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Le api preferiscono il nettare trattato con pesticidi pericolosi

Gli insetti impollinatori, indispensabili per la nostra sopravvivenza, sono gravemente minacciati dai neonicotinoidi: composti irriconoscibili, dannosi e fonte di dipendenza

459720003_84be1256c4_zRICERCA – Confermando quanto già si sospettava da tempo, i pesticidi neonicotinoidi, sui quali il dibattito è aperto da diversi anni, costituiscono una minaccia per gli insetti impollinatori, come le api, a causa dell’impossibilità degli stessi di rilevarne la presenza all’interno del nettare. È proprio sull’effetto dei neonicotinoidi che si concentra un nuovo studio pubblicato su Nature e condotto presso la Newcastle University.

Definire l’impatto dei pesticidi sugli insetti impollinatori è fondamentale per assicurare il futuro della sicurezza alimentare. Tre quarti delle colture alimentari mondiali richiedono l’impollinazione, ma gli insetti impollinatori, nell’accrescere il raccolto delle coltivazioni umane, sono esposti ai pesticidi che si infiltrano nel nettare e nel polline floreali.

Dosi sub-letali di pesticidi neonicotinoidi possono compromettere le capacità motorie delle api, nonché le loro abilità di apprendimento, orientamento, e foraggiamento, condannando a morte l’intera colonia. Per questo motivo nel dicembre 2013 l’Unione Europea ha vietato l’uso di tre dei più comuni neonicotinoidi (imidaclopride IMD, thiamethoxam TMX e clothianidina CLO) per due anni.

L’importanza agricola di tali pesticidi ha però indotto i produttori agrochimici a obiettare tale divieto. Essi sostengono che le api e gli altri insetti impollinatori possano evitare il nettare e il polline di colture trattate, ma ciò presuppone che gli impollinatori stessi siano in grado di rilevare la presenza del pesticida in modo da sottrarsi all’esposizione.

Sébastien C. Kessler e colleghi hanno quindi selezionato un certo numero di api (Apis mellifera) e bombi (Bombus terrestris) per sottoporli alla scelta fra una soluzione zuccherina pura e una “corretta” con neonicotinoidi. Né le api, né i bombi evitavano le soluzioni con pesticida, nonostante elevate concentrazioni di TMX e CLO ne riducessero la sopravvivenza. Anzi, inaspettatamente, sia le api sia i bombi durante i test hanno mostrato una certa preferenza per le soluzioni contenenti i suddetti pesticidi piuttosto che per la miscela zuccherina pura.

La preferenza delle api per le soluzioni contenenti IMD o TMX potrebbe essere dovuta all’azione farmacologica di questi composti sui recettori nicotinici per l’acetilcolina presenti nel cervello delle api, ma non è chiaro se la stessa propensione possa riconfermarsi anche in natura.

Gli insetti percepiscono la presenza di nutrienti e di eventuali tossine nel cibo di cui si nutrono attraverso i recettori sensoriali presenti sulla proboscide. Nonostante in genere i composti tossici stimolino i neuroni che rilevano il gusto amaro, nessuna delle concentrazioni testate ha mai attivato i neuroni a funzione gustativa, dimostrando che né i bombi né le api erano in grado di avvertire la presenza dei pesticidi.

L’incapacità degli insetti impollinatori di rilevare la presenza di neonicotinoidi nel nettare floreale potrebbe avere un effetto devastante, soprattutto sulle colonie di api selvatiche. Se le api bottinatrici, adibite alla raccolta di polline e nettare, preferiscono raccogliere polline trattato con IMD e TMX, esse esporranno a tali pesticidi l’intera colonia. In uno scenario di questo tipo, favorire la semina di fonti alternative di nettare e polline potrebbe non bastare: cambiamenti a lungo termine mirati a ridurre l’utilizzo dei neonicotinoidi potrebbero costituire l’unica via per sventare il declino degli insetti impollinatori, indispensabili per la nostra stessa sopravvivenza.

@stellanicolini

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Crediti immagine: Jo, Flickr

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