WHAAAT?

Anche i coccodrilli vogliono giocare

Lo fanno tra loro ma anche con una lontra di passaggio, o con un essere umano col quale hanno creato un legame. E il gioco diventa segno di un'intelligenza complessa

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WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – I coccodrilli non sono poi così dei duri come vorrebbero darci a vedere, anzi. Si divertono a giocare e lo fanno non solo tra di loro ma anche con altri animali. E in tutte e tre le tipologie di gioco note agli esperti che si occupano di etologia e cognizione animale: gioco locomotorio, gioco con oggetti e gioco sociale. Una scoperta che non solo ce li rende ancora più simpatici ma offre molti spunti sui percorsi di evoluzione della loro intelligenza. E di cosa li abbia resi possibili.

Ne ha scritto di recente Vladimir Dinets, ricercatore in psicologia alla University of Tennessee e da sempre grande fan di questi rettili: per dieci anni ha condotto studi osservativi, partecipato a numerose conferenze tra esperti e infine ha affiancato alle sue conoscenze le testimonianze dirette di molti altri appassionati (che si confrontano continuamente sui forum dedicati e sui gruppi a tema coccodrillo su Facebook, spiega Dinets).

Come si legge sulla sua pubblicazione sulla rivista Animal Behavior and Cognition, non è raro vedere i coccodrilli divertirsi nel vero senso della parola. A Dinets è capitato di osservare un giovane alligatore giocare in acqua con una lontra, e di sentire le testimonianze di persone che hanno legato con uno di questi rettili al punto da renderlo quasi “domestico”. Un esempio particolarmente calzante è la storia di un uomo che anni fa salvò un coccodrillo a cui avevano sparato in testa, e ci fece amicizia. Comportandosi con lui un po’ come si fa con un gatto.

«Il coccodrillo nuotava con il suo amico umano, giocava a spaventarlo fingendo di attaccarlo all’improvviso o arrivando furtivo da dietro. Accettava di farsi accarezzare, abbracciare, baciare sulla punta del muso e di essere ‘ruotato’ mentre stava in acqua», racconta Dinets. Che il coccodrillo dell’Isola Che Non C’è volesse solo giocare con Uncino, e ticchettasse per far presente che l’ora delle coccole e del divertimento era arrivata?

Il gioco con gli oggetti è quello che si osserva più spesso: che si tratti di pezzi di legno, detriti, della loro preda o semplicemente delle onde, i coccodrilli non si lasciano sfuggire questa possibilità di interazione. Tra di loro invece si divertono con il gioco sociale: sono stati osservati piccoli alligatori fare lunghi percorsi sulla schiena dei loro compagni più vecchi, piccoli caimani giocare tra loro in una sorta di scherzoso corteggiamento, come anche un coccodrillo maschio adulto dare un passaggio alla sua signora.

Via via che gli scienziati approfondiscono questi studi su sempre più specie diverse (sono capaci di gioco anche le vespe, i pesci e alcuni invertebrati) raccolgono nuove evidenze a sostegno del fatto che questa caratteristica appartiene ad animali intelligenti. Quelli con un comportamento non solo complesso ma anche flessibile. Dinets conclude la sua spiegazione con un suggerimento che fa sorridere, poi fa anche riflettere. «Centinaia di migliaia di coccodrilli al momento si trovano in cattività, negli zoo, negli allevamenti e nei centri destinati alla riproduzione di specie a rischio (come il coccodrillo cubano, il gaviale del Gange e l’alligatore della Cina). Dar loro dei giocattoli o fornire occasioni di gioco potrebbe renderli più felici e anche più sani».

@Eleonoraseeing

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: DeusXFlorida, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".