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Di persona o su Facebook, vantarsi paga poco

Che si ostenti un successo sul lavoro o la nuova auto, essere poco modesti è controproducente. E non fa bene al personal branding

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SCOPERTE – Quando interagiamo sui social network dovremmo comportarci esattamente come facciamo con i nostri amici di persona, o nelle normali situazioni di tutti i giorni. E proprio come non andremmo a inveire contro uno sconosciuto al bar perché gli abbiamo sentito esprimere un’opinione diversa dalla nostra, non dovremmo farlo nemmeno tra i commenti di un post su Facebook. Certo non tutti sono d’accordo sul ruolo dei social network e su quanto davvero coincidano quelle che a volte ci si ostina a considerare due vite separate (online e offline) anche se non lo sono da un bel pezzo. E se ne parla parecchio, mentre alcune delle dinamiche dei social, ad esempio campagne virali come Ice Bucket Challenge, diventano veri e propri casi studio.

Sono molti i comportamenti sgradevoli che la presenza online ci ha reso più semplici: uno è il vantarsi. Ma che lo stiate facendo dal vivo in ufficio dopo aver ricevuto una promozione o su Facebook, postando la foto della vostra nuova auto, ora anche la scienza ha da dire la sua (sulla rivista Psychological Science). Vantarsi è una pessima idea e niente affatto il modo migliore per condividere le notizie con i vostri amici. Le vanterie ci si ritorcono contro, specialmente perché a quanto pare fatichiamo a distinguere in modo appropriato tra l’autopromozione e un modesto raccontare in giro qualcosa di bello che ci è capitato.

“Molte persone si renderanno conto di non provare sempre e solo gioia quando assistono alla condivisione di questo tipo di vanterie autopromozionali”, spiega Irene Scopelliti della City University London, prima autrice dello studio condotto durante un postdoc alla Carnegie Mellon University. “Noi stessi, quando abbiamo comportamenti simili, sopravvalutiamo le reazioni positive delle altre persone senza considerare quelle negative”. Cercare di migliorare l’opinione che gli altri hanno di noi, dal vivo oppure online che sia, può ritorcercisi contro se fatto nel modo sbagliato.

“Questi risultati sono particolarmente importanti nell’era di internet, in cui grazie ai social network le possibilità di fare autopromozione sono sempre di più. Ma gli effetti potrebbero essere esacerbati dalla distanza aggiunta tra chi condivide le informazioni e chi le riceve, riducendo da una parte l’empatia del primo e dall’altra la capacità del secondo di condividere un successo”, continua Scopelliti. D’altronde non sempre è facile gioire dei successi altrui, quando magari si sta attraversando un periodo poco felice. Non per niente i fatti nostri li raccontiamo più volentieri agli sconosciuti, di solito.

Insieme ai colleghi George Loewenstein della Carnegie Mellon University e Joachim Vosgerau dell’Università Luigi Bocconi, Scopelliti ha studiato le reazioni delle persone a comportamenti troppo vanesi in tre diversi esperimenti. Nei primi due i ricercatori hanno cercato prova del fatto che, di fronte a qualcuno che si fa vanto di un successo, le emozioni suscitate non sempre sono positive. Anzi. Nel terzo esperimento hanno invece indagato quali fossero le conseguenze di questo “fraintendimento”, scoprendo che l’impressione suscitata quando elogiamo un nostro buon risultato o un nuovo acquisto varia dalla felicità alla negatività e invidia.

Dal cosiddetto dress for success (l’impegno nello scegliere un abbigliamento ricercato che sarebbe ripagato dal successo sul lavoro in determinati ambiti) fino dunque alla “banale” vanteria, stiamo perdendo di vista il modo giusto ed equilibrato per fare buona impressione commenta Loewenstein. “Vantarsi probabilmente non è che la punta dell’iceberg dopo quella serie di cose auto-distruttive che facciamo per auto promuoverci”. E certo di questi tempi non può che essere utile, che si stia ragionando sul comportamento online oppure quello offline, cercare di capire quale sia la strategia migliore per farsi notare (evitando di buttare il personal branding alle ortiche per qualche commento vanesio di troppo). E se il modo di iniziare a farlo fosse ragionare sul proprio linguaggio?

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Marco Paköeningrat, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".