CULTURA

Nuova ipotesi di risonanza nella musica di Beethoven

Una ricerca americana avanza l'ipotesi che le aritmie cardiache di cui era affetto il compositore abbiano giocato un ruolo importante nella ritmica delle sue opere

Beethoven_Klaviersonate_Nr_30CULTURA – La scienza che giace dietro al fenomeno della risonanza è ancora sostanzialmente un mistero, sia per i musicisti che per gli scienziati, e anche per i filosofi della mente. Nonostante questo la ricerca prosegue e anche il grande compositore Ludwig Van Beethoven non è esente da essere protagonista di ipotesi secondo cui la sua produzione musicale sia stata influenzata da parametri fisiologici, in particolare dal suo ritmo cardiaco.

Ad avanzare l’ipotesi un team di ricercatori dell’Università del Michigan e di quella di Washington, che comprende un cardiologo, uno storico della medicina e un musicologo. Secondo le osservazioni degli autori, pubblicate sulla rivista Perspectives in Biology and Medicine, l’affermazione secondo cui l’arte viene dal cuore andrebbe presa alla lettera. Beethoven soffriva infatti di una forma di aritmia cardiaca, e secondo i ricercatori il “ritmo” irregolare del suo cuore sarebbe assai simile a quello alla base di alcune sue opere.

Un esempio – si legge nello studio – è l’Opus 130, il Quartetto d’archi n.13 in particolare il quinto movimento, quello denominato Cavatina (si può ascoltare qui). Il quartetto è in si bemolle maggiore, ma a metà della partitura (minuto 4:07) Beethoven passa al do bemolle maggiore, una chiave che evoca risonanze decisamente diverse nell’ascoltatore rispetto al si bemolle, e che si accompagna in questo movimento anche a un cambio ritmico della composizione stessa.

Certamente, come sottolineano gli stessi autori, queste osservazioni rappresentano un’ipotesi interessante, per quanto non ancora una spiegazione delle scelte stilistiche del compositore. Oltre al fatto che non è possibile ricostruire oggi con precisione il quadro clinico di una persona vissuta nel 1800, e nel caso specifico verificare l’effettività delle numerose malattie attribuite a Beethoven, dalla malattia infiammatoria intestinale, ai problemi ossei, alle patologie epatiche, fino all’abuso di alcool e alle malattie renali. “L’unica cosa che abbiamo potuto fare è stato interpretare le informazioni che abbiamo su Beethoven alla luce delle nostre conoscenze mediche attuali” racconta in un comunicato stampa l’autore principale dello studio, Zachary D. Goldberger, cardiologo presso Harborview Medical Center e la University of Washington School of Medicine.

Tuttavia analizzando le descrizioni dei sintomi legati a un battito cardiaco anomalo i ricercatori sono persuasi del fatto che Beethoven fosse effettivamente affetto da aritmia e per quanto non sia possibile provarlo definitivamente, ciò apre almeno alla possibilità di una correlazione fra questa sua condizione fisica e le particolarità ritmiche delle sue composizioni. “Vi è insomma la possibilità – afferma Goldberger – che il ritmo del suo cuore potrebbe letteralmente essere al centro di alcuni dei più grandi capolavori di tutti i tempi”.

@CristinaDaRold

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.