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Valutare una probabilità: meno matematica, più intuito

Una ricerca italiana ha studiato come gli indigeni del Guatemala sanno calcolare la probabilità senza matematica

5330056727_a98c97c3c5_zRICERCA – Qual è la probabilità che lanciando una moneta esca testa o croce? O che lanciando un dado esca il numero sei? Basta un rapido calcolo matematico e saremmo anche pronti a scommettere sul risultato, supponendo di aver piazzato una scommessa migliore di quella di un allevatore analfabeta del Guatemala.
E invece non è così.
Uno studio italiano, pubblicato online sulla rivista PNAS, dimostra che per valutare le probabilità che un certo fenomeno si verifichi non importa se siamo bambini, adulti analfabeti o laureati: la mente umana possiede una conoscenza di base probabilistica, indipendentemente dall’educazione scolastica o dalla cultura.

La ricerca contraddice il concetto di “mente primitiva” secondo cui un soggetto non può valutare una probabilità a meno che non abbia imparato le regole del ragionamento comparativo e della matematica di base. E si aggiunge alle recenti evidenze che i bambini e perfino le scimmie possono sviluppare aspettative di un evento sulla base delle sue possibilità di verificarsi.
“L’esistenza di questa capacità in individui che non hanno alcuna istruzione formale mostra che tutti gli esseri umani condividono un senso di probabilità innato, in quanto condividono il senso dei numeri”, dice Vittorio Girotto, responsabile dello studio presso l’Università IUAV di Venezia.

Per eseguire il lavoro, uno dei ricercatori del gruppo, Laura Fontanari, ha trascorso un anno in Guatemala dove è entrata in contatto con il Programma nazionale di alfabetizzazione e grazie al quale ha reclutato i partecipanti. Gli esperimenti sono dunque stati condotti con l’aiuto della popolazione Maya.
Sono state coinvolte due popolazioni di indigeni, i Kaqchikel e i K’iche, che vivono in remote aree rurali del Guatemala, tra cui sono stati selezionati individui adulti analfabeti e bambini che frequentavano la scuola elementare.
Le attività sperimentali consistevano nel scommettere sulla probabilità di pescare un particolare gettone da un gruppo di gettoni di forme e colori diversi. Per esempio, in uno di questi test il soggetto aveva davanti a sé due scatole e sapeva che se pescava un gettone rosso da una specifica scatola, riceveva un premio. Le due scatole contenevano un numero di gettoni diverso, ma in una la percentuale di gettoni rossi era maggiore che nell’altra.
Per coloro che erano privi di istruzione e riuscivano a malapena a leggere o contare non era possibile fare un calcolo matematico per valutare la situazione. Tuttavia, per un senso di probabilità innato, riuscivano a fare la scelta corretta e a vincere il premio.
I risultati ottenuti da tutti i test svolti mostrano che il tasso di successo dei soggetti analfabeti non è statisticamente diverso da quello dei bambini Maya coinvolti o del gruppo di adulti italiani selezionati come controllo dell’esperimento.

Gli studi dell’Università IUAV di Venezia sono i primi a sondare la capacità degli individui senza scolarizzazione a ragionare su eventi incerti. “Abbiamo intenzione di provare questa capacità in altri gruppi indigeni, adulti e bambini, dell’America Latina”, ha commentato Girotto.
Per il ricercatore, questo studio potrebbe suggerire cambiamenti nell’insegnamento della matematica nei paesi occidentali.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

Crediti immagine: Daniel Dionne, Flickr.

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Luisa Alessio
Biotecnologa di formazione, ho lasciato la ricerca quando mi sono innamorata della comunicazione e divulgazione scientifica. Ho un master in comunicazione della scienza e sono convinta che la conoscenza passi attraverso la sperimentazione in prima persona. Scrivo articoli, intervisto ricercatori, mi occupo della dissemination di progetti europei, metto a punto attività hands-on, faccio formazione nelle scuole. E adoro perdermi nei musei scientifici.