COSTUME E SOCIETÀ

Gli ormoni della truffa

Secondo una ricerca dell'Università di Harvard, avrebbero un ruolo nell'incoraggiare comportamenti non etici

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COSTUME E SOCIETÀ –  Secondo le stime, le frodi finanziarie costerebbero alle imprese americane più di 3700 miliardi di dollari l’anno, una cifra che per gli scienziati rende questo fenomeno tutt’altro che secondario da indagare dal punto di vista del comportamento umano. Ci ha provato un gruppo di ricercatori di Harvard e dell’Università del Texas, testando il ruolo degli ormoni, in particolare il testosterone e il cortisolo, l’ormone dello stress. Secondo la ricerca, queste sostanze giocherebbero un doppio ruolo incoraggiando la truffa e altri comportamenti giudicati “non etici”. Lo studio è stato publicato sul Journal of Experimental Psychology.
In primo luogo, livelli ormonali elevati indicherebbero un’alta propensione al baro, e una variazione dei livelli ormonali durante l’atto stesso del barare rafforzerebbe tale comportamento. “Sebbene le prime ricerche di questo tipo risalgano addirittura al XIX secolo, solo recenti studi hanno rivelato il ruolo fondamentale del sistema endocrino nel determinare il comportamento umano”, racconta Robert Joseph, uno degli autori.

I ricercatori hanno chiesto a 117 persone di eseguire un test matematico, chiedendo loro di darsi un voto a seconda delle risposte corrette, che avrebbe determinato una ricompensa in denaro. Più alto era il punteggio, più soldi avrebbero guadagnato. Grazie a campioni di saliva raccolti prima e dopo l’esecuzione del test, gli scienziati hanno notato che elevati livelli di testosterone e cortisolo erano associati a una tendenza a sovrastimare il numero di risposte corrette, che avrebbero portato a un maggiore guadagno.

Elevati livelli di testosterone diminuivano il timore di una possibile punizione, aumentando invece il senso di ricompensa. “Il cortisolo invece è legato ad uno stato di disagio, di stress cronico, che può essere estremamente debilitante”, prosegue l’autore. In altre parole il testosterone fornisce il coraggio di imbrogliare, mentre il cortisolo fornisce una ragione per imbrogliare.

Inoltre, i partecipanti che avevano bluffato durante il test hanno mostrato ridotti livelli di cortisolo riportando riduzioni di stress emotivo dopo la prova, come se l’imbroglio avesse portato una sorta di sollievo.

“La riduzione dello stress è accompagnata da una potente stimolazione dei centri della ricompensa nel cervello – conclude Joseph – e questo fa sì che i cambiamenti psicologici abbiano come conseguenza un rafforzamento dei comportamenti che noi consideriamo non etici”.

Dal punto di vista dell’azione preventiva dunque, secondo gli autori il classico approccio “bastone-carota” non sarebbe il migliore per prevenire i comportamenti scorretti. “L’approccio basato sulla punizione, che è puramente comportamentale, non basta: è necessaria secondo noi una comprensione piena dei meccanismi causali che stanno alla base della tendenza alla truffa, in modo da progettare interventi davvero efficaci”.

@CristinaDaRold

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Crediti immagine: Florencia&Pe, Flickr

 

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.