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Se l’arnia diventa tecnologica

Si chiama Melixa ed è una start-up trentina che ha inventato gli apiari del futuro: per monitorare le api senza disturbarle e raccogliere informazioni sulla loro biologia

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TECNOLOGIA – «Fino a qualche anno fa forse avrei dovuto spiegare il perché fosse importante ragionare su delle soluzioni che potessero venire in aiuto all’apicoltura, permettendo anche di conoscere meglio la biologia delle api. Ora il problema è noto in tutto il mondo: le api sono in pericolo e con loro il processo di impollinazione», che guarda caso ci nutre. Così Andrea Rosani, del Dipartimento di ingegneria e scienze dell’informazione dell’Università di Trento, inizia a raccontare a OggiScienza la startup di cui è co-fondatore. Si chiama Melixa ed è la “madre” di un’arnia tecnologica che permette di monitorare le api in modo sostenibile e non invasivo. Mantenendo l’alveare sempre online e accessibile tramite una web application consultabile dal computer, dal tablet e dallo smartphone ovunque ci si trovi.

Come funziona questa arnia del futuro? La prima innovazione è a livello dell’hardware: un pacchetto che comprende un’unità conta api, una bilancia, dei sensori che rilevano la temperatura interna, quella esterna e la pioggia. Grazie a una batteria e a un pannello solare, poi, Melixa è autonoma a livello energetico. Normalmente, spiega Rosani, per controllare la presenza di api all’interno e monitorare le condizioni della colonia capita di dover sollevare la parte superiore dell’arnia. Un’intervento che stressa molto gli insetti all’interno, ma si rivela necessario specialmente in condizioni particolari. Ad esempio se il nettare scarseggia, e il nutrimento delle api deve essere integrato “a mano” dall’apicoltore, oppure per controllare la sopravvivenza degli insetti dopo aver effettuato un trattamento come quelli contro il Varroa destructor, l’acaro parassita che stermina intere colonie, qualche anno fa dimezzò le api svizzere ed è ospite indiscusso degli incubi degli apicoltori.

Il contatore di api (che funziona tramite un sistema di canali che controlla il passaggio degli insetti) non solo evita questo procedimento stressante, ma rende più efficace il monitoraggio: se i problemi della colonia sono agli inizi, e su 80mila api ne mancano 10mila, come accorgersene a occhio nudo? «Quando vanno alla ricerca di cibo le api ‘campionano’ un territorio di tre, quattro chilometri quadrati. Se loro non stanno bene, è probabile che le condizioni non siano ottimali nemmeno per gli esseri umani; basta pensare all’inquinamento, ai pesticidi», commenta Rosani. Perché sì, le api al giorno d’oggi hanno decisamente vita dura. Lo spiega bene il documentario More Than Honey di Markus Imhoof.

Se, come dal classico punto di vista entomologico, vogliamo guardare all’arnia come a un macro-organismo complesso, monitorarla ci permette di osservare un indicatore ambientale importantissimo, sia in termini di inquinamento che di biodiversità. Ed è così che l’arnia tecnologica di Melixa diventa uno strumento prezioso anche dal punto di vista della ricerca scientifica, una componente che in questi primi anni della startup è stata curata dall’entomologo Paolo Fontana della Fondazione Edmund Mach (istituto di ricerca che, insieme all’acceleratore d’impresa Industrio Ventures, ha supportato Melixa fin dai primi passi).

«Vista la situazione critica in cui versano le api oggigiorno, la parte di ricerca diventerà sempre più importante. Ed è una delle direzioni che prenderà in futuro la nostra arnia tecnologica, che limitando l’interferenza umana con le attività delle api potrebbe aiutarci a conoscere sempre più approfonditamente la loro biologia», commenta Rosani. Tutti i dati raccolti dalle arnie Melixa, collegate in wireless a un cloud server, «restano di nostra proprietà anche a questo scopo. Per raccogliere più informazioni possibili sulle condizioni delle api e sull’ambiente in cui vivono».

L’altra innovazione di Melixa, che si inserisce in una pratica millenaria come quella dell’apicoltura, riguarda proprio il riuscire a portare questa pratica nell’era di Internet. Mantenendo l’apiario sempre connesso e localizzato grazie al sistema GSM/GPRS (un elemento da non sottovalutare visti i furti ormai all’ordine del giorno), l’apicoltore può sempre effettuare le verifiche necessarie senza compromettere l’attività dell’insetto, accorgendosi subito di eventuali allarmi grazie a un sistema di alert, che può configurare a suo piacimento in base alle priorità. «La nostra arnia ora costa 899€, un costo che un apicoltore professionista riesce ad ammortizzare nel giro di un anno o meno», spiega Rosani, «e non è necessario convertire tutte quelle che si ha passando a sole arnie tecnologiche: noi consigliamo che ce ne sia una ogni 10-15 arnie, più che sufficiente a tenere sotto controllo anche quelle vicine».

@Eleonoraseeing

Leggi anche: Riscrivere la storia evolutiva delle api

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   Crediti immagine: Luca Bolli, Green Press EnvironMedia

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".