SCOPERTE

Le stelle più antiche dell’Universo

Grazie al very Large Telescope, osservata un'evidenza dell'esistenza di stelle di popolazione III

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SCOPERTE – Il Very Large Telescope (VLT) dell’ESO colpisce ancora, mostrando i primi segni dell’evidenza di galassie molto luminose risalenti 800 milioni di anni dopo il Big Bang, molto prima di quelle più antiche studiate fino a oggi. Un’osservazione particolarmente importante per testare e perfezionare i modelli di formazione ed evoluzione delle galassie. La scoperta è stata effettuata da un team di ricercatori guidata da David Sobral, dell’Institute of Astrophysics and Space Sciences, e del Leiden Observatory nei Paesi Bassi, ed è valsa agli autori la pubblicazione su The Astrophysical Journal.

Ci sono stelle, come il nostro Sole, relativamente recenti, e altre antichissime, che risalgono a poco dopo il Big Bang. Le prime sono dette stelle di popolazione I, mentre le più antiche sono chiamate stelle di popolazione II. Fin qui niente di strano, se non fosse che secondo i modelli utilizzati dagli astronomi, le stelle di popolazione II non dovrebbero contenere tracce di metalli, mentre in realtà tutte le stelle osservate ne hanno rivelato la presenza. Per tentare di spiegare questa apparente contraddizione gli scienziati hanno postulato l’esistenza di un terzo gruppo, detto popolazione III, composto da stelle ormai estinte antichissime, che scomparendo avrebbero rilasciato nello spazio alcuni metalli che sarebbero andati poi a formare le stelle di popolazione II.

Finora però tutto ciò non era altro che una mera ipotesi, mentre con questa ricerca pare che gli scienziati abbiano iniziato a scorgere una qualche forma di evidenza della sua veridicità.

I ricercatori infatti, si sono concentrati su una galassia: CR7, estremamente brillante e che emette elio ionizzato ma nessun materiale più pesante. Studiando CR7 una porzione dopo l’altra, gli scienziati si sono accorti che accanto a stelle più recenti, essa conteneva stelle compatibili con quelle di popolazione III prive di metalli pesanti, che sarebbero poi andati a ionizzare il gas delle galassie primitive. Inoltre, un’ultima osservazione inaspettata ha sorpreso gli autori: queste stelle antichissime non si troverebbero solamente in aree poco luminose della galassia, e quindi difficili da osservare, ma anche all’interno di zone molto luminose e quindi più adatte all’osservazione.

@CristinaDaRold

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Crediti immagine: Scott Cresswell, Flickr

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.