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LIBRI – Galileo e Harry Potter

La magia può aiutare la scienza? Il libro di Marco Ciardi

5699496CULTURA – Nel 2007 Piergiorgio Odifreddi, in un corsivo su La Repubblica, sosteneva che leggere le avventure di Harry Potter o Il Signore degli Anelli potesse portare allo sviluppo di una mentalità irrazionale e antiscientifica. Ma è davvero così? Da qui prende spunto Marco Ciardi, saggista e storico della scienza dell’Università di Bologna, che nel suo ultimo lavoro, Galileo e Harry Potter. La magia può aiutare la scienza? (Carocci Editore) tratteggia al contrario un percorso che porta a riconsiderare i rapporti fra le arti magiche simboleggiate dal maghetto di J.K. Rowling e il metodo scientifico di cui Galileo è emblema. Ma cosa si intende per magia? Non tanto un banale gioco di prestigio che sfida ciò che consideriamo reale, quanto piuttosto un complesso sistema di conoscenze teoriche e pratiche che solo gli eletti possono imparare, come accade a Hogwarts nell’universo di Harry Potter.

Ciardi fin dalle prime pagine chiarisce che la sua analisi è “senza se e senza ma dalla parte della scienza” poiché considera la scienza il miglior metodo in possesso del genere umano per produrre conoscenza. La scienza è un metodo che ha regole chiare, rigorose e soprattutto condivise da una comunità di pari, in cui l’accesso al sapere – almeno in principio – è aperto a tutti e non iniziatico e per pochi come nel mondo magico. Il metodo scientifico moderno nasce però in un contesto in cui inevitabilmente la commistione con la mentalità prescientifica e la magia è presente e radicata. Il percorso di Ciardi tocca emblemi del mondo magico come l’alchimia (in particolare la pietra filosofale) e le leggende di Atlantide. Emblemi che per decenni hanno incrociato il loro percorso con personalità del nascente mondo scientifico.

Magia e scienza erano molto legate nella figura di sir Isaac Newton. Una figura molto complessa, in cui la ricerca alchemica e l’interpretazione biblica andavano di pari passo con le scoperte astronomiche e i trattati di filosofia naturale. Solo di recente sono venuti alla luce diversi documenti inediti e manoscritti di Newton che hanno squarciato le interpretazioni storiografiche precedenti che volevano Newton come icona della scienza. Ciardi cita poi il filosofo Immanuel Kant e le sue indagini sui fenomeni psichici e spiriti, affrontate con sincero spirito scientifico ma con altrettanta apertura alla possibilità che tali fenomeni fossero possibili. E non è un caso che Ciardi proponga un collegamento fra le indagini di Kant e quelle contemporanee del CICAP, per cui le analisi sulle pseudoscienze sono anche strumenti utili per descrivere fenomeni non tanto psichici quanto psicologici.

In conclusione la risposta di Ciardi è che sì, la magia può aiutare la scienza, a patto che si tenga sempre ben presente una solida contestualizzazione storica e una rigorosa distinzione di campi e di prerogative. In fondo, ipotizza Ciardi, possiamo lasciarci andare con un po’ di fantasia all’idea che Galileo sarebbe stato un appassionato lettore di Harry Potter, in quanto appassionato – come riporta lo storico dell’arte Erwin Panofsky – di storie di ippogrifi, streghe o fate. E nonostante questo la sua mentalità scientifica non è stata intaccata, ma forse innescata o quanto meno arricchita.

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Enrico Bergianti
Giornalista pubblicista. Scrive di scienza, sport e serie televisive. Adora l'estate e la bicicletta.