WHAAAT?

La strategia del toxoplasma

Un ratto infettato non teme più i gatti, anzi è attirato dal loro odore. Uno studio inizia a far luce sul meccanismo del parassita

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WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Negli anni Ottanta gli scienziati scoprirono che quando un roditore viene infettato dal parassita Toxoplasma gondii inizia a comportarsi in modo diverso dal solito. Per esempio non teme più i gatti, o meglio non risponde con la paura quando ne avverte l’odore. Anzi, ne è addirittura attratto, e finisce per farsi catturare con estrema facilità. Diventando il loro pasto.

L’utilità di questa stranezza per il parassita è piuttosto immediata: solo una volta arrivato all’interno dell’intestino del gatto, che in questo caso è l’ospite serbatoio, potrà dare il via alla sua riproduzione che avviene per via sessuata. Finora, tuttavia, non era chiaro quale fosse di preciso il meccanismo che permette al parassita di riuscire addirittura a modificare il comportamento dei topi. E forse addirittura degli esseri umani, perché esistono anche teorie, per il momento speculative, secondo le quali anche noi subiamo il suo effetto. Se un uomo infettato sarebbe più introverso, sospettoso e ribelle, una donna al contrario tenderebbe a diventare più estroversa, fiduciosa e obbediente. Ma questo lo vedremo in futuro, forse.

Alcuni ricercatori, guidati da William Sullivan della IU School of Medicine, hanno identificato un possibile meccanismo tramite il quale Toxoplasma gondii modificherebbe le cellule nervose, e che potrebbe essere la spiegazione dietro agli strani comportamenti che seguono l’infezione. I risultati sono pubblicati su PLoS ONE. Quando il parassita infetta un essere umano, spiegano gli scienziati, causa sintomi piuttosto simili a una banale influenza. Ma incontra presto il sistema immunitario e si ritira così a uno stadio latente, protetto all’interno di cisti che il nostro corpo non è in grado di rimuovere. Eppure prima di raggiungere questo stato sembrerebbe agire su alcune delle più comuni (e importanti) cellule del cervello, gli astrociti.

Studiando queste cellule nei ratti, i ricercatori hanno fatto una valutazione accurata della loro struttura e trovato (in 529 siti su 324 diverse proteine) la presenza di gruppi acetili, a formare quello che viene chiamato acetiloma. Un po’ come una mappatura dei geni viene chiamata genoma. Il processo di acetilazione ha conseguenze sulle proteine, può cambiarne la funzione, la posizione o altri aspetti importanti, e permette agli scienziati di capire come le cellule agiscono nel cervello. Confrontando i tessuti cerebrali sani con quelli infetti da Toxoplasma gondii, i ricercatori hanno notato che un certo numero di proteine era acetilato in modo diverso.

«Non conosciamo ancora l’impatto di questa modifica, ma la scoperta potrebbe essere utile per capire come fa il parassita a resistere nel cervello e come questa modifica agisca sul comportamento, sia di roditori che di umani», commenta Sullivan. Le forme latenti dell’infezione, sottolinea lo scienziato, hanno un impatto fisico minimo sulle persone in salute, passando quasi inosservate. Ma se il parassita ritorna attivo può fare danni a livello tissutale sui soggetti con un sistema immunitario già indebolito o compromesso, per esempio chi si sta sottoponendo a chemioterapia per trattare un tumore o chi ha l’HIV. Insomma, non è da sottovalutare.

Quali accorgimenti, tirando le somme? Il Toxoplasma gondii può arrivare a noi tramite carne cruda o poco cotta, oppure verdure non lavate. Ma anche per contatto con le feci del gatto, motivo per cui è sempre una buona idea pulire la lettiera con cura. In momenti particolarmente sensibili come la gravidanza è necessario poi prestare ancora più attenzione, perché la toxoplasmosi contratta in questo periodo può portare ad aborti, parti prematuri, morte fetale o altre patologie.

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: Niels Hartvig, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".