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Strano, buono e cattivo: conseguenze dell’ozono sulla salute

Per limitare l'esposizone all'ozono è meglio evitare di uscire nelle ore più calde della giornata, e controllare le previsioni della qualità dell'aria

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AMBIENTE – Tre atomi di ossigeno legati assieme, estremamente reattivi con quasi tutto quello che incontrano. Possono avere un effetto buono ma anche uno cattivo. Stiamo parlando di ozono, che Fulvio Stel, del Centro Regionale di Modellistica Ambientale (CRMA) dell’ARPA FVG, definisce “un tipo strano”.

Come possiamo descrivere l’ozono?

Credo che l’aggettivo più appropriato, sia proprio strano. Questa sostanza, cedendo uno dei suoi tre atomi di ossigeno che la compongono, può interagire con molte altre sostanze. E proprio in virtù della sua reattività, di ozono non ce ne dovrebbe essere in atmosfera, in quanto appena si forma dovrebbe distruggersi. In realtà ce n’è abbastanza, sia nell’alta atmosfera, tra i 20 e 50 km di altezza (quello che normalmente viene chiamato “buono”) che nella bassa atmosfera, tra il suolo e 1-2 km di altezza (quello che invece viene chiamato “cattivo”). Il fatto che esista sia l’ozono buono in quota sia quello cattivo al suolo sta a indicare che la sostanza si forma di continuo e che di continuo viene distrutta, raggiungendo quello che viene chiamato “equilibrio dinamico”.

Cosa succede all’ozono nell’alta atmosfera?

In quota l’ozono si forma quando la radiazione solare spezza le molecole di ossigeno, liberando un atomo di ossigeno che può legarsi a un’altra molecola di ossigeno formando l’ozono. Questa molecola ha vita breve, ma subito dopo se ne forma un’altra e così via. Questo ozono svolge un ruolo importantissimo, in quanto assorbe la radiazione ultravioletta, in particolare gli “ultravioletti c”, che sarebbero molto dannosi per il nostro DNA. Senza lo strato di ozono la vita sulla crosta terrestre non sarebbe possibile; anche per questo le prime forme di vita si sono sviluppate negli oceani. Vita e ozono in quota sono strettamente legati tra di loro, dal momento che solo la vita, almeno come la conosciamo noi, può favorire la formazione di sufficiente ossigeno da originare l’ozono, e a sua volta solo l’ozono può proteggere la vita dalla radiazione solare ultravioletta. Per questo alcuni eso-biologi cercano nei pianeti extra-solari segnali della presenza di ozono tramite tecniche di spettroscopia come indicatore di possibili forme di vita.

Quando l’ozono diventa cattivo?

Nei pressi del terreno l’ozono cambia faccia, legandosi a tutte le molecole organiche, che degrada e deteriora. Qui l’ozono non può formarsi a causa della radiazione ultravioletta, in quanto il “fratello buono” l’ha già fermata in quota. Entrano in gioco quindi altre sostanze, come per esempio gli ossidi di azoto, il monossido di carbonio e composti organici volatili come i diluenti. Ma anche le sostanze come i terpeni e isopreni liberati dalle piante, che sono in grado di perdere un atomo di ossigeno a seguito della radiazione solare visibile che, a sua volta, può legarsi a una molecola di ossigeno formando l’ozono.

In quali ore della giornata si forma?

Vista la sua forte dipendenza dalla radiazione solare, nei pressi del suolo, l’ozono raggiunge le sue concentrazioni massime tra le tre e le quattro del pomeriggio, mentre durante le notte si consuma raggiungendo valori molto bassi. Solitamente l’ozono non raggiunge mai concentrazioni elevate nei pressi delle zone inquinate, in quanto reagisce con le altre sostanze rilasciate in atmosfera, mentre è molto alto lontano dalle aree a maggior traffico o con tante industrie, come in mare aperto.

L’ozono si forma più per attività umane o per cause naturali?

Direi per entrambe. Lo scopritore di questa sostanza, Friedrich Schonbein, riconobbe l’odore dell’ozono (dal greco ozein, che significa “puzzare”) durante la scarica di alcuni fulmini, così come aveva notato lo stesso odore sgradevole durante gli esperimenti di elettrolisi che stava conducendo nel suo laboratorio. In ogni caso i più importanti precursori dell’ozono sono gli ossidi di azoto rilasciati dal traffico, ma anche delle attività industriali. Senza dimenticare composti volatili, come i solventi, così come le essenze rilasciate dagli alberi.

Quali sono le possibili conseguenze per la salute? Chi sono i soggetti più a rischio?

L’ozono si lega alle molecole organiche, quindi può arrecare danni alle mucose e favorire condizioni d’infiammazione. Le persone più a rischio sono bimbi e anziani, anche perché entrambi con sistemi immunitari non efficientissimi, quindi facilmente aggredibili dall’ozono. Anche persone che hanno sistemi respiratori già provati, come gli asmatici, risentono più facilmente delle alte concentrazioni di ozono. Non va inoltre dimenticato che possono aver problemi non solo gli esseri umani e gli animali, ma anche le piante. Alte concentrazioni di ozono, infatti, penetrano negli stomi delle foglie, da dove le piante assumono l’aria, creando danni ai loro sistemi di difesa dalle patologie e riducendone il metabolismo. Alte concentrazioni di questo inquinante, quindi, riducono i raccolti e la capacità delle piante di fissare l’anidride carbonica, contribuendo in questo modo al cambiamento climatico.

Quali sono i sintomi legati alla forte presenza di ozono?

Considerando un’esposizione prolungata per ore, potrebbero essere tosse, irritazione agli occhi e alla gola, malessere e dolore al petto durante la respirazione, fino all’aumento della frequenza respiratoria e riduzione della capacità polmonare.

Quali suggerimenti possiamo dare per limitare l’esposizione all’ozono?

Basta evitare di uscire nelle ore più calde della giornata e portarsi all’interno di un’abitazione dove, solitamente, al di là del fresco, c’è sempre un po’ di sporcizia, per fortuna, che si lega all’ozono distruggendolo.  Aiuta sicuramente bere, stare a riposo e mangiare frutta colorata, ricca di antiossidanti, che combattono l’ozono. Suggerirei inoltre di informarsi, attraverso i siti internet delle Agenzie regionali per l’ambiente, con le previsioni di qualità dell’aria.

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