IL PARCO DELLE BUFALE

La Federico II cerca di migliorarsi il ranking

Risolvere un problema di immagine assumendo un professore con problemi riguardo al climate change

IL PARCO DELLE BUFALE – Per risolvere un problema di immagine, più di una in realtà, legato a uno dei suoi docenti più famosi, l’Università Federico II si Napoli ha acquisito all’estero un cervello in fuga con pensieri originali sia sul clima che sulla climatologia.

Da quando il prof. Alfredo Fusco è inquisito dalla magistratura per gel improbabili pubblicati sulle riviste scientifiche, a suo dire dovuti a qualche studente che pasticciava con Photophop dal 2002 al 2013 mentre lui guardava dalla finestra, l’Ateneo teme di non risalire nelle graduatorie nazionali e internazionali, e nemmeno in quella recente e ancora più affidabile delle altre, in cui Catania batte la Normale di Pisa.

Per rimediare, l’università napoletana ha chiamato quale professore associato Nicola Scafetta, il fisico della Duke University nato a Gaeta e noto nel resto del mondo come Math ehm… King e inventore di cicli astrologici-climatici in cui la forza di marea Q esercitata dalla congiunzione Giove-Saturno, e proporzionale alla distanza alla quarta potenza, fa oscillare il Sole attorno a un ipotetico baricentro. Perciò i gas serra non hanno un effetto serra, la temperatura media globale si raffredda dal 2000 e i termometri mentono, mossi da pregiudizi politici..

Il prof. Scafetta raggiunge a Napoli altri due docenti del non effetto serra dei gas serra, Domenico De Vivo e il più celebre Adriano Mazzarella che nei quotidiani locali propugna la tesi del “fornello geofisico”. Si tratta di vulcani sottomarini ancora da scoprire, attivi da poco e solo d’estate quando le loro eruzioni fanno ribollire l’Artico, ne sciolgono la banchisa e mandano in superficie tonnellate di pesce lesso a pancia in su. Un meccanismo ancora da scoprire spegne il fornello verso in settembre e lo riaccende in aprile.

Sulla homepage dell’Osservatorio Meteorologico dell’Università diretto dal prof. Mazzarella, il link “La burla dell’IPCC” porta al filmato di un seminario del prof. Scafetta

l’unico al mondo ad aver elaborato una previsione scientifica sulle temperature planetarie fino al 2100

Tutti gli scienziati che la custode conosce alla NASA, al CMCC e al Joint European Research Center di Ispra, elaborano infatti previsioni per il Novecento. Nell’introduzione al seminario, il prof. Mazzarella sostiene che pochi climatologi si chiedono se il riscaldamento in atto sia o meno di origine naturale, mostrando di nuovo un’approfondita conoscenza della letteratura scientifica. Dichiara inoltre con una punta di orgoglio forse non del tutto giustificata che egli e il prof. Scafetta sono i punti di riferimento del negazionismo (sic) in materia di riscaldamento globale. Unicamente per quanto riguarda la Terra, nel caso del prof. Mazzarella poiché, in un’altra pagina scrive che su Marte, invece,

c’è la probabile formazione di pozze d’acqua su alcune zone ai margini delle calotte

le quali sarebbero coperte di anidride carbonica, il “ghiaccio secco” che sublima senza liquefarsi, stando alle sonde in orbita, ai telescopi terrestri e alle confezioni di gelato, tutti quanti mossi da pregiudizi politici. Per il prof. Mazzarella invece le pozze d’acqua sono causate proprio dal riscaldamento globale.

A Padova, il prof. Scafetta riscriveva anche la Storia. Una congiunzione Giove-Saturno, nel segno zodiacale dell’Acquario, aveva causato dal 1500 al 1800 (sic) la piccola era glaciale

che ha favorito la peste nera e il collasso della civiltà europea, in un certo qual senso

In un certo qual senso che gioverà all’immagine dell’Università Federico II, il collasso comprende il Rinascimento, la rivoluzione scientifica, quella industriale e la colonizzazione di tre continenti, mentre la peste nera era avvenuta tra 1347 e il 1353.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: dal video di un’altra conferenza in cui il prof. Scafetta diffama migliaia di scienziati del clima.

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