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Come mai un odore ci fa rivivere un ricordo?

Scoperto come mai un odore è in grado di farci ricordare un momento della nostra vita. La scoperta grazie all'utilizzo della risonanza magnetica funzionale

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RICERCA – Vi sono alcuni profumi e odori che riescono a farci rievocare momenti precisi della nostra vita. Uno studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience da un team di scienziati della Vanderbilt University, ha ora permesso di capire come il cervello raccoglie ed elabora questi ricordi.

Gli scienziati li chiamano addirittura viaggi mentali nel tempo, e non a caso. Determinati odori, infatti, riescono a farci ricordare alcune nostre esperienze passate con un grado di dettaglio davvero molto elevato.

Ma a cosa è dovuto questo fenomeno? Come fa il cervello a farci rievocare ricordi così precisi? Fino a oggi, infatti, si sapeva solo che il lobo medio temporale del cervello fosse coinvolto nella memoria, ma vi erano ben poche informazioni su come il cervello riuscisse in questo meccanismo, “selezionando” preferenzialmente alcuni ricordi piuttosto che altri.

I ricercatori, per rispondere a questi quesiti, hanno sviluppato un modello per studiare il funzionamento del lobo medio temporale su 20 partecipanti di ambo I sessi ed età compresa tra I 18 e I 35 anni. Ai soggetti sono state fornite liste di 24 nomi di oggetti o animali e sono state loro poste alcune domande in modo che si concentrassero sulle parole. Dopo una pausa, gli sperimentatori hanno fatto ripetere le parole appena imparate ai partecipanti, senza alcuna indicazione sull’ordine. In tutto l’esperimento il loro cervello veniva analizzato attraverso la risonanza magnetica funzionale.

Con questo test si è scoperto che quando un individuo ricorda semplicemente qualcosa si attiva la regione anteriore del lobo medio temporale, mentre durante un “viaggio mentale” in cui il soggetto ricorda molti dettagli di un ricordo, è la parte posterior del lobo ad attivarsi.

Non solo: i ricercatori si sono anche accorti che l’oggetto menzionato in seguito a un viaggio mentale era generalmente quello nell’ordine della lista, mentre in presenza di ricordi casuale, anche l’oggetto successivo era uno qualsiasi della lista.

Come interpretare questi risultati?

Secondo Sean Polyn, principale autore dello studio “questo modello dimostra che il cervello imprime un codice temporale sui ricordi. Richiamare alla mente quei ricordi permette al cervello di utilizzare quel codice temporale e di accedere ad altri ricordi ad essi vicini.”

Quando si forma un ricordo, infatti, tutte le informazioni vengono collegate temporalmente tra loro come se fossero cartelle di un computer. Durante un viaggio del tempo vengono ricordate insieme tutte le sensazioni connesse.

Questa scoperta ha permesso di capire che in base all’attività di una specifica regione del cervello è possibile predire l’ordine delle informazioni ricordate dai partecipanti. Ma è soprattutto un indizio per capire come si comporta il cervello quando si rivivono I ricordi. “Malattie come Alzheimer ed epilessia – conclude Polyn – hanno effetti devastanti sulla memoria e queste informazioni potrebbero aiutarci a sviluppare trattamenti in grado di preservare i ricordi dei pazienti”.

@FedeBaglioni88

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Dennis Wong, Flickr

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88