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La psicologia dei regali agghiaccianti

Ovvero come spiegare i motivi di tutti i regali sbagliati che riceviamo (e facciamo?) a Natale.

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RICERCA – Una pianta di gelsomino (l’unica cosa alla quale sono allergica), una rosa di peluche che canta quando premi un bottone con una vocina da bambola dei film dell’orrore, due schiacciapatate. Questi sono i regali più brutti o inutili che mi ricordo di aver mai ricevuto a Natale. Ma, navigando in rete, scopro che c’è chi sta peggio. C’è chi riceve per Natale ogni anno gli stessi calzini con i pinguini, chi una tazzina da caffè gialla che sotto aveva la scritta “Parmacotto”, segno che era stata ottenuta con i punti. Ovviamente chi l’ha ricevuta afferma di non bere mai caffè. Chi a nove anni – e lo ricorda ancora da adulto – in un Natale solo ha ricevuto una lista intera di regali agghiaccianti: un dizionario tascabile dei sinonimi e contrari (a 9 anni è un must!), un kit per il punto croce, una bilancia di Bambi con un post-it che diceva “sei un po’ in sovrappeso”(ottimo per l’autostima dei bambini). E poi, ovviamente, c’è la lunga serie di regali riciclati: creme per il viso che ormai sono in scadenza, orologi “vintage”, bagnoschiuma un po’ polverosi, come se avessero dormito sugli scaffali di un mobile da una anno. O, peggio, quei regali che, oltre a essere veramente brutti o inutili, li giri e… c’è il prezzo! Quanto restiamo delusi dalle scelte fatte dai nostri amici e dalle nostre famiglie, che dovrebbero conoscerci bene e invece…

Oggi, però, c’è uno studio, pubblicato sul Journal of Consumer Research, e composto da otto esperimenti, che ci dà una spiegazione del perché questo succede. E sta tutto nella diversa percezione del regalo che ha chi lo fa e chi lo riceve.
Chi regala spesso si focalizza sulla desiderabilità percepita dei regali perché pensa che saranno quelli più apprezzati. Invece chi riceve, in genere, valuta il loro vero valore, la facilità di utilizzo e la praticità. Spesso chi regala vuole fare bella figura e si focalizza su questo piuttosto che sulla persona alla quale farà il regalo. Tende magari a cercare la creatività, e può finire per fare un regalo che, però, per quella persona, è scomodo o del tutto inutile.
Ad esempio, come ha mostrato lo studio, tra un programma per il computer veramente complesso, peno di funzioni incredibili, e uno molto semplice, meno sfaccettato ma di facile accesso, è molto probabile che il “donatore” scelga il primo perché lo considera un regalo migliore e più desiderabile, non considerandone la praticità, mentre buona parte dei “riceventi” avrebbe scelto il secondo.

Idem per le “gift card” (ne abbiamo parlato anche qui). Per esempio, di fonte alla scelta di regalare una gift card per una cena, tra un ristorante molto chic, ma anche ben lontano da casa del ricevente e un locale più casual ma vicino a casa, il donatore sceglie quasi sempre quello che sembra più desiderabile: il locale chic. I donatori tendono a focalizzarsi sulla particolarità e la (presunta) desiderabilità del regalo, mentre i riceventi tendono a preferire la comodità della vicinanza da casa e, magari, il piacere di andare a cena senza troppe formalità.

Questa asimmetria nelle preferenze di donatore e ricevente provoca il consueto imbarazzo al momento dello scartare il regalo: il donatore si aspetta di aver reso l’amico molto felice e si ritrova la faccia con sorriso di circostanza, il massimo che riusciamo ad ottenere da noi stessi quando ci troviamo di fronte all’ennesima brutta tazza da tè o al kit per fare calzini all’uncinetto.

In pratica, per i ricercatori sta tutto qui. È solo questione di asimmetria. Desiderabilità percepita contro praticità, desiderio di fare un regalo “particolare” e le effettive necessità di chi riceve il nostro regalo. E mettiamoci anche un po’ della nostra ansia da prestazione: vogliamo essere bravi nella scelta, comprare un regalo creativo, che nessuno farebbe, che ci renda interessanti agli occhi del ricevente, che impressioni.
E poi, infine, non sarà carino, ma diciamolo: alcuni sono meno interessati di altri a fare regali. Semplicemente sono meno inclini a regalare, forse meno interessati agli altri. E, in genere, sono uomini.

Questo è quello che, già lo scorso dicembre, aveva confermato la ricerca condotta da Monique Pollmann e pubblicata su PlosOne. In una serie di esperimenti, la ricercatrice ha chiarito che le donne sono più brave degli uomini a scegliere i regali e la chiave che spiega la differenza tra essere buoni o cattivi donatori sarebbe la presenza o la lieve mancanza di interesse per gli altri. Utilizzando un questionario sul quoziente dello spettro autistico, che misura la presenza di tratti autistici nell’adulto sano, la Pollmann ha indicato che gli uomini hanno un punteggio più alto, ossia hanno maggiori tratti autistici rispetto alle donne.
Detto ciò, ricordiamoci che questo vale per tutti. È vero che abbiamo ricevuto regali agghiaccianti, ma siamo proprio sicuri che i nostri siano poi così azzeccati?
C’è ancora un po’ di tempo prima di Natale per poter cambiare le scelte che abbiamo fatto per amici e parenti. Just in case…

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: SimplyPanda, Flickr

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.