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Prevedere il risultato finale nel basket

Mentre si gioca la finale del campionato italiano tra Sassari e Reggio Emilia, e poco dopo la conclusione del campionato NBA, un gruppo di fisici americani ha studiato l'andamento del punteggio per capire chi ha più chance di vincere

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RICERCA – Gli appassionati di pallacanestro, e di sport in generale, sanno quanto è difficile predire il risultato finale di una partita: troppi i fattori da tenere in considerazione, non ultimo l’errore umano che non ti aspetti, il tiro più improbabile che va a segno, un fattore esterno che non era possibile prendere in considerazione a priori. Tutto ciò alimenta sicuramente l’attesa per il risultato, che è ancora più adrenalinico quando ci si gioca la finale del campionato in uno scontro faccia a faccia ripetuto come avviene nei playoff.

Ora la fisica sembra aver trovato alcuni elementi statistici che possono aiutare a prevedere il vincitore finale di una partita di pallacanestro. Li hanno individuati un gruppo di fisici in un articolo in uscita su Physical Review Eanalizzando l’andamento del punteggio di oltre 40 mila partite degli sport americani giocati a livello professionistico o semiprofessionistico. In particolare, i ricercatori hanno studiato il rapporto che esiste tra il numero di volte in cui cambia la squadra in vantaggio, il numero di punto di distacco tra le due avversarie e il risultato finale. Nella pallacanestro, il risultato è che si possono individuare alcuni precisi momenti della partita in cui la distanza che separa le due squadre rende molto meno probabile che chi è in vantaggio finisca per perdere il match.

Un aspetto è già noto agli appassionati di basket con una regola che Dan Peterson, grande allenatore americano che ha vinto tantissimo sulla panchina dell’Olimpia di Milano, continuava a ricordare durante i suoi commenti sportivi: “se a 10 minuti dalla fine sei indietro di 10 punti, puoi recuperare; se sono di più è molto difficile”. Le analisi dei fisici americani sono praticamente la conferma statistica delle parole di Peterson: se a 8 minuti dalla fine c’è una squadra in vantaggio, vincerà nel 90% delle partite.

Un altro momento davvero determinante delle partite di basket è l’inizio. Potrebbe sembrare strano che il punteggio del primo e del secondo quarto di gioco sia così importante, considerando tutto il tempo che c’è per recuperare. Eppure i dati analizzati parlano chiaro: grandi strappi nel punteggio durante la prima parte favoriscono enormemente chi è in vantaggio. E se si arriva a metà partita con un vantaggio di almeno 18 punti il risultato, come si dice in gergo, si può dire che “è in ghiaccio”.

Certo, tutta questa analisi prescinde anche da altri fattori che possono influenzare la singola partita, come quelli psicologici. Ma andate a spiegare ai Golden State Warriors che quest’anno hanno vinto il titolo professionistico del basket americano dopo 40 anni dall’ultima volta che l’idea della striscia vincente è un’illusione psicologica, come abbiamo raccontato qualche tempo fa. Tiratori “di striscia”, come si dice nell’ambiente, tipo Stephen Curry o Kay Thompson, due dei più precisi nel tiro da 3 punti, sono stati cardini delle vittorie della squadra della Bay Area di San Francisco. E, per inciso, non hanno mai perso tre partite di fila nella stagione.

Queste nuove analisi forse mettono in dubbio che tanti altri parametri che i professionisti della classifica prendono in considerazione quando analizzano il gioco siano davvero importanti. O forse ci insegna che non si possono prendere per oro colato. Nel frattempo godiamoci quel che rimane della finale scudetto italiana: se le cose vanno come sono andate in gara-3, con un continuo cambio di leadership e continui strappi da una parte e dell’altra, dobbiamo metterci il cuore in pace e aspettare il suono della sirena finale per sapere chi vincerà tra Sassari e Reggio Emilia.

@ogdabaum

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Marco Boscolo
Science writer, datajournalist, music lover e divoratore di libri e fumetti datajournalism.it