WHAAAT?

L’amicizia fa bene alla salute, rendendo “contagiose” le emozioni positive

Il ruolo delle amicizie nel prevenire e superare la depressione, grazie al meccanismo del contagio emotivo

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WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Qualche tempo fa vi abbiamo parlato di una ricerca che spiegava come scorrere la nostra home di Facebook possa avere conseguenze non troppo piacevoli sull’umore. Incappare in status tristi, lamentele, violenza e ignoranza rischia di dare una brutta sferzata alla nostra giornata, mettendoci di cattivo umore anche quando un vero motivo non c’è. Allo stesso tempo vedere foto di vacanze strepitose, lusso e stili di vita lontani da noi fa gonfiare l’invidia a dismisura (anche se vantarsi sui social, come dal vivo, è controproducente), un po’ come spiegava due giorni fa il The New York Times con un brillante “On Instagram, the summer you’re not having“.

Per quanto ci sforziamo, in ogni caso, le reazioni che abbiamo di fronte alla condivisione online sono sempre più aderenti a quelle che suscita un confronto offline. Felicità, frustrazione, invidia, rabbia.

Mentre il confine social network/vita offline diventa sempre più labile e, piano piano, passa il messaggio che i primi non sono un luogo ovattato e lontano dalla realtà (in cui sfogare frustrazioni e insulti a cuor leggero come al bar), le ricerche scientifiche continuano a studiare il cosiddetto contagio emotivo, che è stato osservato ampiamente anche nelle relazioni offline, insieme alle influenze dei rapporti sociali sulla salute mentale.

D’altronde se per noi il social network è Facebook o Twitter, in lingua inglese è anche la “rete sociale” dal vivo. Dove la distinzione manca nel linguaggio, è bello pensare che arrivi a mancare anche nell’utilizzo vero e proprio, raggiungendo un equilibrio e favorendo questi strumenti nel loro ruolo prezioso per condividere contenuti, mantenere rapporti a distanza e via dicendo.

Avere una buona rete di amicizie (dei “numeri” di questa rete parlammo qui), ad esempio, non solo allunga la vita, aiuta anche a fronteggiare problematiche come la depressione, specialmente in giovane età. Negli adolescenti in particolare, spiegano i ricercatori su Proceedings of the Royal Society B, gli amici possono dare un enorme contributo nell’uscire dalla depressione come anche a scongiurare, alla radice, il rischio di soffrirne.

Alla base di questo meccanismo di “rete sociale” positiva c’è di nuovo il contagio emotivo, che la squadra di scienziati ha studiato in base a come un gruppo di studenti delle scuole superiori si influenzavano, nell’umore, gli uni con gli altri. Si sono poi serviti di un modello matematico per capire se la depressione poteva essere “contagiosa” e passare da uno all’altro. “I nostri risultati supportano l’idea che incoraggiare gli adolescenti ad avere una rete di amicizie possa ridurre sia il rischio che l’incidenza di depressione in giovane età”, commenta Frances Griffiths, tra gli autori della ricerca e professore alla Warwick Medical School.

La ricerca “Spreading of healthy mood in adolescent social networks” ha usato i dati del The National Longitudinal Study of Adolescent to Adult Health, raccolti da più di 2000 partecipanti attraverso le scuole superiori statunitensi e analizzati alla ricerca di un contagio (anche se emotivo) nello stesso modo in cui vi si lavora studiando la diffusione di una patologia durante un’epidemia.

In un periodo da sei a 12 mesi, spiegano Griffiths e i colleghi, la depressione non si è diffusa, anzi. Un buon numero di amici in salute (cinque o più) e che trasmettono emozioni positive ha dimezzato la probabilità di svilupparla e (con dieci o più amici) raddoppiato quella di guarire per chi ne soffriva. Il medico non può certo prescriverci una manciata di amici con una ricetta, ma sapere quanto una rete di amicizie positive fa la differenza certo incoraggia chi soffre e chi si prende cura di lui a curare questo aspetto con rinnovata dedizione. E anche a livello di società può aiutare a dare una spinta, sottolineando il bisogno di promuovere luoghi e occasioni in cui le reti di amicizia possano formarsi e consolidarsi. “Quando si parla di depressione, un effetto simile è davvero notevole”, commenta Edward Hill, leader della ricerca. “Addirittura dimezzare il rischio è un risultato inusuale”.

“C’è ancora molto lavoro da fare” aggiunge Thomas House dell’Università di Manchester, tra gli autori, “ma potremmo aver scoperto un modo per alleggerire il ‘fardello’ della depressione con interventi a livello sociale a basso rischio e poco dispendiosi”.

@Eleonoraseeing

Leggi anche: Depressione maggiore, due varianti geniche e qualche difficoltà

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Crediti immagine: seanbjack, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".