SCOPERTE

Vittima: Galassia. Causa del decesso: strangolamento

Un gruppo di astronomi ha stabilito la causa di morte delle galassie: la carenza di gas freddi e l'accumulo di metalli

150513132650_1_900x600SCOPERTE – Come reagireste se qualcuno vi dicesse che nell’Universo esistono centinaia di migliaia di galassie morte? Poco male, pensereste. Stelle e galassie nascono e muoiono in continuazione. In particolare, una galassia muore quando smette di produrre nuove stelle, cioè non è più attiva.

Ma se qualcuno vi dicesse che le galassie vengono strangolate? L’argomento si farebbe interessante. Questo è ciò che hanno pensato i “CSI galattici”, un gruppo di astronomi dell’Istituto di Cosmologia dell’Università di Cambridge e dell’Osservatorio Reale di Edimburgo che, grazie al database della Sloan Digital Sky Survey (SDSS), hanno analizzato il contenuto di elementi chimici presenti in più di 26 000 galassie per risalire alla causa del decesso.

Il gruppo di ricerca guidato da Yingjie Peng ha confrontato il contenuto chimico di quasi 23 000 galassie passive con quello di quasi 4000 galassie ancora attive nella formazione di nuove stelle, così come un patologo forense farebbe durante un’autopsia comparando i valori di alcuni indicatori chimici presenti nella vittima con quelli di un corpo sano.

Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, rivela che la presenza di metalli nelle galassie morte è notevolmente superiore a quella delle galassie attive, suggerendo ad Andrea Cattaneo dell’Osservatorio di Parigi l’analogia con lo strangolamento umano, in un articolo di commento pubblicato sulla stessa rivista. “L’asfissia delle galassie – scrive il ricercatore – è simile allo strangolamento di una persona che, privata dell’ossigeno, accumula anidride carbonica nei polmoni. Invece di produrre anidride carbonica, le galassie strangolate accumulano metalli prodotti dalle stelle massicce“.

Il processo attraverso il quale un corpo umano consuma ossigeno e accumula anidride carbonica durante lo strangolamento richiede circa quattro minuti, cioè non è affatto rapido. Secondo lo stesso principio, i ricercatori hanno condotto una serie di simulazioni per calcolare il tempo di strangolamento galattico. Hanno poi verificato i risultati confrontandoli con le età delle galassie studiate e il confronto ha premiato le loro aspettative: le osservazioni indicavano una differenza di età tra galassie attive e quiescenti di 4 miliardi di anni, lo stesso intervallo di tempo che il gruppo aveva stimato affinché una galassia accumuli metalli in quantità tale da “soffocarla”.

Inoltre, come noi abbiamo bisogno di ossigeno, così una galassia necessita di gas freddi, prevalentemente idrogeno, con cui costituire nuove stelle. Se vengono a mancare i gas freddi aumentano i metalli e la galassia muore. Se il consumo di gas freddi fosse rapido, la differenza di età tra galassie vive e morte (a parità di massa) non sarebbe elevata, quindi i risultati confermano le ipotesi di Roberto Maiolino dell’Università di Cambridge, co-autore dello studio.

Ora non resta che scoprire perché vengono a mancare i gas freddi trasformando galassie attive in quiescenti. Scoperta la causa del decesso, bisogna insomma scovare l’assassino, ma Peng e colleghi hanno già dei sospetti.

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