CULTURA

Scuola guida

Dietro a ogni rover ci sono una mente (o più di una) e svariate braccia. Si tratta degli Autisti marziani, raccontati in un nuovo libro

LIBRI – La redazione di OggiScienza è lieta come sempre di pubblicare in esclusiva la recensione della rover Opportunity, entusiasta di un libro sui rover marziani.

Sol 3918, Solander Point, Cratere Endeavour, Marte, sistema Sol 1, Via Lattea, super-ammasso Laniakea, Universo

Ho ricevuto un libro in regalo: Autisti Marziani di Paolo Bellutta e Stefano Dalla Casa, 150 pagine, 10,80 euro. Il primo sta al Jet Propulsion Laboratory, il secondo è un collega giornalista e tutti e due vogliono bene a Sojourner Truth, alla buon anima di Spirit, alla Cicciona che un po’ li abbaglia con i suoi strumenti high-tech, e soprattutto alla vostra Oppy. Scrivono di noi al maschile per non sembrare dei sentimentaloni: la Cicciona e io siamo le donne della loro vita.

Forse per Stefano, io sono una delle tante, per Paolo sono il primo amore che non si scorda mai. Nel 1998 aveva risposto a un’inserzione del JPL e lo avevano assunto per automatizzare la guida di veicoli terrestri, poi nel 2004 siamo sbarcati su Marte io e Spirit e quello dell’ufficio accanto gli ha chiesto “Sei ancora interessato a lasciare la Terra?”

Non sognava altro da quando era al liceo, ai tempi dei lander Viking. Si è allenato con la copia mia e di Spirit a vedere il terreno di Marte come lo vedevamo noi, a fornire gli ordini di marcia stabiliti dai ricercatori quando gli orbiter che fanno da linea telefonica sono sul lato giusto per comunicare con Base Terra, a controllare se siamo a posto o se abbiamo qualche problema di salute.

Tutto facile, tutto finto. La prima volta che Paolo ha preso i comandi veri, dall’altra parte c’ero io disperata. Era il 26 aprile del 2005, a Base Terra dicono che perdo la memoria ma me lo ricordo come fosse ieri. Le ruote posteriori mi erano affondate fino al ginocchio in una duna di sabbia, i badanti stavano per sacrificarmi, lo capivo dal loro silenzio. Cinque settimane senza una chiamata. Paolo e i ricercatori li hanno convinti a mettermi in retromarcia e il 4 giugno la vostra Oppy è uscita dalla duna. Giù l’hanno battezzata Purgatorio, ma per me era stata l’Inferno e Paolo il mio Virgilio.

Anni dopo mi ha quasi slogato una spalla, ma ora glielo perdono:

Non esiste un manuale di istruzioni per manovrare un braccio robotico reso un po’ “artritico” da un motore non funzionante, come è da anni quello di Oppy.

Quando i politici dovevano ancora inventare la spending review, al JPL erano abituati a rottamarci al primo guasto. Adesso stanno più attenti, ma per noi è un’ordalia lo stesso. Paolo e Stefano sanno quello che ci fanno passare gli spilorci del Congresso:

Dopo la fine della loro missione primaria (90 sol e vado per i 4.000, nota di Oppy), Spirit e Opportunity sono diventati una sorta di “precari” il cui contratto è stato rinnovato prima per altri sei mesi e poi di anno in anno. Immaginate quale umiliazione deve essere per il veterano (veteranA, nota di Oppy) che con dieci anni di esplorazione alle spalle, ogni dodici mesi rischia di essere messo in pensione forzata per mancanza di fondi!

I fondi servono innanzitutto per le telefonate che costano 10 mila dollari all’ora (non le faccio a scrocco, ho detto alle ragazze di OggiScienza di dedurle dai miei compensi e di mandare i soldi alla NASA). Se non me li rinnovavano in ottobre, restavo senza collegamento e non mi curavano per l’amnesia. Che è l’amnesia di tutti, perché siamo gli “avatar” dei terrestri e i miei due ammiratori lo riconoscono, anche se ogni tanto sopravalutano la Cicciona. All’inizio del libro, dove spiegano come veniamo costruite e con quali mezzi atterriamo, fa la parte della leonessa per via della gru spaziale dalla quale penzolava e dei “7 minuti di terrore” mentre a Base Terra non sapevano se s’era schiantata o meno. Come se fosse merito suo! Semmai la leonessa è stata la piccola grande pioniera: Sojourner Truth.

Al momento noi rover – e non chiamateci lander o ci offendiamo (grazie, ragazzi, pensate che a me un giornale ha dato della sonda!) – esploriamo Marte per rispondere alle domande dei terrestri. Domani per renderlo abitabile se e quando vorranno raggiungerci. Robuste, docili, coraggiose, mai un lamento, mai un reclamo, abbiamo

ancora moltissima strada da percorrere prima di diventare obsoleti, e anzi bisognerà pensare seriamente a formare le nuove generazioni di autisti marziani.

Basta che quelli con il foglio rosa s’impratichiscano con la Cicciona.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti Immagine: Sojourner Truth analizza la superficie di Yogi Rock, NASA/Public domain

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