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Quando la fantascienza incontra l’ambiente

Da Miyazaki a Dune passando per Waterworld, il rapporto tra esseri umani ed ecosistemi terrestri in film, libri e manga

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SPECIALE OTTOBRE – “Sì, gli Antichi hanno piegato le malattie, le distanze, i semi e hanno reso banali i miracoli. Una sola cosa non sono riusciti a piegare: l’avidità nei loro cuori umani, sì, l’avidità di avere sempre di più. Più di cosa? Ho chiesto. Gli Antichi avevano già tutto. Oh, più vestiti, più cibo, più velocità, una vita più lunga, una vita più facile, più potere, sì. Tutto il Mondo è grande, ma non abbastanza per quell’avidità che ha spinto gli antichi a squarciare i cieli, far ribollire i mari, avvelenare la terra con atomi impazziti e giocare con semi marci; finché non si sono sviluppate nuove epidemie e i marmocchi erano tutti mostricini”. Non promette bene il futuro raccontato ne L’Atlante delle nuvole di David Mitchell (2004), il romanzo di fantascienza adattato nel 2012 nel film Cloud Atlas, scritto e diretto dai fratelli Wachowski e Tom Tykwer.

Quando si alza il livello degli oceani

Si tratta di uno degli episodi in cui si suddivide Cloud Atlas: un futuro post-apocalittico in cui la civiltà si riprende lentamente, dopo un’epoca in cui lo sfruttamento della tecnologia e delle risorse del pianeta si sono spinti troppo oltre. Un’epoca in cui l’emblema dell’avanzamento della civiltà era Neo So Copros, una nuova Seul iper tecnologica e avanzata che sorgeva sopra le rovine dell’antica città, ormai sepolta dall’acqua a causa dell’innalzamento del livello del mare. Il cambiamento climatico alla fine è arrivato e gli oceani hanno superato i grattacieli; spesso le rivoluzioni che ci sembrano fantascienza, scrive Mitchell, a un certo punto si trasformano in una realtà storica inevitabile.

Di ambientazioni simili a Neo So Copros la fantascienza, possiamo dirlo, è particolarmente ricca. Scenari in cui la scienza e l’avanzamento tecnologico svolgono spesso un ruolo negativo, come nel caso di Blue Submarine no.6, il manga di Satoru Ozawa da cui lo Studio Gonzo ha tratto un OAV, cioè una produzione anime per video, trasmessa in Italia da Mtv nell’ottobre del 2001. Il futuro di Blue Submarine no.6 non è particolarmente lontano, non quanto quello di Cloud Atlas perlomeno, ma i mutamenti climatici si fanno sentire di più. L’intero pianeta ne è stato sconvolto e gli oceani hanno sommerso del tutto le città costiere, sfiancate dagli attacchi di creature modificate da Jung Zorndyke, uno scienziato che è diventato il principale nemico dell’umanità e ha la sua base segreta in Antartide. Al Polo Sud, nel frattempo, il paesaggio è diventato tropicale.

Più familiare forse anche ai non appassionati del genere è il film Waterworld, con protagonista Kevin Costner. Siamo nel 2468 e il mondo è stato quasi del tutto coperto dalle acque, dopo lo scioglimento dei ghiacciai dovuto a un cataclisma. Un mutante, Mariner, naviga solitario con il suo trimarano alla ricerca degli ultimi lembi di terra rimasti. Qui abitano popolazioni ormai ripiombate nell’arretratezza tecnologica, poiché solamente alcune delle ormai antiche conoscenze sono sopravvissute.  “Nulla è gratis a Waterworld”, ma leggenda vuole che da qualche parte sia sopravvissuta Dryland, una terra asciutta dove gli oceani ancora non sono arrivati.

Di foreste, deserti e culture

Convivere con la natura e rispettarla, anche e specialmente quando non la si comprende o la si teme. Anche questo tema nella fantascienza trova un suo spazio, un esempio tra molti il film d’animazione Nausicaa della Valle del Vento scritto e diretto da Hayao Miyazaki (tratto dall’omonimo manga). Mille anni dopo una guerra termonucleare, in cui enormi automi artificiali hanno spazzato via la civiltà umana e gli ecosistemi terrestri, gli umani sopravvissuti rimangono  confinati in due grandi regni e in piccole comunità isolate.

Il resto del pianeta è stato ricoperto dalla Giungla Tossica, abitata da enormi insetti e piante velenose, che continua a espandersi senza sosta. Nausicaa, principessa della Valle del Vento, è curiosa e rispetta la natura, opponendosi alla civiltà di Tolmechia che vuole spazzare via la giungla sfruttando un’antica arma. Sono molte le parti che si scontrano in questo film, ritenuto un precursore per aver mostrato come i cartoni animati possano trattare temi importanti e d’attualità. Ciò che contribuisce a perpetrare il conflitto, impedendo una pacifica convivenza e una vera comprensione, è come spesso accade la paura. La tradizione dei temi ambientali nell’animazione di fantascienza non si è conclusa con Nausicaa: che dire di Wall E (Disney, 2008), il robot ormai unico abitante del pianeta Terra, talmente inquinata e riempita di rifiuti da aver costretto tutti gli abitanti ad andarsene mentre viene ripulita?

Ci sono poi romanzi (diventati poi pellicola) in cui il rapporto con l’ambiente si fa ancora più complesso, perché si cerca una convivenza sostenibile. Ad esempio Dune (1965), l’opera fantascientifica di Frank Herbert, in cui su un inospitale pianeta desertificato, Arrakis, un popolo lavora lentamente alla trasformazione ecologica dell’ambiente. Si tratta dei Fremen, perfettamente adattati alla vita isolata nel deserto ed estremamente diffidenti nei confronti degli estranei. Considerati per questo un popolo primitivo, sono in realtà all’opera per rendere l’ambiente più accogliente, un lento processo che prevede il consolidamento delle dune grazie alla vegetazione e alla raccolta dell’umidità atmosferica. L’obiettivo del mastodontico progetto, destinato a durare molti secoli, è modificare l’ambiente desertico con tanta scrupolosità e cura da rendere il cambiamento irreversibile. Arrivando a un equilibrio.

@Eleonoraseeing

Leggi anche: Dobbiamo smettere di sottovalutare il cambiamento climatico

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".