SCOPERTE

Carbonio-14: i combustibili fossili potrebbero invalidare la datazione

La radioattività risulterebbe diluita, finendo per aumentare l'età percepita dei resti organici

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SCOPERTE – Secondo i ricercatori, entro il 2050 una t-shirt nuova di zecca avrà la stessa età al radiocarbonio di un abito indossato da Guglielmo il Conquistatore mille anni prima. Ce lo hanno insegnato le scoperte archeologiche, i romanzi gialli, i film polizieschi: il Carbonio-14 non mente. Il metodo infallibile che nel 1960 valse il premio Nobel al chimico statunitense Willard Frank Libby, ci permette di stabilire l’età di qualsiasi materiale di origine organica in un’età compresa fra i 100 e i 50 mila anni.

Secondo un articolo pubblicato su PNAS da un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra, però, le emissioni di combustibili fossili potrebbero rendere già da qui al 2020 non attendibile la valutazione dei reperti con il metodo del Carbonio-14.
In particolare, il carbonio rilasciato dalla combustione di combustibili fossili starebbe “diluendo” la radioattività del carbonio-14, finendo per aumentare l’età percepita tramite il radiocarbonio.

I combustibili fossili come il carbone e il petrolio sono così antichi da non contenere tracce di carbonio-14. Quando le loro emissioni si mescolano con l’atmosfera moderna, la riempiono di carbonio non radioattivo, che si riflette nei tessuti delle piante che si nutrono di CO2 durante la fotosintesi.

Una conseguenza tutt’altro che secondaria se consideriamo che le misurazioni del radiocarbonio sono utilizzate sia per analizzare reperti archeologici, ma anche per individuare le opere d’arte fraudolente, per identificare il commercio illegale di avorio, e per valutare la rigenerazione delle cellule cerebrali in pazienti neurologici.

@CristinaDaRold

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Jean Froissart, Wikimedia Commons

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.