CRONACA

Sifilide, 1 miliardo per le cavie umane in Guatemala

Fra il 1945 e il 1956 molti guatemaltechi furono infettati a loro insaputa con malattie veneree come sifilide e gonorrea. Oggi chiedono nuovamente giustizia.

Syphilis_false_shame_and_fear_may_destroy_your_futureCRONACA – Oltre 1 miliardo di dollari di risarcimento per essere stati infettati deliberatamente con malattie sessualmente trasmissibili come la sifilide fra il 1945 e il 1956. Questa la richiesta di 774 guatemaltechi, presentata presso la Circuit Court di Baltimora contro la Rockefeller Foundation e la Johns Hopkins University. Secondo l’accusa, lungo un periodo di circa un decennio, moltissime persone fra orfani di guerra, detenuti, pazienti psichiatrici e prostitute sarebbero state infettate a loro insaputa con malattie sessualmente trasmissibili per permettere agli sperimentatori di individuare i farmaci migliori.

Da tempo le acque hanno cominciato a muoversi intorno a questo episodio e nel 2010 gli Stati Uniti porgendo ufficiali scuse per quanto era successo, chiesero alla Commissione per lo studio delle questioni bioetiche di fare ulteriori approfondimenti. Due anni dopo, nel 2012, le famiglie delle vittime presentarono una richiesta di risarcimento in questo senso, che però non era stata accolta.
Qualche anno fa, mentre stava esaminando le vecchie carte del professor John Cutler circa il famoso “studio sulla sifilide Tuskegee“, Susan Reverby del Wellesley College, scoprì uno studio, mai pubblicato, che riguardava l’inoculazione deliberata di malattie veneree su individui guatemaltechi. Fra il 1945 e il 1948 alcuni scienziati sotto la supervisione del dottor Cutler, avevano infettato appositamente parte della popolazione del Guatemala. Secondo quanto riportato nientemeno che dal Dipartimento per la Salute degli Stati Uniti per esempio, la Gonorrea veniva trasmessa tramite inoculazioni nell’uretra e l’ulcera venerea per iniezione. In alcuni casi la trasmissione avveniva con un’emulsione di sifilide e gonorrea direttamente negli organi genitali.

I soggetti coinvolti non erano stati informati. In cambio avrebbero ricevuto esami medici gratuiti, pasti gratuiti, e a un’assicurazione per la sepoltura.

Oggi noi sappiamo che il primo trattamento per la sifilide è la penicillina, ma non è una novità: lo sapevano anche nel 1940, prima dell’esperimento in questione. È evidente però che se si fosse saputo che una possibile cura era già disponibile, lo studio sarebbe stato immediatamente interrotto. La soluzione era una: non trattare tutti i pazienti allo stesso modo. Sempre secondo quanto riporta il Dipartimento della salute americano, i ricercatori dichiararono di aver trattato la maggior parte delle persone contagiate di gonorrea, ulcera venerea e sifilide, ma approfondimenti eseguiti successivamente evidenziarono che per questi ultimi, i malati di sifilide, i medici avevano prescritto solo un trattamento parziale e in alcuni casi alcun trattamento.

Questi esperimenti cambiarono irrimediabilmente la vita di molti uomini, ma anche di donne e bambini. Vennero infettate le prostitute in modo che potessero contagiare altri uomini, per non parlare delle pazienti psichiatriche. Una per esempio, venne prima contagiata con la sifilide, sviluppando importanti lesioni cutanee e deperimento, per poi essere infettata con la gonorrea tramite pus iniettato in entrambi gli occhi.

Oggi, riporta anche il Guardian, sia la Johns Hopkins University che la Fondazione Rockefeller hanno vigorosamente negato qualsiasi coinvolgimento negli esperimenti.

@CristinaDaRold

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.