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Biciflotta, il piccolo bike-sharing per le aziende (e non solo)

Un servizio flessibile e un sistema di chiusura super-sicuro: è l'idea di una giovane startup a cavallo tra Trentino e Slovenia, che vuole vedere le biciclette sostituire di nuovo le auto

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AMBIENTE – Il successo del cicloturismo, la necessità di avvicinarsi alle buone pratiche europee, la voglia di molti cittadini di lasciare a casa l’auto e inforcare la bici. Magari anche per andare al lavoro. Sono già importanti eppure solo alcuni dei punti che fanno da sfondo al fiorente mercato delle due ruote, che secondo i dati Ancma nel 2014 ha visto una crescita del 6,6% rispetto all’anno precedente.

Maggiore sensibilità ambientale? Reazione alle città congestionate dal traffico? Bisogno di fare moto e dare una spintarella all’umore (sì, la bici funziona davvero)? Sono tanti i motivi che hanno spinto gli italiani a comprarsi la bellezza di 1,65 milioni di biciclette lo scorso anno e i giovani innovatori a pensare a nuove soluzioni per portare sulla strada più mezzi a due ruote (e non solo), magari a pedalata assistita, con meno complicazioni e strumenti di condivisione più immediati. Tra loro c’è la startup Lock&Charge di Rovereto, che si è inventata il servizio Biciflotta. L’obiettivo? Diffondere le biciclette elettriche nelle aziende, nelle comunità e nei circuiti turistici italiani ed europei. Specialmente laddove i servizi di bike-sharing non siano adatti a rispondere alle esigenze “più piccole”. O a richiedere una “flotta” di bici sia un cliente diverso, ad esempio gli inquilini di un condominio.

Oggigiorno le aziende devono tenere in considerazione la mobilità dei propri dipendenti, e nei servizi che offrono loro devono agire nell’ottica della responsabilità sociale d’impresa. Ovvero dimostrare d’essere capaci di gestire in modo efficace, sostenibile ed etico tutte le questioni e le problematiche che hanno un impatto sociale. L’ambiente e il benessere dei lavoratori (ancor più se vanno a braccetto, e lo fanno) si pongono in cima alla lista. Ed è proprio qui che si inserisce l’idea di Lock&Charge: le loro “flotte” partono da sole due biciclette, con un servizio facilmente ampliabile con più mezzi in fasi successive. Servizio e supporto, dalla riparazione dei mezzi all’assistenza, vengono gestiti interamente dalla startup a un costo fisso mensile di noleggio.

Ogni bicicletta a pedalata assistita è dotata di GPS e tramite un software cloud (sviluppato da Dlabs) è possibile monitorare l’intera flotta, orientando ad esempio i punti di passaggio più intensi in cui integrare una postazione di ricarica. Postazione che, esattamente come il servizio di bike-sharing, vuole integrarsi in infrastrutture e servizi che già ci sono, abbattendo i costi extra: il sistema di ricarica è grande quanto una bottiglietta d’acqua ed è pensato per inserirsi con facilità ad esempio in una pensilina del bus. Lock&Charge, come dice il nome, prevede una tecnologia che garantisce la sicurezza delle biciclette: una volta attaccata la bici alla ricarica, la serratura elettronica si può chiudere grazie a un’app per lo smartphone, mentre quando si è in giro il cavo stesso di ricarica diventa lucchetto. A un qualunque tentativo di manomissione, da forzature a spostamento del mezzo fino ad azioni sulle viti della bicicletta, scatta l’allarme.

“Vogliamo vedere le biciclette sostituire di nuovo le automobili nelle città europee, come sta avvenendo già in molte. I risultati sono indiscutibili in termini di vivibilità”, spiega Andrej Sobotkiewicz, il giovane fondatore della startup. “Le bici elettriche possono stimolare molti cittadini a vivere un’esperienza di mobilità nuova ed entusiasmante. Ciò che è necessario fare è renderle più accessibili e disponibili”. Ed è proprio questo l’obiettivo di Lock&Charge, che in Trentino sta già facendo pedalare i lavoratori di due diversi spazi di co-working. Durante l’estate il servizio Biciflotta vedrà alcune installazioni a Milano (dove già con BikeMi e il Cyclopride la città ha mandato un chiaro messaggio pro due ruote) e a Monaco di Baviera. Ma è nei piccoli centri, dove i grandi servizi di bike-sharing non arrivano, che servizi come questo potrebbero in futuro fare la differenza.

@Eleonoraseeing

Leggi anche: Spazio alle bici, sostenere una mobilità alternativa

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Luca Bolli, GreenPress EnvironMedia

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".