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L’associazione tra autismo e sintomi gastrointestinali

Diarree, intolleranze, allergie, costipazione: il rischio di soffrirne per un bimbo con un disturbo dello spettro autistico è più del doppio

1744640779_62737e4ef3_zPer i bambini che presentano un disturbo dello spettro autistico il rischio di soffrire di sintomi gastrointestinali è più del doppio rispetto a quelli che si sviluppano in modo tipico. Sintomi che possono presentarsi sia da neonati che tra il primo e il secondo anno di vita, spiega uno studio su JAMA Psychiatry.

I ricercatori della Columbia University Mailman School of Public Health hanno lavorato su un ampio sondaggio longitudinale condotto su madri norvegesi, che hanno fornito informazioni sui problemi gastrointestinali dei loro figli nel corso dei primi tre anni di vita. Ne è emerso che i bambini con un disturbo dello spettro autistico erano proprio quelli le cui madri avevano riportato come più soggetti a costipazione oppure allergie e intolleranze alimentari tra i sei e i 18 mesi di vita, sintomi ai quali si aggiungeva anche la diarrea tra i 18 e i 36 mesi. Rispetto ai bambini con uno sviluppo tipico, i rischi erano di due volte e mezza maggiori.

In base ai questionari, inoltre, i ricercatori hanno stabilito che i bambini autistici soffrivano maggiormente di queste problematiche anche rispetto a quelli con un ritardo dello sviluppo, il che suggerisce che allergie, intolleranze, diarrea e costipazione non siano semplicemente una conseguenza del ritardo a volte associato all’autismo stesso. «Non solo abbiamo scoperto che questi sintomi compaiono molto presto, ma anche che i bambini con un disturbo dello spettro autistico corrono un rischio significativamente maggiore di soffrire di questi sintomi in maniera persistente rispetto a quelli che si sviluppano in modo tipico», spiega Michaeline Bresnahan, prima autrice della pubblicazione.

«La natura longitudinale dello studio ci ha inoltre permesso di riscontrare la presenza dei sintomi gastrointestinali nei primi mesi di vita, molto prima che le madri venissero a conoscenza della diagnosi di autismo», aggiunge Ezra Susser, co-autore. «Si tratta di un’altra dimostrazione di come gli studi longitudinali di coorte possano far luce sulle caratteristiche dell’autismo».

Qual è il legame?

La connessione tra i sintomi e i disturbi dello spettro autistico rimane sconosciuta: intanto i ricercatori tranquillizzano sul fatto che la maggioranza dei bimbi che ne soffre non necessariamente sono autistici, proprio come non tutte le persone autistiche hanno sofferto di problemi gastrointestinali da piccole. «I sintomi da soli non devono essere motivo di allarme», spiega Bresnahan.

Certo è invece che, una volta riscontrati, possono aiutare a studiare l’autismo in una sorta di sottogruppo di pazienti, che potrebbero avere necessità diverse e permetterci di capire meglio la natura stessa dell’autismo. Identificare quei fattori che compromettono i meccanismi di segnalazione sull’asse apparato digerente-cervello (quando quest’ultimo è ancora in via di sviluppo) potrebbe fornire una chiave di lettura per capire perché i disturbi dello spettro autistico si presentano, in alcuni bimbi, in concomitanza con problemi gastrointestinali.

Per quanto riguarda la diagnosi dei disturbi dello spettro autistico, del consiglio degli esperti avevamo parlato qui: sapendo che identificare i sintomi nei primi anni di vita è l’unico modo per fare la differenza, in quanto si agisce quando il cervello è ancora in via di sviluppo, è fondamentale che genitori e pediatri collaborino per raggiungere la diagnosi. E che i primi siano stati educati a riconoscere i sintomi, compensando per il breve tempo che il professionista trascorre con il bambino: in una visita standard di una ventina di minuti, infatti, quasi il 40% dei bambini autistici non verrà riconosciuto come tale.


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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: photosavvy, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".