente esce dal sistema scolastico con una visione spesso terrificante della materia, un qualcosa di avulso dalla realtà, un qualcosa in cui è più importante riuscire a “ottenere il risultato” piuttosto che metabolizzarne il metodo e il percorso. Vittima sacrificale di un sistema scolastico che non premia la multidisciplinarietà, la matematica è rimasta in un angolo di nozionismo e segregazione culturale che la vede area prediletta di alcuni eletti, i “portati per la materia”, gli intelligentissimi, i secchioni. E invece no: la matematica è nel nostro quotidiano, tanto quanto l’arte, la letteratura e il cibo. La matematica è pop, per sua natura. La mostra “Numeri. Da zero a infinito, tutto ciò che conta”, degustabile al Palazzo delle Esposizioni dal 16 ottobre al 31 maggio 2015, sembra voler far uscire la materia dalla sua corazza d’avorio: “guardate, i numeri non sono solo utili, ma sono anche bellissimi!” è il grido silenzioso che percorre le magnifiche sale.

Una mostra cristallina

Le risorse messe in campo sono notevoli: sotto l’Alto Patronato (oibò) del Presidente della Repubblica e l’organizzazione di Palaexpo e Codice, che hanno affidato la cura a Claudio Bartocci e il coordinamento scientifico a Luigi Civalleri, “Numeri” è quello che appare sin dall’inizio (astutissima la citazione all’ingresso): uno scatto d’orgoglio, ben organizzato, di mostrare la bellezza e la potenza intellettuale dei numeri. L’operazione, invero, è abbastanza complessa, considerando la vastità di ogni argomento trattato e, appunto, il background culturale del Belpaese. Ma il risultato è assolutamente cristallino, in senso letterale, giacché ogni argomento è ben esposto e il percorso della mostra si svela in maniera chiara e precisa. Ma è cristallino anche in senso figurato: la volontà di far partecipare tutti poteva ritorcersi contro, creando un blob di banalità o, ancora peggio, di tecnicismi (tra)vestiti in modo “pop”. Invece, anche grazie a una parte visual e interattiva molto potente, i numerosi livelli di lettura si compenetrano e sono armoniosi: il risultato è tremendamente affascinante.

Naturalmente innaturale

Non si tratterà certo di uno shock culturale, anche perché non sembra quello lo scopo dei curatori. Piuttosto di un’onda lunga, un movimento senza creste o spruzzi, ma profondo e potente, che – ne sono abbastanza sicuro – percorrerà enormi distanze nella bonaccia delle attività culturali italiane. Il solo fatto di sfatare luoghi comuni (guardate, per esempio, la parte relativa alla sezione aurea) o di presentare in maniera così esplicita l’universalità e al contempo il relativismo culturale dei numeri, è veramente non scontato.

“Non c’è nulla di naturale nella manipolazione numerica, neanche il contare sulle dita: i Masai contano in modo diverso, gli americani partono a contare dal mignolo. Ci sono culture del passato che usano tutto il corpo nell’atto del contare.” provoca Luigi Civalleri alla conferenza di presentazione, aggiungendo “lo stesso discorso vale per la registrazione dei numeri e per il valore simbolico che una cultura dà ai numeri: fin dall’inizio della civiltà i numeri si accompagnano alla mistica, alla religione, al sacro, all’arte e alla letteratura”. Per aiutare a descrivere questa meravigliosa complessità, la mostra è affiancata da una rassegna cinematografica assolutamente non banale e da numerose conferenze, gli Incontri con i numeri, che esplorano applicazioni e concetti più particolari del nostro rapporto coi numeri.

Poterne fruire più volte

Il materiale e la densità degli spunti culturali sono tali che è un vero peccato essere vincolati al prezzo di un biglietto (12,50 ) che, pur essendo normale e calibrato, permette purtroppo un solo ingresso. In altre parole, è difficile riuscire a sfruttare appieno una mostra così in una sola visita, servirebbe una sorta di biglietto utilizzabile in più occasioni, aprire l’evento a visitatori non una tantum, ma ricorrenti. Non è una questione che dipende dai curatori. La questione semmai, risiede nella gestione della cultura del sistema italiano: perché, in sostanza, non considerare davvero un bene pubblico, ovvero fruibile in più momenti, una mostra così, che può benissimo definirsi d’eccellenza scientifica e divertente spirito pop?

@gia_destro

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Giacomo Destro

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