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Science & Diplomacy – Notizie dal mondo della cooperazione scientifica; n. 4

Ogni settimana le principali notizie dal mondo della cooperazione scientifica internazionale

16655229688_d4598c1535_zA Bruxelles, una ferita mai richiusa tra scienza e politica

ESTERI – Perché riaprire, adesso, vecchie ferite? Perché non si sono mai rimarginate, e il medico curante non sembra aver la minima idea su come riuscirci. In breve questo è il riassunto della vicenda che, ancora una volta, vede la Commissione Europea al centro di uno dei dibattiti più accesi sul ruolo della scienza nella politica, e dunque nella società.

Partiamo da principio. Nel 2010 José Manuel Barroso (al suo secondo mandato da Presidente della Commissione) nomina il primo, e probabilmente unico, Capo per la Consulenza Scientifica (Chief Scientific Advisor – CSA). Cos’è un CSA? Quasi nessuno, in Europa, sa a cosa si riferisce questa figura. In verità due paesi, Regno Unito e Irlanda, lo sanno, perché ormai da anni è un ruolo politico consolidato. Il CSA è il consigliere del Primo Ministro (o Presidente della Commissione) che ha lo scopo di fornire “lo stato dell’arte” scientifico per una determinata questione. Cosa dice la scienza sugli OGM? E i vaccini, è scientificamente provato quello che parte dell’opinione afferma, ovvero che provocano l’autismo? Ci sono studi scientifici su questo tipo di tecnica agricola? E su questa politica sanitaria? A ben vedere, quindi, il CSA si trova costretto su due binari: da una parte, rappresenta il moderno stregone, una figura tuttologa che – sebbene ovviamente affiancata da uno staff – deve riuscire a dare risposte rapide, esaurienti e possibilmente univoche su una pletora di argomenti. Dall’altra, però, deve fornire la garanzia di un giudizio imparziale, non viziato da convinzioni personali o, peggio, pressioni politiche o industriali.

Anne Glover, una biologa dalla forte personalità, la conoscono in pochi. In realtà ha già una certa esperienza come CSA nel suo paese di origine, la Scozia (pur facendo parte del Regno Unito, la Scozia ha tra le altre cose, un proprio governo semi-autonomo, con annesso Consigliere scientifico). Chiamata da Barroso, Anne Glover impiega i suoi primi 3 anni a far capire ai governi europei chi è e cosa dovrebbe fare. Non solo: deve anche capire chi sono i suoi colleghi di riferimento in Europa. Già, perché se nel Regno Unito e in Irlanda sa bene a chi parlare, in Portogallo, Danimarca, Finlandia e Grecia c’è un Comitato di Consulenza Scientifica, mentre nel resto del Vecchio Continente si procede un po’ in ordine sparso. Insomma, Glover ha come primo, arduo compito quello di infilarsi nell’enorme burocrazia di Bruxelles. Quando finalmente sembra riuscirci, arriva la fine del mandato di Barroso, e l’elezione di Juncker. E qui iniziano i problemi. Dopo un’iniziale esitazione, Juncker ufficializza la sua decisione (già chiara da molti mesi): il CSA non esisterà più. Apriti cielo.

La decisione d Junker di rimuovere di Glover sembra essere frutto non tanto di un’attenta riflessione, ma piuttosto di una reazione nei confronti di grandi organizzazioni ambientaliste, capitanate da Greenpeace, che avevano criticato personalmente la Glover sotto due aspetti. Uno più specifico, ovvero la sua posizione non contraria agli OGM, e uno più generale, poichè (e forse non a torto) ritenevano che dare un potere così grande a una figura non eletta potesse lasciare campo aperto alle lobby industriali. La situazione si fa incandescente nel luglio dello scorso anno, quando parte quella che il Guardian chiama la guerra delle lettere: Junker è bersagliato da una miriade di appelli e contro-appelli, a favore o contrari alla figura del CSA. Incredibilmente, il ruolo di una scienziata-burocrate, finora rimasto parzialmente marginale e con un budget davvero irrisorio per Bruxelles, diventa uno dei temi caldi che infiammano l’insediamento della Commissione di Juncker. Una buona parte della comunità scientifica europea firma un appello che, già dal titolo, è una dichiarazione di guerra: con “Hanno scelto l’ignoranza“, gli scienziati rivendicano l’importanza per la politica di così alto livello di affondare le proprie radici anche nell’evidenza scientifica. Sembra quasi che eliminando il CSA, l’Unione rinunci definitivamente alla scienza.

Junker, in maniera indiretta, rincara la dose dello scontro: nella sua lettera d’incarico al Commissario designato alla Ricerca, Carlos Moedas, descrive i compiti che il giovane portoghese è chiamato a svolgere. E tra questi (oltre a un evidente accento sulla ricerca applicata a discapito di quella di base) c’è anche quella di essere consigliere scientifico (formalmente, allora, la Glover è ancora in carica). Gli animi si infiammano, gli appelli contro Junker si moltiplicano e si arriva al momento della resa dei conti: Moedas deve passare per l’approvazione del Parlamento Europeo. E Moedas ha un grande problema: è un banchiere, il “cane da guardia” dell’austerity di Bruxelles a Lisbona quando il default portoghese sembrava alle porte. Ma soprattutto lui, di politiche della ricerca, non sa praticamente nulla. Siamo nell’ottobre del 2014, e dopo ben 3 ore di confronto duro e serrato, il Parlamento Europeo conferma Moedas. Junker è vincitore e Glover fa i suoi accorati saluti e se ne va.

La situazione sembrava risolta, ma in realtà, da allora, sta solo covando sotto le ceneri. Il Joint Research Centre è l’organo che tradizionalmente dovrebbe fornire la base scientifica alle politiche europee (ma che, invece, è  talvolta accusato di elefantiasi burocratica). E pochi giorni fa il suo Direttore Generale, Vladimir Šucha, ha di nuovo tirato fuori l’argomento, dipingendo il CSA come inutile e con un «ruolo impossibile per una sola persona», richiamando anche il fatto che solo due paesi su 28 hanno una tale figura. Il fatto che proprio lui, dopo mesi di silenzio, abbia parlato significa che qualcosa di grosso a Bruxelles si sta muovendo.

 

Big Science

Horizon 2020 – Inglesi alla battaglia. Circa 50 rappresentanti delle principali università del Regno Unito si sono diretti nei giorni scorsi a Bruxelles per protestare contro la volontà della Commissione di stornare 2,7 miliardi di euro di investimenti dalla ricerca per trasferirli ad un nuovo “Fondo di Investimenti Europei”. In particolare, il European Research Council, uno dei maggiori finanziatori della ricerca di base in Europa, vedrà un taglio complessivo del proprio budget di ben 221 milioni di euro tra il 2016 e il 2020: questo rientra nella strategia del Presidente della Commissione Junker a favore più della ricerca applicata per far ripartire la stagnante economia europea.

 

Dal Mondo

GIORDANIA – Il SESAME (Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East) apre le sue porte agli europei: fra poco tempo entrerà in vigore il nuovo accordo che permetterà agli scienziati del Vecchio Continente di ottenere borse di studio o di lavorarci come staff residente. Il SESAME è una delle realtà più riuscite della science diplomacy: è stata costruito per volere di Bahrein, Cipro, Egitto, Iran, Pakistan, Turchia e, il vero miracolo, Israele e Palestina (è l’unico luogo dove Israele riconosce in via formale lo status nazionale di “palestinese” agli scienziati che ci lavorano).

ISRAELE – Si rafforza il rapporto scientifico tra Israele e Regno Unito, che già poggia su solidissime basi. Lo scorso weekend, Sir Paul Nurse, presidente della Royal Society, e Ruth Arnon, presidente dell’Accademia delle Scienze israeliana, hanno firmato un accordo di cooperazione scientifica a tutto tondo dal valore che indiscrezioni danno sull’ordine di “miliardi di sterline”.

@gia_destro

Leggi anche: Science & Diplomacy – Notizie dal mondo della cooperazione scientifica; n. 3

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Crediti immagine: Innovation Union, Flickr

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