POLITICA

Cinquant’anni e neanche una ruga

Dai tempi di Primavera Silenziosa molto è cambiato. E quando si sviluppa un dibattito non sempre l'evidenza scientifica è riconosciuta come tale, vedi cambiamento climatico

POLITICA – L’8 febbraio 1965, il presidente Johnson presentava al Congresso “Restoring the Quality of our Environment, il rapporto della commissione sull’inquinamento ambientale voluta nel 1963 da John Kennedy, a seguito del dibattito e delle proteste suscitate in tutto il paese da Primavera silenziosa, di Rachel Carson.

Dalle raccomandazioni del rapporto sono nate le leggi sull’aria e l’acqua pulita e altre normative che hanno limitato il rilascio di sostanze tossiche, nessuna delle quali ha danneggiato l’economia statunitense (1). I congressisti del partito Repubblicano che le avevano approvate durante la presidenza Nixon erano favorevoli ai provvedimenti “basati sull’evidenza”. Non imponevano per decreto il tasso di innalzamento del livello del mare né minacciavano gli scienziati latori di notizie men che rosee di processarli come voleva fare cinque anni fa il senatore Jim Inhofe con diciassette ricercatori rei di essere co-autori di un rapporto dell’IPCC, commissionato anche dagli Stati Uniti per proseguire il lavoro di Roger Revelle e dei suoi colleghi.

Oggi Jim Inhofe è di nuovo presidente della Commissione senatoriale per l’Ambiente e le Opere pubbliche, continua a sostenere che i cambiamenti climatici sono una truffa.

Dal rapporto del 1965 sono nate proprio le ricerche sul riscaldamento globale al quale tanti politici non “credono”. Il capitolo più sorprendente era quello della sottocommissione “Atmospheric Carbon Dioxide” formata da Roger Revelle, Wally Broecker, Harmon Craig, Charles KeelingJoseph Smagorinsky, 20 paginette lungimiranti sui rischi di una concentrazione crescente di CO2 in atmosfera. Nella bibliografia, sono citati i classici, Fourier, Arrhenius, Callendar. E due modelli di Syukuro Manabe, molto semplificati per stare sulle schede perforate e girare su un computer enorme di una lentezza esasperate. Dieci anni dopo Manabe pubblicava con Richard Wetherald il capostipite dei “modelli di circolazione generale” usati per calcolare la sensibilità del clima: di quanto aumenta la temperatura globale al raddoppio della concentrazione di CO2 rispetto a quella del ‘700. Sarà po’ rozzo, ma le sue proiezioni sono state tutte confermate dalle misure effettuate in questi ultimi 40 anni, dal raffreddamento della stratosfera all’amplificazione polare.

La curva di Keeling continua a salire e sembra difficile che al vertice di Parigi, in dicembre, i paesi firmatari della Convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici si mettano d’accordo per limitare davvero le emissioni di gas serra. Però il fiume Cahuyoga è tornato vivibile anche a Cleveland, l’aria respirabile anche a Los Angeles. Forse quel vecchio rapporto andrebbe presentato tale quale a Pechino, Nuova Delhi o Abuja e ripresentato a Washington.

Nota 1

Si può giocare al piccolo politico con il Global Calculator del governo britannico, un modello che ne comprende qualche decina: fonti di energia, trasporti, uso dei terreni, scelte alimentari (dieta carnivora o meno), stili di vita, costi dei provvedimenti e delle decisioni individuali… In totale ci sono 40 “leve” da alzare o abbassare per provare a contenere il riscaldamento globale entro i 2° C e vedere le conseguenze di ogni variante nel 2050:

Consente di esplorare le opzioni del mondo per affrontare i cambiamenti climatici e vedere come esse si sommano. Con il Calcolatore, potete scoprire se tutti possono avere uno stile di vita dignitoso lo stesso. 

All’inizio conviene seguire i “percorsi” prestabiliti da multinazionali come Shell o dai vegani, passando da Friends of the Earth. Quando si va fuori rotta, per esempio se una variante danneggia troppo l’economia, si accendono simboli in rosso e contrariamente a quanto accade nella vita reale è possibile ripensarci. Avvertenza: c’è da perderci giornate intere.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: NCAR/Cornell University

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