SCOPERTE

Nell’ambiente di lavoro l’abuso verbale non ha genere

L'analisi di 29 studi scientifici ha concluso che uomini e donne sono egualmente soggetti a questo tipo di abuso, specialmente nel settore sanitario in cui il comportamento maschile tende a essere protettivo nei confronti delle colleghe

8627113727_00638f1e99_zSCOPERTE – Una recente analisi ha ripercorso sistematicamente numerosi studi che hanno indagato se siano più gli uomini o le donne a essere soggetti ad abusi verbali sul luogo di lavoro. Concentrandosi prevalentemente su un ambiente, quello sanitario, ne è emerso che non esiste una evidente differenza tra i generi, ma capita spesso che gli uomini si sentano in dovere di assumere un atteggiamento protettivo nei confronti delle donne, il che può renderli più vulnerabili. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Aggression and Violent Behavior.

L’abuso verbale è la forma più comune di violenza sul posto di lavoro. Può avere svariate conseguenze sia sul piano dell’organizzazione lavorativa in sé che sul benessere psicologico degli interessati, ed è per questo che svariati ricercatori si sono interrogati su come poter comprendere meglio il fenomeno, isolando per esempio le categorie più a rischio nelle loro variabili socio-demografiche. In termini di età oppure, come in questo caso, di genere. Secondo gli scienziati che si sono da poco cimentati in una review, tutti ricercatori dell’Università di Montreal e dell’Institut universitaire de santé mentale de Montréal, gran parte degli studi è risultata piuttosto contraddittoria nei risultati e non eravamo ancora arrivati a dare una risposta semi-conclusiva.

Dopo un rigoroso processo di selezione il team guidato da Stéphane Guay ha scelto 29 studi tra i 90 identificati inizialmente, gran parte dei quali (24) era stata condotta in ambienti di lavoro legati al settore sanitario. 15 studi su 29 sono arrivati alla conclusione che non esiste una differenza significativa tra uomini e donne. Esistono però in ambiente sanitario particolarità comportamentali da parte degli uomini, che tendono ad avere approcci meno aggressivi rispetto ai lavoratori maschi di altri settori, cercando il più possibile di evitare scontri violenti.

Tra le ricerche che invece hanno mostrato una differenza significativa tra i generi, la maggioranza ha concluso che sono gli uomini a essere più a rischio (11 studi) rispetto alle femmine (5 studi). La spiegazione secondo gli autori è proprio che in ambienti come quello sanitario, prevalentemente femminile, sembra quasi ci si aspetti dagli uomini che adottino un comportamento protettivo nei confronti delle donne. Il che va a loro svantaggio, commenta Guay, direttore del Trauma Studies Centre of the Institut universitaire en santé mentale de Montréal.

Un’altra possibile spiegazione, dice, è correlata al fatto che è considerato più socialmente accettabile essere aggressivi tra uomini -in quanto sesso forte- che nei confronti delle donne, ritenute più vulnerabili. Terza spiegazione potrebbe invece risiedere nel fatto che gli uomini -in base agli studi- tendono a diventare verbalmente aggressivi quando vengono provocati, mentre le donne preferiscono negoziare.
Non si può ancora parlare di conclusioni definitive, precisano gli scienziati, perché le ricerche hanno ovviamente dei limiti. I passi in avanti potrebbero essere proprio ampliare gli ambiti lavorativi coinvolti garantendo più eterogeneità, oltre a raggiungere una definizione chiara di cosa si intende per “abuso verbale” tenendo in considerazione diversi contesti culturali.

@Eleonoraseeing

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Patrick Theander, Flickr

Condividi su
Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".