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Il super-chirurgo nella bufera della trasparenza

Con l'abbondanza di documentazione pubblica, il caso Macchiarini illustra tutte le regole violate nella truffa Stamina, ma anche quanto siano complicate, stringenti e a volte contraddittorie

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APPROFONDIMENTO – Paolo Macchiarini è il chirurgo che per primo ha trapiantato trachee – da qui il soprannome di “Italian super-surgeon” nella stampa anglo-sassone – espiantate da cadaveri o in materiale sintetico “inseminato” con cellule staminali mesenchimali autologhe. In Italia, delle accuse mosse dalla Procura di Firenze quando operava all’ospedale di Careggi resta quella di falso ideologico: avrebbe spostato in cima alla lista d’attesa pazienti che non erano casi urgenti. Può darsi, ma è difficile da provare in tribunale: il triage spetta al chirurgo proprio perché richiede una valutazione di “salvabilità” che non dipende dalla data di iscrizione su un registro.

Da quando lavora all’Istituto Karolinska di Stoccolma, Macchiarini è stato denunciato quattro volte per disonestà varie, ma tre indagini interne hanno ritenuto le denunce infondate. L’ultima è diversa: quattro suoi ex-collaboratori, due dei quali anche co-autori, hanno trovato “discrepanze” tra sei articoli (anche tra quelli firmati da loro) e le cartelle cliniche di due malati di tumore e uno di “lesione iatrogena”, operati all‘Ospedale universitario Karolinska di Solna, vicino a Stoccolma, nel 2011 e 2012. Senza una procedura ancora sperimentale, la prognosi era di 1 mese per i due pazienti morti dopo quattro mesi e quasi due anni, e di tre mesi per uno tuttora in vita nell’agosto 2014, ma ricoverato per ulteriori cure.

Nell’agosto 2014, Matthias Corbascio, Thomas Fux, Karl-Henrik Grinnemo e Oscar Simonsson dell’ospedale universitario Karolinska a Solna, scrivevano al pro-rettore dell’Istituto accusando Macchiarini di aver

falsificato, omesso o trascurato dati cruciali

sulle complicanze insorte a causa gli interventi. Cosa ancora più grave, un intervento era inutile, nessuno dei tre era stato approvato dalla commissione etica regionale, e due erano addirittura privi di consenso informato, mentre il terzo consenso era post-datato di 17 giorni. Il “super-chirurgo” diceva a Nature di aver risposto brevemente e di attendere con fiducia la conclusione dell’indagine che l’Istituto Karolinska aveva affidata a Bengt Gerdin, un professore emerito dell’Università di Uppsala.

In quella risposta, troppo sbrigativa riconosce ora, Macchiarini che era in Russia si era limitato a citare i documenti in suo possesso. Ma il 13 maggio scorso, “l’opinione” di Gerdin confermava la denuncia di Corbascio et al.: dati ed esami post-operatori cruciali erano stati omessi, i risultati “abbelliti” e la falsificazione riguardava il consenso post-datato. Nonostante la “documentazione incompleta”, Gerdin riteneva che Macchiarini avesse commesso “disonestà intenzionale” e “grave negligenza”.

Questa volta Macchiarini ha preso il tempo di rispondere punto punto, con appendici e documenti ottenuti anche dai medici curanti nei vari paesi e dalle famiglie, una delle quali ha chiesto il rispetto assoluto della privacy, per cui non può allegarli ma solo mostrarli in “via strettamente confidenziale”. A tutto questo aggiunge rimandi a dati e spiegazioni inviate da altri suoi collaboratori, una ventina, per un totale di circa 800 pagine…

L’Istituto ha scelto la trasparenza, li metterà via via sul proprio sito.

Gli atti dell’accusa e della difesa già disponibili sono istruttivi per chi ha seguito il caso Stamina e si chiede quali regole siano state violate da Davide Vannoni, Marino Andolina e Medestea, e anche dall’articolo di Villanova e Bach. Mostrano infatti la differenza tra quante e quali informazioni le riviste esigono per un resoconto clinico, una rassegna sullo stato dell’arte, la descrizione di una nuova tecnica diagnostica o quella di una tecnica sperimentata  sui topi, sempre “da migliorare con ulteriori studi prima di adottarla in clinica”, il refrain che conclude cinque articoli su sei.

Gerdin sembra non averlo notato; è sorpreso, forse perché ai suoi tempi era più semplice, dal fatto che i comitati bioetici usino criteri diversi e a volte contraddittori per terapie compassionevoli e per esperimenti clinici, per trapianti di protesi e per quelli di staminali autologhe. Trova necessaria una “chiarificazione” da parte dell’Istituto

La fornisce Macchiarini. Nella sua argomentazione, colpisce la quantità di prove a favore del suo gruppo: le biopsie e broncoscopie effettuate davvero, i pareri dei comitati etici controllati dall’Istituto su sua richiesta, i consensi informati di cui uno scritto a mano e motivato da una speranza che si realizza almeno in parte: il trapianto avrebbe danneggiato il paziente, invece un video lo mostra mentre festeggia in Finlandia il primo anno di sopravvivenza. Tra l’altro, stava abbastanza bene da concludere il dottorato, concepire un figlio e vederlo nascere.

Colpiscono anche una modestia non proprio caratteristica dei chirurghi d’assalto, l’assenza di polemica e la buona opinione che ha del lavoro dei suoi accusatori. Gli hanno insegnato qualcosa:

Dalla quantità di lavoro servita a preparare le accuse e le varie risposte, sono emerse alcune cose che potrebbero essere migliorate nel nostro futuro lavoro o che potrebbero meritare un’errata corrige nelle pubblicazioni del passato (1). Tuttavia poche di queste imperfezioni sono insolite in gruppi internazionali d’avanguardia e nessuna dimostra una “disonestà intenzionale” o una “grave negligenza”. (Nota aggiunta, ndr)

Chi aveva qualcosa da insegnare ai protagonisti del “caso Stamina” ne riceveva in cambio insulti e minacce.

Gerdin capisce, ma pare sottovalutare, la difficoltà di coordinare le pratiche di un gruppo internazionale e insieme multidisciplinare. Privo di curiosità, non sente nessuno degli accusati, si chiede il perché della denuncia senza cercare una risposta, a suo avviso irrilevante. Irrilevante sì, scrive Macchiarini, però spiega il contesto:

Le accuse sono state preparate e inviate all’Istituto Karolinska pochissimo tempo dopo che il mio collega e co-autore dott. Phillip (sic) Jungebluth aveva denunciato ufficialmente il dott. Karl-Henrik Grinnemo per un plagio che risultò aver commesso. Questo passo sembra aver innescato la serie di contro-allegazioni. Ci rincresce profondamente che la collaborazione accademica così fruttuosa tra il mio gruppo di ricerca all’Istituto Karolinska e il Dipartimento di chirurgia toracica all’Ospedale universitario Karolinska sembri interrotta irreparabilmente, anche perché le conseguenze di questa rottura sono gravi per tutti gli interessati, uno stato di cose che avrà per forza un impatto solo negativo sul benessere dei pazienti (confidenzialità compresa), la reputazione di entrambe le istituzioni e l’ambito più ampio della ricerca.

Quanto al presunto conflitto di interessi:

Non ho rapporti finanziari con Harvard Bioscience, in effetti ho regalato loro i brevetti per lo sviluppo commerciale, nella speranza che la mia credibilità scientifica non venisse messa in dubbio sulla base di un’avidità personale. (…) Ho dato al Karolinska l’accesso a tutti i miei rapporti con la società, e con altri enti accademici e commerciali, nella speranza di chiudere la questione una volta per tutte.

Il dott. Phillipp Jungebluth è un po’ meno signore. Nell’elenco dei documenti e degli esami che manda al pro-rettore dell’Istituto, accenna a un altro conflitto d’interesse. La IsletOne Therapeutics fondata a fine 2012 da Per Lunden, Karl-Henrik Grinnemo, Matthias Corbascio e Oscar Simonsson,

ha un portfolio di proprietà intellettuale che comprende 5 tipologie di brevetti, e fa leva sulla ricerca innovativa di frontiera svolta all’Istituto/Ospedale Karolinska.

All’Istituto era svolta da altri.

Macchiarini auspica un’indagine approfondita che prenda in considerazione l’intera documentazione e non soltanto quella inoltrata da Corbascio et al. Nel frattempo, rifiuta di parlarne con i media.

Magari il super-chirurgo italiano ha abbellito davvero i risultati, magari in USA, Svezia e Islanda i comitati bioetici sono composti da cialtroni, e lui ha conti in banca alle Cayman, anche se quelli che lo conoscono mi dicono che non è possibile. “A pensare male…”  è vero anche per i cronisti. Però dai documenti e dal protagonismo mediatico di quelli che lo accusano, ho l’impressione che la sua fama abbia irritato parimenti certi baroni dell’ospedale di Salno e dell’ospedale di Carigge.

(1) Macchiarini ha chiesto a una rivista di rifare la tabella dei pazienti ai quali era stata trapiantata una trachea per evitare la confusione sulle date, successa a Gerdin, e di farci una correzione perché dopo l’approvazione del testo (data limite per correggerlo) un paziente era morto. Risposta:

Thank you very much for the additional information. From the Editor point of view an erratum is not indicated, as this information has no influence on the core aspects and conclusions of your review article.

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Crediti immagine: Karolinska Univ. Hospital via Scanpix/Corbis/Reuters

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