SCOPERTE

La salvezza dei gorilla di montagna sta nel DNA

Vivono in piccoli gruppi da migliaia di anni, e grazie all'accoppiamento tra consanguinei hanno eliminato molte mutazioni genetiche dannose

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SCOPERTE – Il club dei genomi sequenziati si allarga: finalmente anche per i gorilla di montagna è disponibile una completa mappa genetica che non solo fornirà informazioni sul grado di parentela con le altre sottospecie di gorilla ma potrebbe contribuire alla salvezza dall’estinzione di questi primati.

Dalla più ampia analisi del DNA mai condotta sul gorilla di montagna è, infatti, emerso che tra questi animali l’accoppiamento tra consanguinei è molto comune e che proprio la consanguineità, generalmente considerata pericolosa per una popolazione, ha eliminato molte mutazioni geniche dannose per i gorilla. Insomma, quello che secondo alcuni studiosi ha contribuito alla scomparsa dell’uomo di Neanderthal, rappresenterebbe invece la chiave per la sopravvivenza dei gorilla di montagna.

La ricerca, pubblicata su Science, è stata condotta dall’inglese Yali Xue del Sanger Institute e ha coinvolto anche un ricercatore italiano dell’Università di Bologna.

Il gorilla di montagna è una sottospecie del gorilla orientale, vive sulle catene montuose in Ruanda, Uganda e Repubblica Democratica del Congo ed è considerato a rischio di estinzione: in tutto il mondo ne sono rimasti solamente 880 esemplari. Negli anni, la guerra civile, la distruzione del loro habitat naturale e la caccia hanno drasticamente ridotto la popolazione di questi animali. Nel 1981 in queste zone c’erano appena 253 gorilla di montagna.

Questo calo nella popolazione dei gorilla ha suscitato non poca preoccupazione negli studiosi: meno esemplari ci sono, più numerosi sono gli accoppiamenti tra consanguinei, minore è la variabilità genetica e maggiore è la vulnerabilità a cambiamenti ambientali o ad agenti patogeni. In poche parole, più i membri di una popolazione si assomigliano dal punto di vista genetico più sono a rischio di estinzione.

Per questa ragione, da decenni i gorilla di montagna sono oggetto di studio dei primatologi: fino a oggi, tuttavia, poco si sapeva sul loro genoma. “A tre anni dal sequenziamento del DNA del gorilla di pianura occidentale, cugino di quello di montagna”, commenta il co-autore Chris Tyler-Smith, ”finalmente possiamo confrontare i genomi, cioè l’intero DNA, di tutte le popolazioni di gorilla e cominciare a capire le loro somiglianze, differenze e l’impatto genetico degli accoppiamenti tra consanguinei”.

Per i loro studi, i ricercatori hanno analizzato e sequenziato campioni di sangue di sette gorilla di montagna della regione Virunga in Africa centrale e hanno confrontato i loro genomi con quello di altre tre sottospecie di gorilla. Ciò è stato possibile grazie alla collaborazione con i veterinari del progetto Gorilla Doctors che curano i gorilla di montagna selvatici feriti dalle trappole dei cacciatori e che hanno raccolto per anni campioni di sangue di questi animali. In precedenza, le analisi erano state condotte sul DNA ricavato da feci e capelli ritrovati nella foresta: materiale facilmente ottenibile ma di scarsa qualità che aveva permesso di caratterizzare solamente una manciata di geni del genoma del gorilla.

Il confronto tra il DNA del gorilla di montagna e quello dei gorilla di pianura orientale ha dimostrato che i primi sono geneticamente molto simili tra loro, molto di più che i cugini di pianura. Lo studio descrive anche come la perdita di diversità genetica sia conseguenza dell’accoppiamento tra consanguinei, a sua volta dovuto al ridotto numero di esemplari presenti nelle popolazioni di gorilla.

Tuttavia, un altro risultato emerso dall’analisi e che ha sorpreso gli scienziati è che questi gorilla vivono in piccoli gruppi da migliaia di anni, non solo negli ultimi secoli come creduto finora. “Eravamo davvero preoccupati per il drastico calo del 1980 e per le possibili conseguenze catastrofiche per i gorilla di montagna. Le nostre analisi genetiche suggeriscono che i Gorilla hanno a che fare con popolazioni di dimensioni piccole da migliaia di anni”, afferma Yali Xue.

Perciò, mentre secondo alcune ipotesi il basso livello di diversità genetica può rendere una popolazione più suscettibile alle malattie o alle trasformazioni ambientali, per i gorilla di montagna la somiglianza nel genoma si è rivelata non solo positiva ma geneticamente vantaggiosa perché in qualche modo ha portato all’eliminazione di un certo numero di geni dannosi per la loro sopravvivenza.

Gli scienziati sperano che i dati sulla sequenza dell’intero genoma raccolti in questa ricerca siano d’aiuto agli sforzi per la tutela dei gorilla di montagna. Grazie alla mappa che descrive in dettaglio le differenze genetiche tra le popolazioni, sarà possibile identificare le origini di tutti quei gorilla illegalmente catturati o uccisi. E ciò permetterà non solo di liberare più gorilla ma anche di individuare e denunciare i cacciatori di frodo.

@LuisaAlessio

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Rod Waddington, Flickr

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Luisa Alessio
Biotecnologa di formazione, ho lasciato la ricerca quando mi sono innamorata della comunicazione e divulgazione scientifica. Ho un master in comunicazione della scienza e sono convinta che la conoscenza passi attraverso la sperimentazione in prima persona. Scrivo articoli, intervisto ricercatori, mi occupo della dissemination di progetti europei, metto a punto attività hands-on, faccio formazione nelle scuole. E adoro perdermi nei musei scientifici.