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Spagna: primo caso di difterite in 30 anni

Il piccolo è in condizioni gravi e ci ricorda ancora una volta l'importanza della vaccinazione. Dobbiamo tutelare il diritto dei bambini alla salute e alla vita

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Aggiornamento, 29 giugno: Le autorità spagnole hanno confermato che il bimbo malato di difterite, identificato solo come Pau, è morto nelle prime ore del sabato notte scorso, 27 giugno. In seguito a complicazioni respiratorie, cardiache e renali, il piccolo paziente era stato tenuto in vita tramite macchinari e si trovava in ospedale ormai dal 30 maggio. La famiglia, distrutta, si è detta vittima della disinformazione antivaccinista spagnola.

 

CRONACA – È il primo caso di difterite che si verifica in Spagna dal 1986, ma nel contesto attuale le dinamiche quasi non stupiscono più: ad ammalarsi è stato un bambino di sei anni della città di Olot, in Catalogna, che nonostante i programmi gratuiti di immunizzazione non era stato vaccinato. Perché la famiglia era contraria. Ora il bambino si trova in cura a Barcellona, trattato con un’anti-tossina che è stata reperita con non poche difficoltà: le autorità spagnole hanno dovuto chiedere aiuto all’Organizzazione Mondiale della Sanità e poi agli Stati Uniti, per riuscire finalmente a localizzare una dose in Russia. L’ambasciatore russo in Spagna è riuscita a farla arrivare a Barcellona lunedì.

“Il problema è che di questi tempi nessuno ha la difterite. Sono tutti vaccinati”, ha commentato a El País Rubén Moreno, segretario generale del Ministero della sanità spagnolo. E per fortuna visto che questa malattia -che si manifesta inizialmente con tosse, mal di gola, ingrossamento dei linfonodi o un’apparente semplice faringite- può portare a difficoltà respiratorie molto gravi e arriva a uccidere un paziente su dieci, a causa delle complicazioni. Complicazioni che, esattamente come quelle del morbillo (encefaliti, polmoniti, danni cerebrali) molti genitori ancora sottovalutano. Scegliendo di non vaccinare, nonostante in questo caso si tratti anche di neuriti, infiammazione di uno o più nervi e miocarditi, gravi infiammazioni del muscolo cardiaco, che possono essere precoci o tardive.

“Il vaccino per la difterite viene somministrato in più dosi: a tre, cinque, e 11/12 mesi d’età, per poi fare un richiamo una volta raggiunto il sesto anno di vita”, spiega Alberto Villani, responsabile del reparto Pediatria Generale e Malattie Infettive all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. “Il richiamo è poi auspicabile dopo dieci anni”. Si tratta di un vaccino disponibile ormai dal 1920, basato sulla tossina originaria della patologia indebolita e resa innocua, per indurre la produzione di anticorpi protettivi. Esattamente quanto accade per altri tipi di vaccini come quello antitetanico -DT, spesso combinato con quello antidifterico-.

Al giorno d’oggi, per i nuovi nati, si usa il vaccino esavalente che previene oltre a queste due malattie anche pertosse, infezioni da HIB (Haemophilus Influenzae tipo b), epatite virale B e poliomielite. Molte malattie sono state tenute sotto controllo e gradualmente sconfitte proprio grazie ai vaccini, tra tutte vaiolo e la stessa poliomielite, ed è importante continuare con le campagne di immunizzazione. Il rischio di un ritorno è dietro l’angolo come abbiamo visto di recente, quando un contagio partito dal parco divertimenti di Disneyland, in California, è riuscito a far arrivare il morbillo -che è altamente infettivo e ancora mortale– in oltre 14 stati. E al crescere di sacche di popolazione non vaccinate, il rischio è che vada perduta l’immunità di branco, che permette di tutelare chi non è ancora stato immunizzato. Ad esempio i bambini molto piccoli, per i quali le complicazioni potrebbero ancor più rivelarsi fatali, lasciando le loro morti sulla coscienza di…chi?

Il batterio responsabile della difterite è il Corynebacterium diphtheriae, che con la sua tossina colpisce le vie respiratorie alte, infettando più raramente anche le mucose genitali oppure oculari (con conseguenti congiuntiviti). L’incubazione, dopo essere venuti a contatto con il batterio, può durare tra i due e i cinque giorni: tra gli organi a rischio, che possono essere colpiti dalle complicazioni della malattia quando non viene trattata efficacemente, ci sono i reni e il fegato ma anche la pelle, con la formazione di ulcere anche importanti. Il contagio avviene per contatto diretto con una persona infetta o più di rado con oggetti che sono state contaminate dalle secrezioni di un paziente malato. In passato anche il latte non pastorizzato ha contribuito a veicolare l’infezione.

“Purtroppo c’è poca conoscenza delle malattie infettive e troppa dei possibili effetti collaterali”, commenta Villani. “Inoltre c’è molta disinformazione e spesso da figure non qualificate. Le fonti sono determinanti: siti seri e validati dove informarsi su queste patologie e sui vaccini sono quelli del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità, il sito VaccinarSì. Anche se per fortuna quelli che si schierano contro tutti i vaccini sono pochi, al giorno d’oggi. Spesso si tratta di persone ideologicamente orientate verso tutto ciò che è ‘naturale’ e che trascurano la necessità di difendersi dalla natura quando questa significa malattia o morte”.

Stavolta si tratta di un caso di difterite e la situazione è sotto controllo, sembra, visto che i dati della Spanish Vaccine Society parlano di un 90% della popolazione coperta dai vaccini grazie ai programmi gratuiti di immunizzazione. Ma è comunque meglio non adagiarsi sugli allori (lo vogliamo ricordare il triste traguardo dell’Italia, al primo posto nell’Unione Europea per i casi di morbillo tra il 2012 e il 2013?): che fare? I professionisti della salute devono impegnarsi nel fare corretta informazione, ed essere pazienti e disponibili nel confronto con i genitori che ancora sono scettici o timorosi verso i vaccini. Devono trovare il tempo di parlare con loro, mostrare le evidenze scientifiche a sostegno della vaccinazione e permettere alle famiglie di arrivare alla decisione con a disposizione tutte le informazioni del caso. Una prassi che deve riguardare tutti i vaccini, anche quelli meno noti.

“Ma è importante anche tutelare il diritto dei bambini alla salute e alla vita. Non è accettabile che nel terzo millennio in Europa ancora muoiano bambini a causa di malattie che sono prevenibili con la vaccinazione”, dice Villani. “Chi è responsabile del caso di difterite spagnolo? I genitori? Il medico curante? La società civile? Perché dover arrivare alla notizia eclatante per convincersi della validità delle vaccinazioni? Forse è arrivato il momento che sia la politica a trovare la soluzione, per garantire a tutti i bambini il diritto alla vaccinazione, come tutela non solo del singolo ma dell’intera comunità”. Se scegli di non vaccinare tuo figlio informati sui rischi e sulle responsabilità, dice l’OMS.  Un richiamo che è oggi più attuale che mai, mentre nella comodità dell’aver debellato molte malattie si prendono decisioni, come quella di dire no al vaccino, senza pensare alle conseguenze. Ma non sempre ci sarà un ambasciatore russo pronto a portare in aereo la cura per il nostro bambino malato.

@Eleonoraseeing

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Crediti immagine: NIAID, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".