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Triclosan, cosa dice la dermatologa

Cosmetici, prodotti per l'igiene dei bambini, per la pulizia della casa. I disinfettanti, in particolare il triclosan, sono molto diffusi. Ma sono sicuri?

5172558180_b8a882d594_zSALUTE – Il triclosan è probabilmente il disinfettante più diffuso nei prodotti che utilizziamo ogni giorno: saponi, dentifrici, shampoo e cosmetici. Ma anche nella carta igienica, nei detergenti liquidi, nei prodotti per la pulizia della casa, nei deodoranti e nei tessuti più complessi, in quest’ultimo caso come parte del processo di lavorazione perché si conservino meglio. A differenza dei parabeni o delle paraffine il triclosan è rimasto piuttosto alla larga dai riflettori, nonostante sia noto ai dermatologi perché può causare -quando usato al di fuori delle raccomandazioni in etichetta- allergie da contatto.

Tossicità

Per capire se la tossicità potesse esserci dopo un utilizzo continuativo, un team di scienziati ha indagato gli effetti di una lunga esposizione al triclosan su un campione di topi, portando avanti le osservazioni per sei mesi (che per un essere umano corrispondono a circa 18 anni). Le conseguenze individuate, riportate in uno studio su Proceedings of the National Academy of Sciences, erano concentrate a livello del fegato.

I topi esposti erano più soggetti a tumori indotti da sostanze chimiche, probabilmente -questa l’ipotesi degli scienziati- perché il triclosan interferisce con un recettore, una proteina che agisce proprio nella detossificazione, impedendole di funzionare correttamente. Un’azione che ha come conseguenza la proliferazione delle cellule del fegato e a lungo termine il tumore. C’è motivo di preoccuparsi? Oppure utilizzare i prodotti contenenti triclosan è sicuro, se si rispetta il dosaggio consigliato? Ne abbiamo parlato con Anna Belloni Fortina, specialista in dermatologia dell’Università di Padova.

“Il triclosan è un disinfettante ampiamente utilizzato e diffuso proprio perché ha una buona azione sui batteri, serve da conservante in moltissimi prodotti cosmetici e non. Un esempio è la carta igienica, come quelle molto soffici che per essere tali devono mantenersi umide ma al contempo non fare la muffa né alterarsi in alcun modo. Se non ci fossero disinfettanti non sarebbe possibile”, spiega Belloni Fortina. “Un altro esempio sono le creme o i farmaci topici, specialmente i prodotti fluidi con un’elevata percentuale di acqua”.

Sicurezza e normative

La scelta del triclosan parte proprio dal presupposto che è ben tollerato come disinfettante anche nel caso di utilizzo nei prodotti per bambini, con l’unico consiglio di mantenere la concentrazione bassa perché può causare allergie. La concentrazione viene stabilita da delle direttive europee, che l’hanno da poco limitata (aprile 2014) allo 0,2% in tutti i prodotti cosmetici. La precedente normativa risaliva invece al 2009 e aveva stabilito la concentrazione -non più ritenuta sicura per il rischio di sovraesposizione- allo 0,3%.

“Non c’è motivo di preoccuparsi quando ci si attiene all’utilizzo raccomandato sull’etichetta”, spiega Belloni Fortina. “Bisogna semplicemente essere scrupolosi e attenti, in particolare quando i prodotti che contengono triclosan vengono usati sui bambini con l’eczema, dermatite topica che colpisce il 10% della popolazione pediatrica, una fetta piuttosto importante”.

Su questi bimbi si utilizzano disinfettanti proprio per le continue reazioni della pelle nei confronti di batteri esterni, anche se sono più a rischio di sviluppare una sensibilizzazione da contatto (arrossamento, vescicole, croste, prurito intenso) rispetto a quelli sani. “I più vulnerabili sono i bambini piccoli e quelli in fascia pediatrica che soffrono già di dermatiti, malattie infiammatorie della cute. Il rischio di penetrazione di disinfettanti come il triclosan è maggiore e il pediatra -di fronte a un bambino con questi problemi- dovrebbe sempre avvisare i genitori di non mettergli sulla pelle tutto quello che gli passa per le mani, ma di essere molto scrupolosi” spiega Belloni Fortina. “Anche se pensano che la dose consigliata sia troppo bassa, per esempio perché il liquido disinfettante una volta versato in acqua non fa schiuma, devono comunque attenersi alle raccomandazioni in etichetta”.

Lavarsi sì, ma senza esagerare

L’elemento di preoccupazione, al di fuori delle normali condizioni di utilizzo (e di eventuali dosi specifiche diverse per bambini e adulti), è proprio quello dell’assorbimento e della potenziale tossicità. “Se l’etichetta raccomanda di usare un tappo ogni tot litri d’acqua non bisogna utilizzarne di più: la pelle dei bambini è più sottile, tutto ciò che viene veicolato dall’acqua può essere assorbito”. Esagerando con i disinfettanti, inoltre, si va a danneggiare il microbioma favorendo la crescita di flora patogena a sfavore di quella non patogena normalmente residente sulla cute.

“Questo non significa che non bisogna lavarsi”, precisa Belloni Fortina, “ma nemmeno che bisogna esagerare. Lo spiega molto bene la cosiddetta hygiene hypothesis: una volta, specialmente i bambini, si stava molto più a contatto con l’ambiente. Meno igiene e meno pulizia ma un sistema immunitario portato alla risposta. Con le nuove attenzioni verso l’asetticità, spesso eccessive, a un certo punto il sistema immunitario si è trovato disoccupato”.

Non avendo un’attività immunologica costante in corso, per far fronte alle infezioni, è più facile che il sistema immunitario vada incontro a risposte abnormi come le reazioni allergiche o l’asma. Al giorno d’oggi i bambini allergici sono molti più che in passato e non dipende dal maggior numero di test condotti. “Proprio per il rischio di assorbimento sono contraria all’eccesso di disinfezione con i prodotti chimici, ad esempio per la tettarella. È molto meglio ricorrere alle macchinette disinfettanti, che funzionano come delle piccole autoclavi e sterilizzano grazie alla temperatura”, spiega Belloni Fortina.

“Purtroppo sono ancora poche le mamme che le usano, o quelle che risciacquano gli oggetti dei figli dopo averli disinfettati, nel timore di renderli nuovamente non-sterili. Ma il risciacquo andrebbe sempre fatto. In ogni caso sono questi gli scrupoli da porsi nell’utilizzo di prodotti che contengono triclosan, stando sempre attenti a rispettare le indicazioni trovate in etichetta”.

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@Eleonoraseeing

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Keith Williamson, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".